Tra accordi e memorandum, lo stallo in Libia prosegue e le elezioni restano un miraggio

Tra accordi e memorandum, lo stallo in Libia prosegue e le elezioni restano un miraggio

3 Novembre 2022 0

Il rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite in Libia e capo di Unsmil, Abdoulaye Bathily, è arrivato nel paese nordafricano questo mese e ha dato la priorità alle consultazioni con i rappresentanti politici, istituzionali, della sicurezza e della società civile, nel tentativo di affrontare queste sfide. “Lo stallo politico persiste senza una chiara fine in vista del prolungato stallo sull’esecutivo“, ha detto Bathily al Consiglio. Inoltre, gli sforzi per risolvere le restanti questioni in sospeso relative alla base costituzionale per le elezioni, non sembrano portare ad un’azione concreta da parte degli attori interessati, ritardando ulteriormente le prospettive per lo svolgimento di elezioni inclusive, libere ed eque volte a porre fine alla transizione e ripristinare la legittimità delle istituzioni. “La situazione in Libia richiede un processo di rilegittimazione consensuale dello Stato. Le istituzioni legittime in grado di provvedere ai bisogni primari del popolo devono essere stabilite sulla base di un’autentica volontà politica. In questo processo, lo svolgimento delle elezioni legislative e presidenziali è fondamentale“, ha affermato Bathily. L’inviato sta tenendo le consultazioni “per progettare una risposta a queste scoraggianti sfide politiche” e permangono differenze significative su come i libici vogliono superare la crisi.  “In risposta alla condanna quasi unanime in tutto lo spettro della presenza di mercenari, combattenti stranieri e forze straniere in Libia e l’incessante ingerenza straniera negli affari del Paese, ho sottolineato a tutti i miei interlocutori che la soluzione alla crisi deve venire dall’interno Libia, sulla base della volontà del popolo libico”, ha detto al Consiglio.  Il signor Bathily ha esortato i leader libici “ad ascoltare l’aspirazione del popolo per la pace, la stabilità, lo sviluppo economico e una leadership reattiva”. Alla fine della scorsa settimana, Il capo dell’Alto Consiglio di Stato (HCS), Khaled Al-Meshri, e il presidente del Parlamento libico, Aguila Salah, hanno annunciato un accordo per unificare l’autorità esecutiva e le posizioni sovrane entro il 2023, in una conferenza stampa congiunta a Rabata, in Marocco. “Il 2023 non arriverà se l’autorità esecutiva e le posizioni sovrane non saranno unite”. Ha detto Khaled Al-Meshri parlando di una nuova pista tutta concentrata sull’autorità esecutiva e la leadership delle istituzioni sovrane libiche. Secondo quanto riferito, un comitato delle due Camere, aventi rispettivamente funzione consultiva e legislativa, si è precedentemente riunito a Bouznika e ha concordato due posizioni sovrane su sette. Si partirà dunque da qui per elaborare una road map che porti il Paese fuori dal prolungato stallo politico. Il nuovo Rappresentante Speciale del Segretario Generale della Missione di Supporto delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) ha dichiarato di prendere nota di questa proposta, esprimendo la sua impazienza per discutere con entrambe le parti i dettagli di questo accordo ed invitando tutti gli stakeholders libici ad impegnarsi in un dialogo inclusivo e costruttivo. Al-Meshri ha informato oggi Bathily sull’accordo raggiunto con il Presidente del Parlamento, Aguila Saleh. Secondo una dichiarazione dell’HCS, durante le discussioni odierne nella capitale Tripoli, le due parti hanno discusso gli ultimi sviluppi nel paese e le modalità per risolvere l’attuale crisi politica concordando solide basi costituzionali per tenere elezioni libere ed eque che mettano fine alle fasi di transizione.

