Olimpiadi 2024 a Parigi: ormai è la parodia dei valori di De Coubertin e uno strumento di ricatto politico

Olimpiadi 2024 a Parigi: ormai è la parodia dei valori di De Coubertin e uno strumento di ricatto politico

9 Marzo 2024 0

Le XXXIII Olimpiadi estive si svolgeranno dal 26 luglio all’11 agosto a Parigi. Proprio nella terra di De Coubertin, ma anche di quel presidente Emmanuel Macron che si è appena reso protagonista di dichiarazioni guerrafondaie, pericolose e certamente non in linea con lo spirito olimpico.

Tra derive politiche e boicottaggi imposti di fatto, vedremo se i prossimi Giochi sanciranno la sconfitta definitiva degli ideali antichi e saranno la pietra tombale di quei concetti di uguaglianza e sportività avanzati storicamente proprio dai francesi.

Smarrito lo spirito olimpico

Sui Giochi parigini riecheggiano le atmosfere strane di alcune edizioni degli anni ‘70 e ‘80, funestate da boicottaggi incrociati, terrorismo ed equilibrismi diplomatici per far partecipare alcuni atleti ed altri no. Certo, ogni edizione sia estiva che invernale ha avuto i suoi problemi e le sue ipocrisie: basti pensare alla lunga esclusione del Sudafrica dell’apartheid o alle proteste – poi punite – dei corridori statunitensi in Messico. Oggi, però, si sta perdendo completamente il senso stesso delle Olimpiadi, o per meglio dire ne sta emergendo un altro, negativo. I Giochi hanno smarrito lo spirito di pace e di sviluppo umano e diventano così uno strumento di leva e di ricatto.

Nel migliore dei casi si trasformano in parodia: una vetrina degli pseudo-valori promossi dall’Occidente e delle finalità politiche e militari di quest’ultimo. Di volta in volta il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) chiude un occhio su certe questioni, mentre su altre punta i riflettori. A suo tempo ignorò chi contestava la scelta della Cina, alle prese con la repressione su tibetani e uiguri; oggi non solleva alcun dubbio su Israele impegnato in una cruenta azione militare.

Di contro, agli atleti russi e bielorussi chiede di gareggiare senza la bandiera nazionale e senza inno, e addirittura di esprimersi pubblicamente contro l’operazione speciale in Ucraina. E che ringrazino di avere almeno una chance di ammissione alle competizioni…. anche se per ottenerla dovranno occuparsi di politica e non di sport! Dovranno assoggettarsi alle indicazioni non degli arbitri di gara, ma di certi governi di della NATO, ed è facile immaginare che si tratta in primis di USA e Regno Unito.

La risposta della Russia

La reazione del Comitato Olimpico Russo è stata anzitutto il rifiuto di pagare la sua quota contributiva al CIO, pari a 80 milioni di dollari: gli sportivi russi che vorranno andare a Parigi, dunque, lo faranno a loro spese. Per bocca del suo direttore Stanislav Pozdnyakov è poi arrivata una seconda risposta: è improbabile che gli atleti russi firmeranno il foglio con le richieste avanzate dal CIO per essere ammessi alle Olimpiadi, perché tale documento viola le leggi della Federazione Russa. A sua volta, la presidente della federazione sciistica russa Elena Välbe ha affermato che senza inno e senza bandiera gli sportivi russi difficilmente vorranno gareggiare.

È del stesso avviso Svetlana Zhurova, campionessa olimpica di pattinaggio di velocità su ghiaccio (oro a Torino nel 2006) e oggi deputata della Duma di Stato. Ha commentato anche la decisione comunicata a proposito delle Paralimpiadi, che si terranno a Parigi tra agosto e settembre. La squadra paralimpica russa e quella bielorussa non verranno invitate alla cerimonia di apertura né a quella di chiusura, le loro vittorie non saranno conteggiate nel medagliere e verrà loro proibito di mostrare i simboli nazionali.

Secondo la Zhurova si tratta di una decisione prettamente politica, inaccettabile, che non ha nulla a che vedere con i valori dello sport e che di fatto toglie significato alla partecipazione degli atleti paralimpici di Russia e Bielorussia.

Le storture dello sport “moderno”

Non mandare affatto i propri atleti a queste competizioni è una scelta amara e difficile, ma prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Le “linee rosse” non esistono solamente nelle questioni geopolitiche. Di storture che stravolgono gli ideali di De Coubertin ve ne sono già diverse, una più odiosa dell’altra. Si pensi all’ammissione dei transessuali nello sport femminile, come Lia Thomas, nuotatrice col corpo e le caratteristiche fisiche di un nuotatore, che ha stravinto i campionati americani per donne. In nome dell’inclusività vengono umiliate l’equità, la giusta competizione e la biologia.

L’uso strumentale dello sport per imporre il gender prosegue a Parigi 2024: gli organizzatori che hanno colorato il logo di arcobaleno e hanno dichiarato di mettere le Olimpiadi a disposizione di coloro che manifesteranno per la causa LGBTQ. Ciò rientra nell’ambito della mercificazione degli eventi sportivi, denunciata già quindici anni fa da Pietro Mennea. Il campionissimo di Barletta, a lungo detentore del record mondiale dei 200 metri, divenuto poi giurista e politico, spiegava con lucidità l’ipocrisia e la mancanza di trasparenza del CIO.

Lo descriveva come una casta che si è attribuita un potere sproporzionato, per nulla democratico, capace di fare pressioni sui governi e teso all’acquisizione di introiti enormi grazie alla vendita dei diritti televisivi.

Per Mennea gli atleti dovrebbero essere liberi di esprimere o di non esprimere le proprie idee, senza subire sollecitazioni o punizioni da parte del CIO. L’esempio finale è l’antidoping, con le sue regole cangianti: gli sciatori norvegesi, vincitori di innumerevoli medaglie d’oro, risultavano asmatici, con tanto di certificato medico che li autorizzava ad assumere quei farmaci che per altri atleti sarebbero stati considerati doping.

Olimpiadi alternative?

La Russia sembra disposta a mandare un segnale forte contro tali degenerazioni. Insieme a Mosca vi sono i Paesi del BRICS, che quest’anno hanno accettato altri quattro nuovi membri, oltre a quelli del Sud Globale. Si sta già pensando all’organizzazione di Olimpiadi alternative, più aderenti agli ideali classici dello sport e svincolate dai diktat dei comitati olimpici a guida angloamericana o euroatlantica. Ne ha parlato proprio la Välbe e se ne parlerà nel prossimo summit dei BRICS che si terrà a Kazan.

E proprio nella città russa si sono appena svolti i “Giochi del Futuro”, gare in formato phygital o fisico-digitale, cioè comprendenti elementi dello sport classico e di quello elettronico. Questa competizione internazionale ha avuto un buon successo e apre una finestra sulle possibilità di cambiamento insite nel decennio in corso. Per il momento vedremo cosa accadrà alle XXXIII Olimpiadi di Parigi, nella Francia di quel presidente Macron che si è appena reso protagonista di dichiarazioni guerrafondaie, pericolose e certamente non in linea con lo spirito olimpico. Tra derive politiche e boicottaggi imposti di fatto, forse i prossimi Giochi sanciranno la sconfitta definitiva degli ideali antichi e saranno la pietra tombale dei concetti di uguaglianza e sportività avanzati storicamente proprio dai francesi.

Martin King
Martin King

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