Le solite accuse senza fondamento dell’amministrazione Dem sulle presunte interferenze russe nelle elezioni
Leggere oggi gli avvertimenti che le agenzie di intelligence statunitensi avevano lanciato in prossimità delle elezioni presidenziali fa un po’ sorridere. Gli americani hanno ripetuto la solita cantilena delle interferenze russe, cinesi e iraniane, ammettendo al tempo stesso di non avere prove. E la realtà dei fatti ha smentito tutti i loro allarmismi.
Il documento dell’intelligence USA
Il documento che ha scatenato i titoli allarmistici si presentava in maniera alquanto banale: sembra una relazione di routine da consegnare ai capi su a Washington. Il titolo è 15 Days Until Election 2024 – Election Security Update as of Late October 2024. Appunto, una semplice descrizione della situazione a due settimane dal voto. Lo ha stilato l’Office of the Director of National Intelligence (ODNI), ente di supporto del Direttore dell’intelligence nazionale, funzionario di livello ministeriale del governo americano. Ha raccolto e messo insieme le valutazioni degli esperti di altre agenzie e dipartimenti, per giungere alla conclusione scontata fin dall’inizio. Quello che si era già sentito nel 2016, nel 2020 e lungo tutto l’ultimo decennio: attori esteri, in particolare Russia, Iran e Cina, rimangono determinati a fomentare narrative divisive al fine di disunire gli americani e minare la loro fiducia nel sistema democratico USA.
Annunci di violenze che poi non si sono viste
Gli esperti si aspettavano un intensificarsi di tali sforzi, man mano che ci si avvicinava alla fatidica data del 5 novembre. Secondo loro i social network sarebbero stati presi di mira da tali “attori” con post e video creati anche grazie all’intelligenza artificiale. Inoltre si attendevano atti di violenza incitati da codeste interferenze straniere, soprattutto da parte russa, che avrebbero messo in dubbio la validità della democrazia in quanto sistema politico, indipendentemente dal vincitore. Inutile dire che non si sono registrati scontri o disordini di alcun genere. Gli unici gesti inconsulti e le sole grida furiose sono arrivate dai sostenitori woke di Kamala Harris e dai suoi fan più accaniti. Costoro disprezzano apertamente tutto ciò che esula dalla narrativa ufficiale, dunque per definizione non possono essere “agenti” delle forze oscure straniere, quelle che tramano contro la democrazia statunitense, come da relazione dell’ODNI.
Ma non è mica finita
Il documento invita a non abbassare la guardia nemmeno dopo che sono terminate le elezioni. Da qui al giorno dell’insediamento del presidente, il 20 gennaio 2025, l’America potrebbe risentire dell’influenza russa mirata ad amplificare le informazioni false e i complotti, cosa che potrebbe esacerbare le tensioni post-elettorali. Attenti pure a Cina e Iran, che potrebbero essere opportunisti e modificare rapidamente le loro narrative in risposta agli eventi del periodo post-elettorale. Insomma, dei veri camaleonti! E anche perfidi: non smettono di provocare e aizzare nemmeno dopo che ha vinto il candidato teoricamente “meno peggio” per loro. Soprattutto l’Iran, accusato dall’intelligence americana di voler continuare a incitare alla violenza, proprio come la volta prima. Infatti a dicembre 2020 gli iraniani sarebbero “quasi certamente” responsabili della creazione di un sito contenente minacce di morte ai funzionari elettorali.
Prove ne abbiamo? No.
“Quasi certamente”, dicono i servizi a stelle e strisce. Basta già per accusare ad infinitum, nella certezza americana – questa sì – che un’accusa ripetuta tante volte si trasformerà alla fine nella verità. Gli esperti non tentano nemmeno di nascondere la mancanza di evidenze. Infatti le prove le stanno ancora cercando! Lo dice il documento della Intelligence Community, l’entità federale che comprende 18 organizzazioni governative dedite all’attività di intelligence. Essi stanno cercando indicazioni che gli attori esteri stiano provando a fomentare le proteste violente o a incoraggiare in altro modo la violenza nel periodo fra le elezioni e l’insediamento. Tuttavia, ammettono che ad oggi non ci sono informazioni sul fatto che un qualche attore estero intenda compromettere l’integrità del processo elettorale. Ci sono stati dei falsi allarmi bomba, che secondo l’FBI apparivano poco credibili e che sembravano provenire da email russe. “Sembravano”: tanto basta per gridare alla colpa dei russi.
Contorsioni e contraddizioni
La chicca finale è questa: Se anche decidessero di farlo, gli attori esteri quasi certamente non sarebbero in grado di manipolare il processo elettorale in dimensioni tali da avere un impatto materiale sull’esito delle elezioni presidenziali senza essere notati. Insomma, dicono gli esperti USA, che se anche ci provano, li sgamiamo subito! Ma non avendo trovato prove, allora significa che i russi, i cinesi e gli iraniani non hanno sostanzialmente fatto nulla di strano o di grave. E i titoli allarmistici dei media mainstream sono totalmente ingiustificati. In Italia la stampa si è letteralmente scatenata. ANSA denuncia: 007 Usa, escalation di interferenze straniere sul voto. ‘La Russia è la maggiore minaccia’. Repubblica rilancia: L’allarme dell’Fbi: “Gli hacker russi hanno cercato di falsare il voto”. Ma appunto, sono veramente scarsi questi hacker, se le elezioni si sono svolte regolarmente e con un risultato largo e indiscutibile.
Il voto è stato ottimo e abbondante
Ed ecco che Euronews accusa senza tema di smentita: Elezioni Usa: Russia, Cina e Iran hanno diffuso molta disinformazione per minare fiducia nel voto. Visti i dati dell’affluenza, non ci sono riusciti. Le stime parlano delle terza tornata elettorale più partecipata dal dopoguerra ad oggi, con appena l’1% in meno rispetto alle prime due (nel 1952 e nel 2020). Sono numeri incontrovertibili anche in termini assoluti. Non possono presentare traccia di manipolazione o interferenza, perché Trump ha preso quasi 73 milioni di voti, 4 milioni più della Harris. Una vittoria persino più netta di quella del 2016. Alla fine Euronews contraddice esplicitamente tutta la narrativa russofobica montata dall’intelligence USA e spacciata come verità pur in mancanza di prove effettive. Infatti conclude che l’elezione presidenziale di Donald Trump questa settima (sic) è avvenuta senza le contestazioni e disordini temuti, grazie al largo vantaggio del repubblicano sulla candidata democratica Kamala Harris.
Sempre colpa dei russi
La Russia è la minaccia più attiva, dice l’intelligence di Washington, che denuncia i video con accuse false verso gli esponenti Dem fabbricati dai russi. Questi ultimi però non sono molto bravi, perché il segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger ha definito tali video come “ovviamente fake”. Ma se sono così goffi e incapaci, che minaccia sarebbero? L’Unione Europea ha addirittura dedicato specifiche agenzie al contrasto della disinformazione russa. Agenzie che costano soldi e che sono finanziate da Bruxelles coi soldi degli europei. Forse il vero intento dell’intelligence euroamericana non è salvaguardare la verità e la democrazia, ma infangare gli avversari politici e mantenere nelle masse le convinzioni imposte dal pensiero unico. Leggere oggi gli avvertimenti che le agenzie di intelligence statunitensi avevano lanciato in prossimità delle elezioni presidenziali fa un po’ sorridere. La realtà dei fatti ha smentito tutti i loro allarmismi.
52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.