Un audio trapelato nei giorni scorsi ed attribuibile al membro del Parlamento libico Badr Al-Nahib getta diverse ombre sull’accordo in Marocco. Nell’audio, che sembrerebbe essere originale, si sente il deputato di Bengasi affermare: “Ci siamo seduti, abbiamo pranzato insieme (riferendosi a Khaled Al-Meshri), gli ho detto direttamente: vuoi restare così come vogliamo restare noi, vuoi mantenere la tua posizione e così anche noi. Ma vogliamo fare qualcosa, ossia unificare tutte queste istituzioni. Meshri mi ha detto che vuole diventare Primo Ministro. Allora metteremo il maresciallo (al-mushir, riferendosi a Khalifa Haftar) a capo del consiglio presidenziale, ma ha detto che non poteva succedere”. Poi prosegue: “Ho risposto che allora non era possibile. Quando vuoi rubare qualcosa, devi farlo in modo intelligente. Sii intelligente nel prendere le cose in modo artistico, non rubare e basta. Come Consiglio di Stato, esercita pressione con l’aiuto della tua gente e anche dei tuoi amici. Finché la Banca Centrale è qui ed esiste, anche noi rimarremo e i poveri di questo Paese continueranno a soffrire. Esigo di fermare i colloqui sulla Costituzione e tutto il resto. A questo livello, non c’è bisogno che se ne parli, nessuno lo vuole: non tu, non i paesi stranieri e non le persone sul campo. Tu non vuoi le elezioni. Hai un obiettivo in mente e devi rivendicarlo con la forza e tutte quelle persone che urlano e parlano in TV, ti vogliono solo fuori per avere la tua posizione”.

Nell’audio si sente la stessa persona aggiungere: “Non darò loro il mio posto, vieni a prenderlo con la forza o con le elezioni. E anche con le elezioni non cedo il mio posto, rimango. Io, come Badr Al-Nahib, anche con le elezioni non rinuncerò alla mia posizione. Resto qui. Ma ora vi parlo di quello che dobbiamo fare: vogliamo fare un bel passo avanti. Dobbiamo trovare una soluzione. Queste sovranità, è necessario che il Consiglio di Stato le metta in discussione ed elegga il Parlamento e prenda con la forza i due, che stanno qua e là, il comitato di sorveglianza, il gabinetto e la commissione”.

Ieri il portavoce della Camera dei Rappresentanti (HoR), Abdullah Blehaq, ha affermato che il Parlamento ha già deferito i nomi di sette candidati a condurre le istituzioni sovrane al Consiglio di Stato, quest’ultimo ne selezionerà tre entro la fine di quest’anno. Il membro dell’HCS, Kamel Al-Jatlawi, ha dichiarato a “Strumenti Politici” che il Consiglio non conosce ancora i dettagli dell’accordo. “L’HCS ascolterà Al-Meshri probabilmente la prossima settimana. L’accordo per passare deve ricevere il 50% + 1 dei voti. Finora, quindi, non è effettivo”. Ha spiegato il deputato. “Nei primi incontri in Marocco tra i due comitati (HoR e HCS) è stato concordato il cambio di sei su sette posizioni sovrane (Governatore della Banca Centrale della Libia, Capo dell’Audit Bureau, Capo dell’Autorità di Controllo Amministrativo, Capo dell’Alta Elettorale Commissione, Capo della Commissione Anticorruzione, Pubblico Ministero e Presidente della Suprema Corte). Le 2 parti hanno anche convenuto che il Parlamento dovrebbe inviare all’HCS sette nomi per selezionarne tre da inviare nuovamente all’HoR per sceglierne uno”. Ha rivelato Jatlawi. “È stato inoltre convenuto che nessuno dei sette nomi proposti dovesse essere Governatore della CBL o ricoprire ruoli correnti nell’HCS, nell’HoR o nel governo, ma alcuni nomi inviati dalla HoR ricoprono attualmente posizioni elevate e uno in particolare era Governatore della Banca Centrale secondo quanto anticipato da Khaled Al-Meshri”. Ha aggiunto, anticipando che “nella prossima riunione, l’HCS deve trovare una soluzione. Inoltre, quando affermano di aver accettato di unificare il governo, i membri devono conoscere il meccanismo per tale unificazione”.  Al-Jatlawi si aspetta che i paesi che si stanno riunendo oggi a Londra (P3+2+2) “sosterranno l’accordo tra Aguila e Meshri poiché per andare alle elezioni è necessario un governo unificato”. Tuttavia non sembra necessario intervenire per sostituire i vertici delle istituzioni sovrane, la cui unificazione potrebbe richiedere molto più tempo di quello previsto per organizzare il processo elettorale. A tal proposito, un portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha dichiarato a ‘Speciale Libia’: “È fondamentale che tutti i leader politici libici lavorino insieme per fissare una data praticabile per le elezioni senza ritardo. Devono agire secondo le loro promesse e dare la priorità agli interessi del popolo libico al di sopra dei propri. Gli Stati Uniti sostengono le schiaccianti richieste del popolo libico di scegliere la propria leadership attraverso elezioni libere ed eque. Ciò richiede un lavoro diligente sulla base costituzionale per le elezioni e lodiamo la mediazione in corso in Egitto tra la Camera dei Rappresentanti e l’Alto Consiglio di Stato per questo dialogo costituzionale. Noi notiamo il potenziale di progresso derivante anche dai recenti colloqui ospitati dal Marocco”.

