Che cosa non faranno per l’Ucraina i 61 miliardi di dollari dell’ultimo pacchetto americano
La rivista The American Conservative ha raccolto il parere di professori e militari sull’ultimo pacchetto di assistenza approvato dal Congresso. Sono tutti concordi su un punto: cercando di aiutare l’Ucraina, in realtà l’America ne sta prolungando l’agonia, la perdita di uomini e di territorio. Si tratta di 61 miliardi di dollari, una cifra gigantesca ma relativamente bassa rispetto alle effettive necessità di Kiev. Non bastano infatti né per allestire una controffensiva né per organizzando una reale difesa delle linee attuali.
Il pacchetto viene approvato
Il 20 aprile la Camera dei Rappresentanti del Congresso americano ha approvato il tanto atteso pacchetto di aiuti all’Ucraina da 61 miliardi di dollari. Dopo di che è passato rapidamente al Senato e su fino alla scrivania del presidente Biden, che lo siglerà. Il portavoce della Camera Mike Johnson ha modificato il suo precedente approccio e ha accompagnato il pacchetto in aula. Lo ha fatto almeno parzialmente per il motivo che, dopo le riunioni con l’intelligence, ha finito per credere a quanto gli veniva riportato. Le informazioni raccolte dicono che senza gli “aiuti letali”, Vladimir Putin continuerà a marciare per l’Europa se gli viene consentito. Penso che la sua prossima tappa potrebbero essere le Repubbliche baltiche. Credo che possa arrivare a uno scontro finale con la Polonia o con uno dei nostri alleati della NATO.
I politici americani non credono al rischio di invasione russa
Che l’Ucraina sia solo una tappa della marcia dei russi attraverso l’Europa è stato per lungo tempo un argomento chiave per giustificare gli aiuti continuati a beneficio di Kiev. Johnson non ha aderito tanto facilmente a questa visione. Infatti, oltre alla questione non certo secondaria sulle effettive capacità della Russia di invadere l’Ucraina e impegnarsi in un conflitto contro l’intera NATO, non c’è alcuna prova che siano queste le intenzioni di Putin. L’inviato americano presso la NATO Julianne Smith ha dichiarato il 2 aprile di voler essere davvero chiara nel dire che in questo momento non abbiamo indicazioni o allarmi sul fatto che i russi stiano per scatenare una guerra sul territorio NATO.
Non vi sono nemmeno precedenti storici che suggeriscano che dichiarare guerra alla NATO o conquistare l’Europa siano mai stati nelle intenzioni di Putin. La sua affermazione di aver deciso di aprire il conflitto a motivo delle necessità di sicurezza sul tenere l’Ucraina fuori dalla NATO è stata confermata dai funzionari ucraini e da quelli dell’Alleanza Atlantica. Davyd Arakhamia, che ha guidato la missione di negoziazione al tavolo di Istanbul, ha detto che la Russia era disposta a terminare la guerra se noi… ci fossimo impegnati a non entrare nella NATO. Zelensky ha definito la promessa dell’Ucraina di non aderire alla NATO come il primo punto fondamentale per la Federazione Russa e ha dichiarato che per quanto possa ricordare, hanno iniziato una guerra per questa ragione.
Ucraina membro NATO oppure no?
Il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg ha recentemente ammesso che la promessa di non continuare con l’allargamento era un prerequisito per non invadere l’Ucraina. Quando la NATO ha rifiutato di discuterla, Putin ha dato inizio alle operazioni evitare un ulteriore avvicinamento della NATO ai suoi confini. Stoltenberg conclude dicendo che Putin ha invaso un Paese europeo per prevenire l’espansione dell’Alleanza Atlantica. Se l’Ucraina in qualità di membro dell’Alleanza tentasse di riprendersi la Crimea militarmente, allora Russia e NATO potrebbero ritrovarsi in guerra. Se Putin scatenasse una guerra per prevenire tale scenario ed evitare uno scontro militare con la NATO – come lui stesso ha dichiarato molte volte – allora avrebbe poco senso per lui lanciare un’operazione contro l’Ucraina solo per passare poi a combattere contro i Paesi dell’Alleanza.
A che cosa non serve il pacchetto
A parte chiederci se Johnson avrebbe dovuto convincersi della necessità degli aiuti all’Ucraina, la domanda è la seguente. 61 miliardi di dollari servono a quell’assistenza che si ha intenzione di dare? Ora, sono cinque le cose che il pacchetto di aiuti non farà per l’Ucraina. Non darà abbastanza soldi, non fornirà i tanto agognati armamenti o non li manderà in tempo. Non troverà nemmeno le tanto necessarie truppe. E non garantirà la vittoria. Certo, 61 miliardi sono una cifra enorme, ma non tanto da sconfiggere la Russia. Nella sua glorificata controffensiva l’Ucraina non ha ottenuto quasi nulla. Ha solo sofferto la perdita di molte vite e delle armi più avanzate (e all’epoca ne riceveva persino di più).
