Soros e la sua Open Society lasciano il Kirghizistan

Soros e la sua Open Society lasciano il Kirghizistan

21 Aprile 2024 0

Con una nuova legge sulle organizzazioni non governative diventa difficile per l’ente di Soros finanziare l’operato del suo ente in Kirghizistan. La sua fondazione ha quindi deciso di chiudere la filiale locale, per evitare indagini e contestazioni.

La nuova legge che regolamenta le ONG

Soros abbandona il Kirghizistan dopo trent’anni. Il motivo è una legge recentemente approvata che rende molto difficile l’operato della Soros Foundation-Kyrgyzstan, l’ente che fa capo allo speculatore-filantropo George Soros. La Open Society Foundations (OSF), società madre della filiale kirghiza, ha comunicato che la sua uscita dal Paese è dovuta alla nuova normativa sugli agenti stranieri. La presidente Binaifer Nowrojee, giurista keniana, l’ha etichettata come “repressiva” e produttrice di “un’atmosfera di incertezza e paura” per la società civile. Essendo facilmente classificabile come “attività politica” (benché a quanto pare la norma sia molto vaga nella relativa definizione), l’organizzazione non governativa di Soros ha preferito lasciare piuttosto che restare soggetta a contestazioni legali. Pur gestita direttamente da collaboratori in loco, il fatto di essere finanziata dall’estero la fa rientrare nell’ambito di applicazione della nuova legge.

Le attività di Soros

Negli ultimi tre decenni, la Soros-Kyrgyzstan Foundation ha distribuito più di 115 milioni di dollari, di cui 3 milioni e mezzo nel 2022. La Nowrojee scagiona l’ente da qualsiasi intenzione sovversiva. Rimanda infatti all’opera trentennale di supporto a iniziative in ambiti disparati, dall’istruzione alle nuove tecnologie digitali, dalle riforme legislative al giornalismo indipendente. Ed è forse proprio qui il punto debole della difesa Infatti l’ente di Soros è già stato accusato in passato di aver finanziato e promosso varie rivoluzione “colorate”, compresa quella del Kirghizistan nel 2005. Andando molto indietro nel tempo si potrebbe persino citare l’attacco alla lira del 1991, che diede grossi problemi a Bankitalia e ai conti correnti degli italiani. Oggi il 92enne Soros ha ceduto la gestione dell’organizzazione al figlio Alexander, che lo scorso anno ha effettuato cambiamenti ai modelli operativi della società.

Le polemiche

Il presidente kirghiso Sadyr Japarov ignora gli appelli degli USA a rivedere la norma. Afferma che non si tratta di una legge persecutoria, bensì di una maniera per migliorare l’attività delle ONG nel suo Paese, evitando il predominio dei grandi “divoratori di sussidi”. Non è dello stesso avviso Alexandra Titova, giornalista della capitale Bishkek. Loda l’ente di Soros come promotore di progetti a favore dello stato di diritto e difensore del giornalismo indipendente. Per questo motivo, secondo lei, la OSF è stata presa di mira dai regimi autoritari, che hanno scatenato contro di essa una campagna di disinformazione. In altri Paesi dove opera tranquillamente, però, si nota come le inchieste delle ONG locali a libro paga di Open siano spesso condotte in un’unica direzione.

Il precedente moldavo

Per esempio è il caso della Moldavia, oggi fortemente sostenuta da Bruxelles, ma fino al 2020 avversata mentre era in carica il “filo-russo” Igor Dodon. Contro di lui aveva indagato RISE Moldova, organizzazione finanziata proprio dalla OFS e pure da un’agenzia specializzata del Dipartimento di Stato americano. L’esito era stato l’individuazione di finanziamenti per 300mila euro da parte di Mosca al fine di rappresentare gli interessi russi nel Paese. L’allora premier ha rigettato le accuse come frutto di una miscela di bugie, approssimazioni e interpretazioni, quando altri politici locali chiedono apertamente aiuti economici all’Unione Europea (di cui la Moldavia non era membro ai tempi di Dodon e non lo è oggi).

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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