Gli USA permettono a Macron di provocare Mosca, ma al momento della verità lasceranno gli europei soli contro la Russia

Gli USA permettono a Macron di provocare Mosca, ma al momento della verità lasceranno gli europei soli contro la Russia

10 Maggio 2024 0

Macron insiste con l’idea malsana delle truppe europee sul suolo ucraino. Washington non fa nulla per trattenerlo, anzi ha approvato l’ennesimo pacchetto di aiuti miliardari per Kiev. Ma un articolo del Foreign Affairs è rivelatore delle reali intenzioni americane: lasciare che sia l’Europa da sola a continuare la guerra per procura contro la Russia.

La proposta indecente francese

Il presidente francese Emmanuel Macron è tornato qualche giorno fa sul tema dell’invio di truppe europee a sostegno dell’Ucraina. Secondo lui questa possibilità non è affatto esclusa, anzi diventerebbe legittimamente oggetto di dibattito se Kiev ne facesse richiesta e se i russi penetrassero a fondo nel territorio ucraino. Dopo aver lanciato per primo la “proposta indecente” dei soldati NATO contro la Russia, Macron cerca nell’opinione pubblica continentale terreno fertile per tale idea. Fin da subito aveva incontrato forte resistenza e critiche a tutti i livelli, ma insistendo nel ripeterla sotto varie forme, vuole rendere normale e accettabile ciò che fino a qualche tempo prima rientrava nell’ambito della fantapolitica e della distopia.

La caduta del tabù

A certificare sulla stampa mainstream americana la caduta del tabù è il Foreign Affairs, che a fine aprile ha pubblicato l’analisi della situazione condotta da tre firme di peso, un accademico e due ex alti ufficiali dello US Army. Gli autori scrivono: Un tabù è stato rotto in Europa. Solo alcuni mesi fa sarebbe stato inconcepibile per i leader europei proporre l’invio in Ucraina di truppe europee. Ma il 26 febbraio Macron ha detto di non escludere il dispiegamento di forze europee per Kiev. Da quel momento anche altri politici si sono uniti al coro; il Ministro della Difesa finlandese e il Ministro degli Esteri polacco hanno suggerito che le forze dei rispettivi Paesi vadano in Ucraina. Commenti di questo tenore, combinati all’attuale sostegno per tali misure dato nei Paesi baltici, è la prova di un crescente blocco di Stati pronti a un coinvolgimento diretto dell’Europa nel conflitto.

Armiamoci e partite

Ma il titolo del Foreign Affairs spiega benissimo l’intento dell’analisi, che spinge verso una soluzione che tenga gli USA formalmente fuori dal conflitto: “L’Europa – ma non la NATO – dovrebbe inviare le truppe in Ucraina”. Gli esperti cercano argomenti per dimostrare che Bruxelles non dovrebbe aspettare di vedere cosa farà Washington. Che gli europei ci pensino da soli, già adesso, senza dipendere dall’indirizzo politico che l’America segue oggi o che assumerà dopo le elezioni di novembre. I russi potrebbero presto sfondare le linee e prendere Kharkov. O persino arrivare a Kiev. Così secondo gli autori le forze europee potrebbero restare al di qua del fiume Dnipro, con mansioni non necessariamente operative. L’importante è evitare di farsi accusare di provocazione da Mosca, alla quale invece occorre dimostrare di non essere venuti a scontrarsi, ma a proteggere il territorio dell’Ucraina occidentale.

Odessa

E non bisogna dimenticare l’altro possibile obiettivo russo, Odessa. Qualora le truppe europee fossero di stanza in questa importantissima città portuale, allora avrebbero diritto di difendersi e aprire il fuoco contro i russi in avvicinamento. La posizione strategica di Odessa è fondamentale non solo per l’economia ucraina. Lo è anche per la vicinanza con la Moldavia e quindi con la Transnistria, regione nella quale un altro potenziale conflitto è rimasto congelato per trent’anni, ma che oggi potrebbe vedere una risoluzione. Secondo gli analisti americani, sarebbero in tal caso i russi ad avere la responsabilità per l’escalation, pur presentandosi come vittime di un’aggressione occidentale nel caso in cui si trovino davanti i soldati europei.

Ma in battaglia ci andranno gli europei, non gli americani

Gli autori sottolineano il fatto che a mandare le truppe non sarebbe certamente la NATO in quanto tale e che nemmeno tutti gli Stati europei sarebbero tenuti. Si eviterebbe così lo scontro aperto tra Federazione Russa e Alleanza Atlantica, che si tramuterebbe in una guerra mondiale. Ciò che a loro interessa è evitare lo scontro con gli USA, che formalmente starebbero fuori dai giochi nel caso di impiego esclusivo di soldati europei. Anche il generale Fabio Mini avverte che Washington si defilerà da un’eventuale missione dei Paesi alleati perché conscia del pericolo di escalation nucleare. Per salvare l’Europa gli americani non sono disposti a beccarsi missili intercontinentali sul proprio territorio o su quello delle proprie basi in altri continenti. Secondo lui, gli europei sono destinati a rimanere soli in qualunque iniziativa sul campo. Si tratterebbe quindi di iniziative militarmente deboli e condannate molto probabilmente al fallimento.

Lo spettro dell’invasore

Per convincere gli europei ad accettare i grandi sacrifici che si prospettano per il salvataggio dell’Ucraina, da due anni i commentatori televisivi agitano lo spettro di un Putin che arriva fino a Lisbona. Magari con una sosta per far abbeverare i cavalli dei suoi cosacchi nelle fontane di San Pietro, come da antica profezia. I propagandisti euroatlantici riescono a contraddirsi nella stessa frase quando parlano di una Russia al collasso socio-economico, che però essendo intrinsecamente cattiva vorrebbe fare un sol boccone dell’Europa: allora meno male che la NATO mostra i muscoli, dicono loro. Oggi Macron sventola di nuovo lo spauracchio di Mosca come fonte di “destabilizzazione regionale”. Se la Russia vince in Ucraina, non ci sarà più sicurezza in Europa. E aggiunge: Chi vuol fare finta che la Russia si fermerà qui? Quale sicurezza vi sarà per i Paesi vicini quali Moldavia, Romania, Polonia, Lituania e gli altri?

La Lituania ci sta

A dare un responso concreto agli inviti francesi per il momento è stata Vilnius. La premier lituana Ingrida Šimonytė ha infatti dichiarato di aver ottenuto l’autorizzazione parlamentare a mandare soldati in Ucraina per missioni di addestramento, sebbene Kiev non ne abbia fatto esplicita richiesta. La Šimonytė riconosce che Mosca considererebbe tale invio come una provocazione, ma al tempo stesso suggerisce di non dare peso agli avvertimenti dei russi, secondo lei volti soltanto a spaventare e scoraggiare una reazione europea.

Qualcuno ha mangiato la foglia

Ma più francesi e lituani spingono per agire, più altri capiscono di essere già con un piede nel baratro e cercano di fermarsi. Qualche giorno fa il ministro degli Esteri britannico David Cameron, in visita a Leopoli, pur sottolineando l’importanza dell’assistenza militare all’Ucraina ha messo in guardia contro la “pericolosa escalation” rappresenta dall’invio di truppe occidentali. Ha dichiarato: Non credo sia un bene che soldati della NATO uccidano soldati russi. In Italia, l’arco parlamentare condivide i medesimi dubbi o l’aperta contrarietà alla fornitura a Kiev non solo di armi, ma pure di uomini armati. Nemmeno i filo-ucraini più accaniti come Carlo Calenda o Riccardo Magi gradiscono le uscite di Macron, mentre nella corrente maggioritaria del PD si ricordano finalmente che, da Costituzione, l’Italia ripudia la guerra. Anche dalla destra al governo e dai pentastellati si fanno richiami alla diplomazia e a Roma come guida di iniziative di pace.

L’analisi croata

Le proposte del summenzionato articolo di Foreign Affairs non sono rare nel panorama accademico e politico americano, sostiene Zoran Meter, direttore del portale croato Geopolitika News. Secondo lui potrebbe trattarsi di una maniera dei vertici USA per segnalare all’opinione pubblica che il sostegno militare a Kiev finirà una volta tornato al potere Trump e che quindi gli europei dovranno fare da soli. Proprio in Croazia il consenso alle iniziative NATO non è affatto garantito. Alle recenti elezioni parlamentari è arrivato secondo il partito del presidente Zoran Milanović, noto per le sue critiche alla politica filo-Kiev e pure al motto “Gloria all’Ucraina” (gridato dall’ex premier britannico Boris Johnson) da lui definito “fascista”. Macron insiste con l’idea delle truppe europee sul suolo ucraino. Washington non fa nulla per trattenerlo. Un articolo del Foreign Affairs rivela le reali intenzioni americane: lasciare che l’Europa da sola continui la guerra per procura contro la Russia.

Martin King
Martin King

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