The American Conservative ha raccolto il parere di Nicolai Petro, professore di Scienze Politiche presso l’Università di Rhodes e autore di “The Tragedy of Ukraine”. Secondo lui, 61 miliardi non cambieranno l’esito di questa guerra. E aggiunge: Per cambiare il risultato servirebbero molti ma molti più soldi. Quanti di più? Lo sappiamo, perché anche solo l’averne parlato è una delle cose che sono costate la testa al capo delle Forze armate ucraine Valery Zaluzhny, licenziato a febbraio. In un’intervista del dicembre 2023, Zaluzhny faceva notare che un pacchetto di “soli” 61 miliardi non sarebbe bastato a liberare tutta l’Ucraina. Per farlo sarebbe servita una somma dalle cinque alle sette volte tanto, cioè 350/400 miliardi. E c’è il pericolo ulteriore che i prossimi pacchetti di assistenza possano essere anche più piccoli di oggi.
La scarsità di armi
E pure se il denaro fosse sufficiente, non darebbe a Kiev le armi che servono semplicemente perché non sono pronte per essere acquistate. Il colonnello in pensione dell’esercito americano Daniel Davis, collaboratore di Defense Priorities, concorda sul fatto che 61 miliardi siano relativamente pochi in termini di necessità complessive. Poi aggiunge che una volta ottenuti, non daranno un numero equivalente di munizioni di artiglieria e di razzi intercettori per la difesa aerea. Non è possibile produrre i proiettili più in fretta di quanto stiamo facendo adesso. È un problema di capacità materiali: non possiamo farcela. E se anche l’Occidente riuscisse a produrre quelle armi, rimane la questione di come farle arrivare in tempo all’Ucraina.
Il colonnello in pensione della U.S. Air Force Bruce Slawter, che è stato addetto dell’ambasciata americana a Mosca e per 25 anni ha lavorato per il governo effettuando missioni in Russia e in Ucraina, sostiene che vi sia l’incapacità di fabbricare quegli armamenti già esauriti nel conflitto e che qualsiasi ulteriore finanziamento dell’Ucraina richiederà molti mesi o persino un anno o più per ottenere un qualche effetto sul campo. E potrebbe essere troppo tardi se Mosca decide di lanciare un’offensiva estiva, come qualcuno ipotizza.
Mancano i soldati!
Poniamo che l’Occidente riesca a fornire in tempo le armi all’Ucraina. Secondo Davis, per quest’ultima resterebbe comunque “il grosso problema” della mancanza di uomini. Le perdite sul campo per decessi o ferimenti hanno lasciato Kiev con un buco maggiore di quello degli arsenali vuoti. Un consigliere di Zelensky ha dichiarato in un’intervista del novembre 2023 al Time che se pure gli USA potessero dare all’Ucraina tutti gli armamenti che le servono, essa non avrebbe gli uomini per azionarli. Per tutti i suddetti motivi, il pacchetto di aiuti da 61 miliardi non garantirà la vittoria promessa. L’unica effetto che avrà sarà di prolungare la guerra e la perdita di vite e di terra ucraine.
Anatol Lieven, direttore degli studi eurasiatici al Quincy Institute, sostiene che il pacchetto migliore che si potrebbe dare sarebbe quello che aiuti l’Ucraina a difendere gli attuali confini, seppure non assicurerebbe il successo. Ciò che non farà è di mettere Kiev in condizione di sfondare le linee russe e riprendere il territorio perso. Data la forza delle difese russe e la sproporzione di soldati e munizioni, un compito del genere appare militarmente impossibile per gli ucraini.
Il parere degli esperti
Sebbene sia estremamente improbabile che il pacchetto abbia un qualunque impatto significativo sull’esito finale del conflitto, dice al The American Conservative Alexander Hill, professore di storia militare all’Università di Calgary, prolungherà lo spargimento di sangue. È dello stesso parere Geoffrey Roberts, professore emerito di storia allo University College di Cork. Al The American Conservative ha riferito che l’Ucraina perderà più persone, più territorio e la sua capacità di sopravvivenza come Stato indipendente.
La pensa così anche Richard Sakwa, professore di politica russa ed europea presso l’University del Kent: Questa decisione prolungherà l’agonia dell’Ucraina e dell’Europa, ma aggiunge che alzerà la posta e spingerà il mondo un passo più vicino a una catastrofe come non ne abbiamo mai vista prima. Adesso è il momento di cominciare una de-escalation e di delineare cosa occorre per iniziare un qualche genere di processo diplomatico.
Ancora Hill sostiene che se Washington vuole aiutare Kiev dovrebbe spingerla verso trattative serie che includano non solo i territori, ma anche la natura delle future relazioni fra Ucraina e NATO, con l’obiettivo di facilitare una pace duratura. Roberts a sua volta aggiunge che tutti quei miliardi sarebbero spesi meglio se fossero impiegati per la ricostruzione postbellica, non per avere altra distruzione necessaria solo a continuare la guerra per procura dell’Occidente contro la Russia.
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