Il Festival internazionale del Teatro del Sahara, arte ed ospitalità di una Tunisia che affascina
Tradizioni, arte, spettacolo, danza e musica tra le dune bianche del deserto, sotto cieli tersi come tappeti di stelle, sono stati gli ingredienti ideali che hanno reso il Festival Internazionale del Teatro nel Sahara 2024 un grande successo. L’iniziativa, ospitata da Kebili, governatorato meridionale della Tunisia, ha visto la partecipazione di artisti giunti per l’occasione da ben 24 Paesi, tra cui Italia, Francia, Portogallo, Iraq, Mauritania, Libano, Giordania e Palestina, con l’intento di intrattenere ed avvicinare l’arte e la cultura teatrale ai villaggi più rurali della Tunisia.
La dedica del Festival al popolo palestinese
Il Festival Internazionale del Sahara, giunto alla sua quarta edizione, è stato dedicato quest’anno al dramma vissuto dalla popolazione palestinese, in particolare nella Striscia di Gaza dove è in corso un genocidio con il silenzio assenso della Comunità internazionale. Gli artisti hanno proposto opere teatrali aventi come filo conduttore proprio la tragedia palestinese, offrendo alle comunità locali interpretazioni uniche e spunti di riflessione, mentre i residenti hanno aperto le porte delle loro case affinché ciascun visitatore possa immergersi in un’esperienza indimenticabile alla scoperta del Sahara, ma soprattutto di tradizioni, piatti tipici e prodotti dell’artigianato locale.
Come la signora Hejer Ben Khalifa che a Kebili offre degustazioni di spezie e prodotti naturali di altissima qualità e valore aggiunto, realizzati grazie a materie prime coltivate in loco. Non possono mancare datteri e olio d’oliva, uno dei migliori al mondo, quello tunisino, che ogni anno riceve premi e riconoscimenti nei principali contest internazionali.
Contaminazioni tra Italia e Tunisia
“E’ stato emozionante poter insegnare movimenti di danza alle insegnanti delle scuole di Kebili” confessa a “Strumenti Politici” al termine di un workshop, Mario Ferrari, codirettore artistico della compagnia Oplas, centro Danza Umbria, che ha inaugurato il Festival danzando sulle note di un brano per la Palestina, una creazione artistica che ha unito colori sgargianti dei costumi ala naturalezza dell’oasi.
Accompagnati da ballerini professionisti provenienti da Germania e Portogallo, i danzatori italiani si sono esibiti di fronte a centinaia di persone accorse dai villaggi vicini, nel mezzo del deserto del Sahara, e premiati per il loro impegno nel portare la loro arte in queste aree rurali del profondo sud della Tunisia. Mario Ferrari e Luca Bruni sono approdati a Kebili con un progetto del ministero della Cultura italiano, denominato ‘Boarding Pass’, che connette tre continenti e quattro diversi Paesi, l’estremo Oriente con la Thailandia, l’Africa con la Tunisia, l’Europa con il Portogallo e l’Italia.
La Tunisia rappresenta dunque la prima tappa di un più ampio percorso di ricerca artistica che terminerà con una restituzione finale in Italia, nelle Marche, che terrà conto delle esperienze degli artisti, e soprattutto delle interazioni con i locali, professionisti e non, nelle varie tappe del progetto.
Un po’ di storia del Festival
Il Festival Internazionale del Sahara, creato quattro anni fa e diretto da Hafed Khalifa, rientra nell’azione di decentralizzazione della cultura, per avvicinare giovani e famiglie anche nelle realtà più lontane dai grandi centri urbani, come la capitale, alla danza e al teatro, arricchendo allo stesso tempo il bagaglio artistico dei partecipanti di nuove esperienze e tradizioni popolari attraverso un ricco programma di spettacoli, laboratori, interviste e dibattiti che coinvolgono in prima persona gli abitanti di questi meravigliosi luoghi.
Il direttore del Festival, Hafed Khalifa, ha sottolineato i forti legami artistici e culturali tra Italia e Tunisia, grazie all’impegno di artisti, danzatori e attori che hanno arricchito le loro competenze, dando al contempo maggiore slancio e visibilità alle produzioni tunisine. Un evento che contribuisce anche all’economia di queste piccole comunità e che potrebbe, se promosso adeguatamente, attrarre visitatori da ogni parte del globo.
Le nuove politiche della Tunisia
Vanno in questo senso i più recenti sforzi delle autorità tunisine. La creazione di una strategia unificata e integrata tra i ministeri del Turismo e degli Affari culturali è stata al centro di una recente riunione tra i due dicasteri con l’obiettivo di promuovere le industrie tradizionali e il patrimonio, valorizzando il prodotto culturale materiale e immateriale, così da promuovere la Tunisia come destinazione e attirare il maggior numero di turisti, soprattutto quelli appassionati di arte, storia, civiltà e antichità.
Nel 2023 il Paese nordafricano ha accolto più di 9,3 milioni di visitatori, con una crescita esponenziale del 45,5 per cento rispetto al 2022. Solamente quest’anno, secondo i dati aggiornati al 20 aprile, 2.125 milioni di turisti sono arrivati in Tunisia, segnando un aumento del 9,6 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
I colori della Tunisia
Si impiegano circa cinque ore di macchina per raggiungere il centro di Douz, dalla capitale Tunisi, attraverso l’autostrada costiera che collega la capitale a Sfax, prima di intraprendere le strade provinciali in direzione di Gabes che attraversano il deserto, tra oasi che offrono una vista mozzafiato, attraversando i grandi complessi industriali ma anche piccole baracche che rivendono benzina probabilmente acquistata in territorio algerino dove ha un prezzo più basso.
I colori maestosi della sabbia lungo il tragitto si scontrano con i fazzoletti di terra ricoperti di spazzatura, l’opera di gruppi criminali, locali e non, che qui depositano rifiuti industriali ed edili approfittando del favor noctis. Non solo mare e spiagge da sogno, ma anche arte, cultura e soprattutto il Sahara, rendono la Tunisia uno dei luoghi più affascinanti al mondo, da scoprire non come turisti, ma come ospiti aperti alle diversità e alla meraviglia dell’animo nobile e generoso dei suoi residenti. L’invito è dunque ad andare oltre le apparenze, riscoprire valori ormai dimenticati, rispettando antichi luoghi e costumi.
Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.