Disegno di legge Zan, senatore Malan: “Non c’è dibattito, non c’è informazione, ma solo propaganda. Il vero obiettivo è mettere le mani sui bambini”

Disegno di legge Zan, senatore Malan: “Non c’è dibattito, non c’è informazione, ma solo propaganda. Il vero obiettivo è mettere le mani sui bambini”

27 Dicembre 2020 0

Il 4 novembre scorso, la Camera ha approvato il controverso ddl Zan. Si trova ora a Palazzo Madama, in attesa di esame da parte dei senatori; il suo primo firmatario è Alessandro Zan, parlamentare PD e militante lgbt padovano.

Per investigare bene i rischi contenuti nel suo testo, si è deciso di prendere contatto con l’onorevole Lucio Malan, Vice Presidente Vicario del gruppo di Forza Italia presso il Senato della Repubblica. Non è la prima volta che egli affronta un progetto di legge che minaccia la libertà di espressione e l’aderenza alla realtà; tra il 2015 e il 2016 fu tra i senatori più attivi contro il ddl Cirinnà: contribuì alla realizzazione dei 4000 emendamenti attraverso cui si cercò di frenarne l’iter al Senato.

Infografica – La biografia dell’intervistato Lucio Malan

– Senatore Malan, dato che la normativa vigente è già in grado di individuare le fattispecie di “reati d’odio”, compreso quello contro l’orientamento sessuale; che dal Ministero dell’Interno non giunge alcun allarme inerente a un’emergenza socialmente rilevante; dunque, si può dire che il “ddl Zan” è frutto di una scelta – da parte della maggioranza giallo-rossa – fortemente ideologica, o no?

Senza alcun dubbio. Su questi temi è in corso una grande operazione, con martellamento incessante su tutti i mezzi di informazione. Il vero contenuto del disegno di legge è il grande assente. Non c’è dibattito, non c’è informazione, ma solo propaganda. Quattro anni fa era “indispensabile” la legge Cirinnà, di cui poi hanno approfittato in pochissimi. Allora avevo detto: vedrete, vorranno fare indottrinamento nelle scuole, vorranno l’utero in affitto. Sta succedendo. Il vero obiettivo è mettere le mani sui bambini, sottoporli all’indottrinamento gender, renderli insicuri persino sul proprio sesso, e convincerli che la famiglia è causa di repressione e infelicità. E, come giustamente Lei sottolinea, per fare questo devono negare l’evidenza e raccontare invece che i reati di odio omofobico stanno dilagando.

– Con i diritti e la “giornata nazionale contro l’omofobia etc“, che la proposta di legge de quo prevede, non si corre il rischio di trasformare le persone di orientamento omosessuale in “intoccabili e diversi” rispetto agli altri membri della comunità giuridica italiana? 

Si tratta di una intoccabilità ideologica. Tutto dovrà piegarsi allo “stile di vita” dei militanti LGBT, che anche molti omosessuali non condividono. Persino molti di loro non desiderano e trovano sbagliato comprare bambini per poi fare la “famiglia” di due papà o di due mamme. Ma il vero obiettivo non è quello di assecondare quei pochi estremisti, loro saranno solo un mezzo per poter, lo ripeto, mettere le mani sui bambini e indottrinarli nelle scuole. Si dirà loro che si può nascere anche da due uomini o da due donne, che l’omosessualità è del tutto naturale, che omosessuali si nasce però non sempre uno se ne accorge dunque bisogna provarci altrimenti si è irrimediabilmente infelici. I bambini verranno incoraggiati a trovare in sé pulsioni omosessuali anche nella più innocente e comune amicizia per un coetaneo o coetanea dello stesso sesso. I genitori che dicono ai loro figli cose diverse rischieranno di vederseli togliere in stile Bibbiano. D’altra parte, per la legge Zan dire che la normalità è un uomo che sposa una donna è come dire che una persona “bianca” non dovrebbe sposarne una “nera”, che a una coppia di ebrei non potrebbe mai essere dato in adozione un bambino ariano. Per la loro ideologia, lo Stato è il padrone dei bambini e ha il dovere di rapirli alle loro famiglie se non sono educati secondo i principi che decidono loro. La “giornata nazionale” è solo una delle armi. In realtà nelle scuole ogni giorno sarà la giornata dell’indottrinamento LGBT, per via della “strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere” introdotta dall’articolo 8.