Intanto il Primo Ministro del Governo di Unità Nazionale, Abdel Hamid Al-Dabaiba, sembra non preoccuparsi molto di quanto accada intorno a lui. Il premier si sente forte del sostegno della Turchia con la quale ha raggiunto diversi accordi. Ad inizio ottobre, ha fatto discutere i Memorandum d’Intesa riguardanti idrocarburi, cooperazione in materia di sicurezza e media firmati a Tripoli da Dabaiba e Cavusoglu. Rispondendo alle polemiche, Mohamed Hamuda, portavoce del Governo libico aveva dichiarato: “La Libia è uno Stato sovrano e possiamo stipulare accordi con qualsiasi altro Paese straniero, nostri amici e vicini. Quelli di oggi sono accordi bilaterali per il bene di entrambi i paesi e dei nostri cittadini. Fathi Bashagha è un politico e può dire quello che vuole. Per quanto riguarda la Camera dei rappresentanti, Aguila Salah da solo senza il Parlamento al completo e senza il coordinamento con l’Alto Consiglio di Stato (HCS), secondo l’Accordo Politico Libico (LPA), non può dire cosa sia giusto o sbagliato, l’HoR non ha il diritto di decidere da solo. Quindi, il gioco della legittimità e ciò che dice la tabella di marcia del Libyan Political Dialogue Forum (LPDF) è solo un altro modo per manipolare la scena politica e porre ostacoli allo sviluppo e alla crescita della Libia”. A dimostrazione di questa convinzione, il 25 ottobre, Dabaiba ha firmato altri due accordi in materia di cooperazione militare ad Ankara. Un protocollo nato – secondo quanto riferito – per organizzare la cooperazione secondo gli articoli del Memorandum d’Intesa per la sicurezza e la cooperazione militare concluso nel 2019 tra i due paesi. L’accordo prevede la formazione del Comitato Supremo di Difesa per la Cooperazione Libico-Turca e del Comitato di Cooperazione Militare, come funziona, i suoi compiti e la composizione delle sue unità, oltre a definire gli ambiti di cooperazione tra i due Paesi. Il protocollo include lo scambio di formazione, consigli, competenze e informazioni al fine di combattere il terrorismo, la criminalità organizzata, la sicurezza delle frontiere e supportare i settori militari con attrezzature e dispositivi avanzati. Provvede inoltre al supporto nel campo dei servizi medici militari fornendo attrezzature all’avanguardia, nonché della cooperazione nel campo della mappatura. Al-Dabaiba e il ministro della Difesa turco, Hulusi Hakar, hanno inoltre firmato un protocollo relativo all’addestramento nel campo dell’aviazione moderna, definendo i principi e le responsabilità relativi all’addestramento al volo, nonché i controlli, le condizioni e gli obblighi a carico di entrambe le parti in relazione ai candidati e ai partecipanti a tali esercitazioni. Sebbene non ci sia motivo di dubitare sulla buona fede e sui vantaggi che questi accordi potrebbero portare al popolo libico, resta il fatto che il Governo di Unità Nazionale è nato da un processo facilitato dalle Nazioni Unite che prevedeva l’impossibilità per il governo provvisorio di non firmare accordi a lungo termine con Paesi stranieri, ma che il suo lavoro avrebbe dovuto concentrarsi sull’organizzazione del processo elettorale. L’articolo 6 paragrafo 10 della “Road-map per la fase preparatoria di una soluzione globale” sulla base della risoluzione 2510 (2020) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che recepisce le conclusioni della Conferenza di Berlino tenutasi nel gennaio 2020, chiedendo la creazione di un Consiglio di Presidenza e di un governo di unità nazionale al fine di spianare la strada alla fine del periodo di transizione attraverso elezioni presidenziali e parlamentari libere, trasparenti e credibili, afferma infatti che “durante la fase preparatoria, l’autorità esecutiva non prende in considerazione accordi o decisioni nuovi o precedenti che pregiudichino la stabilità delle relazioni estere dello Stato libico o imponga allo stesso obblighi a lungo termine”. Insomma i libici sono bravissimi da soli ad incasinare la scena, ma con l’aiuto degli attori stranieri coinvolti il risultato non può che essere sorprendente.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici