La Polonia non cede alla Commissione Europea: lo scontro si infiamma

La Polonia non cede alla Commissione Europea: lo scontro si infiamma

14 Agosto 2022 0

Si allarga la spaccatura fra Polonia e Unione Europea riguardo ai denari promessi a Varsavia a giugno e non ancora concessi. I fondi per la ripresa post-pandemica ammontano a più di 35 miliardi di euro, sotto forma di finanziamenti e prestiti, ma sono ancora bloccati in attesa che la Polonia effettui le riforme giudiziarie richieste da Bruxelles. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha spiegato che la Polonia ha ancora da lavorare nel senso del rispetto dello stato di diritto secondo gli standard europei. I politici polacchi non l’hanno presa bene. Krzysztof Sobolewski, segretario generale del partito di maggioranza “Prawo i Sprawiedliwość” ha dichiarato che se è in atto un tentativo di bloccare il pagamento (…) e la Commissione Europea cerca di metterci pressione, allora non avremo altra scelta se non il tirare fuori tutti i cannoni del nostro arsenale e rispondere con un fuoco di sbarramento. Non ha specificato in cosa consisterà esattamente tale “fuoco di sbarramento”, ma il ministro senza portafoglio Michał Wójcik ha fatto capire che si tratta del diritto di veto che la Polonia potrebbe esercitare verso alcune decisioni della UE. Il vicepresidente del Consiglio dei Ministri ed ex premier Jarosław Kaczyński ritiene che il suo Paese abbia mostrato massima disponibilità nel rispettare i suoi impegni, ma senza ricevere nulla in cambio se non sanzioni da milioni di euro dalla Corte di giustizia UE per il mancato rispetto dell’ordine di sospensione del meccanismo disciplinare per i giudici polacchi. È ora di imparare la lezione, dice Kaczyński, che addossa su Bruxelles la responsabilità dell’impasse: Poiché la Commissione Europea non sta adempiendo ai suoi obblighi verso la Polonia in questo ambito, noi non abbiamo motivo di adempiere ai nostri obblighi verso l’Unione Europea. Dopo aver ricordato ai giudici polacchi che la loro lealtà va anzitutto all’ordinamento giuridico nazionale, ha accusato la Commissione di voler indebolire la Polonia e le sue strutture, come parte di un tentativo più ampio di sottomettere Varsavia al dominio della Germania. Anzi, si tratterebbe di un piano russo-tedesco di governare l’Europa: Una Polonia indipendente e forte economicamente, socialmente e militarmente è un ostacolo per loro.

Per i partiti di opposizione, le reazioni e le accuse degli esponenti della maggioranza sono una minaccia per la permanenza della Polonia nella UE. Anzi, potrebbero essere dei passi premeditati verso una “Polexit”. Ma Sobolewski smentisce un simile piano del governo, anzi dice che l’intenzione è quella di restare nella UE per riformarla dall’interno e trasformarla in un’unione di nazioni europee. Per le opposizioni l’occasione di cambiare il corso europeo della Polonia si presenterà solo a novembre del 2023, data prevista per le prossime elezioni parlamentari. Si discute già della possibilità di riunire sotto un unico simbolo le forze contrarie al governo attuale. A promuovere un’alleanza fra di esse è Donald Tusk, premier dal 2007 al 2014 e poi Presidente del Consiglio Europeo fino al 2019. Tornato alla politica interna dopo l’esperienza europea, oggi è leader dell’importante partito “Piattaforma Civica”, ma è anche uno dei politici meno amati nel suo Paese perché ricordato come capo di un governo poco sensibile alle istanze sociali e lontano dai bisogni della gente.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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