Questa “strategia” è già stata scritta nel 2013 e, tra le altre cose, prevede l’accreditamento nelle scuole, a partire dalle scuole per l’infanzia, delle associazioni LGBT come enti di formazione. Cioè, dei signori avranno l’incarico di educare i nostri bambini per il solo fatto che sono militanti LGBT, senza bisogno di alcun titolo di studio specifico. Quando il Governo tentò di metterla in pratica, tra le associazioni accreditate ce n’era una intitolata a Mario Mieli, noto per un libro in cui si affermava che l’unico modo per avere persone libere e felici è incoraggiare i rapporti sessuali, meglio se omosessuali, a partire dalla nascita. All’epoca la cosa fu bloccata da chi come me, ne denunciò i pericoli e l’assurdità, ma ora la “strategia” diventerebbe legge, con le associazioni già accreditate. Trovate tutti riferimenti sul mio sito internet.   

– Se si attuassero definitivamente le modifiche agli artt. 604 bis e 604 ter del codice penale, si rischierebbe di vedere punite non già delle discriminazioni, bensì le espressioni di una legittima opinione, di un giudizio fondato su un autorevole credo, su delle convinzioni profonde etc

Secondo il testo del Ddl approvato dalla Camera, che vorrebbero non modificare di una virgola neppure al Senato per farlo diventare legge in pochi mesi, la sola espressione di una opinione non dovrebbe essere punita. Ma deve restare una opinione inutile altrimenti scatta il reato discriminazione o istigazione alla discriminazione. Cioè, si può dire che non si dovrebbero dare in adozione i bambini a coppie omosessuali (opinione), ma se fai qualcosa perché questo venga messo in pratica, ciò diventa reato punibile fino a un anno e sei mesi di carcere. Puoi dire di essere contrario al matrimonio omosessuale, ma se sei ristoratore, cameriere, pasticciere, fotografo, fioraio e rifiuti di prestare la tua opera per quella occasione puoi farti diciotto mesi di carcere. E poi, ci risiamo, che succede ai genitori che esprimono le loro convinzioni e, nell’ambito del diritto di educare i propri figli (garantito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dalla Carta dei Diritti dell’Unione Europea e dalla Costituzione) gliele trasmettono? I servizi sociali sono pronti a entrare in azione, perché – come detto da un’autorevole giudice minorile recentemente nominata a un ruolo chiave in questo settore – “i bambini hanno il diritto ad essere tolti alla loro famiglia se è una famiglia maltrattante, e maltrattamento significa anche tenerli in condizione di povertà educativa”, cioè che non accetta quello che lo Stato decide che devono pensare. Sarà sufficiente che un insegnante, un operatore dei servizi sociali o un militante LGBT dica di rilevare in un bambino tendenze omosessuali che potrà essere tolto alla famiglia che non assecondi queste tendenze.   

Di conseguenza, sarebbe ancora legittimo affermare che i bambini hanno bisogno di un padre e di una madre? Che il sesso (maschile o femminile) è oggetto di “verità biologica” ma non artificio culturale e sociale, come evìncesi dal primo articolo del ddl? 

Attenzione! Sarebbe ancora legittimo, ma a due condizioni: 1) come detto, che non ci sia alcun atto concreto o invito a compiere atti concreti; 2) essere attenti a non farlo nell’ambito di organizzazioni, come ad esempio le chiese, che possano poi esortare i fedeli, o gli appartenenti all’organizzazione a fare atti concreti; a sola appartenenza, o anche assistenza (per esempio affittare il locale, fornire servizi) a questa organizzazione sarà punita con il carcere da sei mesi a quattro anni; 3) non esprimere queste convinzioni ai propri figli.  

– E a chi andrebbe il compito di distinguere una “convinzione profonda” da un “episodio di discriminazione”?

