Macron cerca di rompere il tabù dei soldati NATO in Ucraina, ma per ora sta solo guastando i rapporti dentro l’Alleanza

Macron cerca di rompere il tabù dei soldati NATO in Ucraina, ma per ora sta solo guastando i rapporti dentro l’Alleanza

4 Marzo 2024 0

Il vertice europeo della scorsa settimana ha rischiato di essere uno spartiacque fatale fra un’era di pace, sebbene instabile, e un’epoca di guerra totale. Per fortuna, il punto di rottura cercato subdolamente dal presidente francese è stato sventato dalle contro-dichiarazioni degli altri leader europei, in particolare dalle parole di secco rifiuto pronunciate dal cancelliere tedesco.

Le parole grosse di Macron

Una volta concluso il summit di Parigi e la seguente cena fra colleghi, Emmanuel Macron si è presentato ai microfoni per fare qualche dichiarazione. Ma le parole che ha pronunciato hanno rotto ciò che è considerato a ogni livello un tabù: i soldati della NATO che combattono apertamente contro quelli della Federazione Russa. A questo proposito, tuttavia, il presidente francese non ha parlato in maniera esaustiva, lasciando tutti con l’interrogativo su quali siano gli effettivi piani di battaglia per cacciare i russi dal Donbass.

La sensazione è che tali piani non esistano affatto e che Macron abbia solamente provato a tastare l’opinione pubblica e la solidità dell’appoggio degli altri leader europei. Ha dichiarato che tutti quanti concordano sulla necessità della sconfitta russa in Ucraina, perché dall’esito di questo conflitto dipende la sicurezza dell’intera alleanza continentale.

È questo il motivo che spinge i governi europei a continuare a finanziare Kiev e a darle assistenza militare, così come è lo stimolo per aumentare la produzione di armamenti e orientarsi verso un’economia di guerra. Rispetto agli eventi attuali l’Europa è in ritardo di sei mesi o addirittura un anno, dice le président; dunque, con tali fosche premesse non si può escludere nemmeno l’invio di truppe di terra. Comunque Macron dice di essere consapevole che su tale “dettaglio” manca ancora il consenso generale, ma aggiunge che la Francia non è in linea di principio contraria a codesta eventualità strategica.

Scholz non ci sta

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz non ha commentato subito le esternazioni francesi. Invece ha atteso un giorno, e nel corso di una visita a Friburgo, in Svizzera, ha affermato ai giornalisti presenti la sua netta contrarietà: Non vi saranno sul suolo ucraino soldati inviati là dagli Stati europei o dai Paesi della NATO.  Rivendica poi la prontezza e la generosità con cui la Germania ha sino ad oggi aiutato l’Ucraina, al punto da essere diventata dopo gli USA il secondo donatore di armi a Kiev, mentre la Francia è stata di gran lunga più parsimoniosa in questo senso.

È anche vero che gli alleati hanno dovuto faticare molto per convincere Berlino a concedere gli armamenti più appetibili, dai carri Leopard ai sistemi missilistici IRIS-T. Scholz non ha certamente gradito la pressione fatta sul suo governo da Parigi e da altre capitali a proposito dell’invio dei razzi Taurus, che finora ha rifiutato perché immagina che ciò possa generare un’escalation. Il 2024 era cominciato proprio con l’annuncio di Macron della fornitura a Zelensky di centinaia di bombe e di alcune decine di missili aria-terra a lungo raggio SCALP-EG.

Ma a differenza dei francesi e dei britannici, il cancelliere non vuole concedere missili a lungo raggio agli ucraini, nel timore che li usino per colpire il territorio russo in profondità e che l’esercito tedesco venga di conseguenza associato a tali azioni. Secondo lui, al vertice parigino il principio fondamentale, accettato all’unanimità da tutti i leader, è che la NATO non debba essere coinvolta direttamente nelle ostilità.

Il solco tra Parigi e Berlino

È saltata subito agli occhi la diversità di tenore che esisteva nei rapporti che sussitevano con Angela Merkel, con la quale Macron si sforzava di presentare un fronte europeo unito anche nelle circostanze più difficili. Il portavoce di Scholz Steffen Hebestreit cerca di smorzare i toni, etichettando il recente disaccordo come “non drammatico”. Di diverso avviso il giornale tedesco Spiegel, che definisce un “disastro”la “rivalità pubblica” tra i due leader, fomentata dal desiderio personale e nazionale di protagonismo.

Rym Momtaz dell’International Institute for Strategic Studies sottolinea quanto sia basso il punto in cui si trovano le relazioni franco-tedesche. L’ex diplomatico tedesco Wolfgang Ischinger ne evidenzia la fragilità, che va a discapito degli interessi europei e a favore di quelli russi. La rivista americana Politico parla di “attriti” fra i due leader che si stanno trasformando in “faida”.

La Germania ha dei motivi storici molto seri per avere delle remore a un atteggiamento duro e aggressivo verso la Russia. In Francia invece si sentono più disinvolti a parlare di truppe NATO sul campo, al punto che Macron stuzzica i tedeschi dichiarando che molti di coloro che oggi dicono “mai, mai” sono gli stessi che due anni fa dicevano “mai tank, mai aerei, mai missili a lunga distanza, mai, questo mai.

Reazioni negative anche da parte degli altri leader

Non è soltanto Scholz ad aver reagito con un secco “no” alle idee di Macron, il quale invece ha rivelato le fratture politiche e di interessi strategici insite nell’Alleanza Atlantica. Fra i leader che hanno preso le distanze da Parigi vi è il presidente della Finlandia, che ha confermato la presenza del consenso generale e di quello di Helsinki sul fatto che non si debbano mandare i soldati in Ucraina.

Anche da Londra fanno sapere che non vi è alcun piano di dispiegamento di truppe su larga scala in Ucraina, fatto quindi salvo il piccolo numero di consiglieri, medici e specialisti che assistono i militari ucraini. Ha fatto eco il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, che ha negato qualunque seguito alle proposte di Macron.

Il vertice europeo della scorsa settimana ha così rischiato di essere uno spartiacque fatale fra un’era di pace (sebbene instabile) e un’epoca di guerra totale. Per fortuna il punto di rottura cercato subdolamente dal presidente francese è stato sventato dalle contro-dichiarazioni degli altri leader europei, in particolare dalle parole di secco rifiuto pronunciate dal cancelliere tedesco.

Martin King
Martin King

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