Ovviamente ai magistrati, alcuni dei quali sono pesantemente ideologizzati. Al Senato ebbi occasione di interloquire con un giudice che aveva sentenziato che due donne erano entrambe “mamme” di un bambino, nonostante la legge non lo consenta. Gli chiesi come il suo atto fosse compatibile con la Costituzione nella quale è scritto che il magistrato è soggetto alla legge. Lui rispose che “ogni tanto è necessaria una spallata quando le norme sono sbagliate”. Commentai che grazie al Cielo i militari non agiscono così altrimenti avremmo un colpo di stato ogni volta che un comandante di carri armati non gradisce ciò che Governo o Parlamento decidono. 

– Nell’articolo 2 del progetto di legge compaiono i termini “odio razziale” e “disabilità”… Ma che cosa c’entrano con la cosiddetta “omofobia”?

Non c’entrano per nulla, ovviamente. Il fatto è che hanno appiccicato la “omofobia” alla legge contro l’odio razziale per poter dire che non si fa una norma nuova, si estendono solo a omosessuali, trans ecc. le tutele che oggi hanno le vittime di discriminazione razziale. Le situazioni sono totalmente diverse, ovviamente, anche dal punto di vista naturale. La realtà naturale ci dice che tutti gli esseri umani fanno parte della stessa specie e che le “razze” non esistono. La Bibbia ci dice che siamo tutti discendenti da una specifica coppia, dunque siamo tutti parenti e ciò tende ad essere confermato da molti studi genetici. La stessa realtà naturale ci dice che i bambini nascono esclusivamente da coppie uomo-donna e tutti gli esseri umani sono o maschio o femmina. Ora, per ulteriore ipocrisia e propaganda, hanno messo anche la questione “disabilità”, che ha bisogno di ben altro che non di una legge liberticida. Ma sappiamo bene che la confusione piace a chi ha disegni oscuri.

– Quattro milioni di euro sono le risorse che verrebbero stanziate ogni anno per “iniziative di contrasto”; ricavate fiscalmente, propriamente parlando con le imposte cui concorrono tutti i contribuenti. Tale prelievo è moralmente lecito?

I quattro milioni sono già stati stanziati con un emendamento a uno dei tanti decreti-legge sull’emergenza Covid, con cui evidentemente non ha nulla a che fare. Vanno a finanziare “centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere” che “garantiscono adeguata assistenza legale, sanitaria, psicologica, di mediazione sociale e ove necessario adeguate condizioni di alloggio e di vitto alle vittime”. Oltre a dare un po’ di stipendi a militanti LGBT, questi centri daranno assistenza a senso unico a vere o presunte vittime di discriminazioni. Ad esempio, chi riterrà di non essere stato assunto come insegnante in una scuola dell’infanzia perché trans potrà fare causa all’istituto gratis mentre quest’ultimo dovrà pagarsi l’avvocato per provare a scusarsi ed evitare il carcere al responsabile. 

Quanto al vitto e alloggio non potrà che servire a giovani o minorenni, che si lamentano di non essere capiti in famiglia. Saranno il braccio operativo, insieme ai servizi sociali, della polizia anti-famiglia, che qualcuno chiama Gaystapo.  

– Senatore, è pronto a dare battaglia come nel maggio 2015, quando presentò 700 emendamenti contro l’allora “ddl Cirinnà” sulle unioni civili? Con lei, sono pronti anche gli altri senatori del centrodèstra? A quale strategia state lavorando?

Certamente. Come allora, anzi più di allora, sarò attaccato e dileggiato, insieme ai colleghi che parteciperanno alla battaglia, senza diritto di replica, ad esempio da Luciana Littizzetto sulla tv pubblica. Qualunque strategia parlamentare, però, prima o poi è destinata alla sconfitta se c’è una maggioranza che vota a favore del disegno di legge. È perciò fondamentale che con ogni mezzo l’opinione pubblica sia informata e agisca sui senatori della maggioranza di governo. Sui quali però grava la possibilità che il Governo stesso ponga la fiducia. Naturalmente anche con il voto di fiducia uno è libero di votare contro, ma lo dovrebbe fare sotto il ricatto della possibile caduta del governo e l’espulsione dal proprio partito, cioè la fine della propria carriera politica.

Daniele Barale
Daniele Barale

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