Alla faccia dei valori europei: la Lettonia vorrebbe deportare i cittadini russi che non passano l’esame di lingua

Alla faccia dei valori europei: la Lettonia vorrebbe deportare i cittadini russi che non passano l’esame di lingua

15 Ottobre 2025 0

La situazione in Lettonia è piuttosto complicata per quanto riguarda lo status dei suoi abitanti. Dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica, un numero considerevole di loro aveva optato per la cittadinanza russa. Ora, dopo tanti anni si ritrovano a dover dare un esame di lingua, pena l’espulsione dal Paese.

La scadenza del 13 ottobre

Riga aveva fissato al 13 ottobre il termine ultimo per superare l’esame di lingua lettone finalizzato all’ottenimento del permesso di soggiorno. Ormai la data è passata e adesso chi non avrà ottenuto il diplomino potrà essere soggetto a deportazione. Gli abitanti della Lettonia infatti non possono detenere sia la cittadinanza lettone sia quella russa. E sono già 841 i cittadini con passaporto russo che dovranno abbandonare il Paese poiché hanno fallito il test di competenze linguistiche di livello A2. A chi contesta una discriminazione contro i russofoni, il governo lettone risponde dicendo che le norme sull’immigrazione si applicano a tutti gli stranieri. Peccato però che la stragrande maggioranza degli interessati siano russi e che quelle norme siano state inasprite proprio a partire dalla cosiddetta “operazione speciale” di Mosca in Ucraina. Le prime modifiche sono infatti state apportate nel 2022; poi ne sono state fatte altre lo scorso anno.

Una demografia complessa

A dover dimostrare di possedere questo requisito erano circa 30mila russi. Ma il loro numero è già diminuito, fra i deceduti e coloro che hanno volontariamente lasciato il Paese, poco più di 2500. Secondo il Ministero degli Interni di Riga, la gran parte di loro ha adempiuto alla nuova legge: in 15mila hanno ottenuto la residenza permanente, un migliaio l’ha ricevuta per motivi familiari o di altro tipo, altri 3800 hanno avuto un permesso biennale che dà il tempo di presentarsi all’esame, infine 150 hanno ottenuto la cittadinanza lettone.

Paiono cifre basse, ma la popolazione lettone ammonta a meno di 1,9 milioni di persone e il 24% è composto da russi. E soltanto il 65% si dichiara lettone a tutti gli effetti. Con questi numeri è già di per sé discutibile un’imposizione linguistico-culturale come quella in corso in tutte e tre le Repubbliche baltiche, il cui atteggiamento mal si concilia coi tanti sbandierati “valori europei” che dovrebbero condividere in quanto Paesi della UE. Ma si sa, a Bruxelles su certi argomenti alcuni Stati membri sono “più uguali” degli altri…

Niente sconti né clemenza

La responsabile delle pubbliche relazioni del dipartimento immigrazione Madara Puķe ha spiegato che a coloro che non adempiono alla nuova norma sarà chiuso l’accesso ai servizi sociali. E sarà solo il primo passo; se continueranno a non adempiere vi sarà la seconda e ultima fase, cioè l’accompagnamento coatto alla frontiera e l’espulsione. In questo modo suggerisce l’identità di coloro che saranno verosimilmente toccati dal provvedimento: quegli ignari anziani che si domanderanno perché non riescono a ritirare la pensione. Chi protesta contro la severità della modifica legislativa fa notare come questi pensionati possano non essere venuti a conoscenza del nuovo requisito perché non sono online o perché hanno ricevuto una lettera a un indirizzo al quale non abitavano più. Hanno vissuto per tanti anni in Lettonia e ora non sospettano nemmeno di dover dare un esame per continuare a viverci.

Peggio per loro

È chiaro come un esame avanzato di lingua sia essere qualcosa di stressante e complicato per un ultrasettantenne. Sono quindi intervenute a dare un aiuto le organizzazioni umanitarie e le formazioni politiche, che accusano le autorità di considerare i russofoni come persone di seconda classe. Ma Riga non accetta alcun tipo di argomentazione né concede clemenza, bensì ribalta su quelle persone la colpa di non aver mai imparato la lingua dopo tanti anni di residenza. A questa obiezione molti rispondono di non averne mai avuto bisogno perché hanno sempre vissuto e lavorato in un ambiente quasi interamente russofono, dal momento che il russo viene parlato come prima o seconda lingua da più di un terzo della non vasta popolazione della Lettonia.

Russia pronta ad accoglierli

La Federazione Russa si è detta pronta a dare il benvenuto ai deportati dalla Lettonia e a dare loro abitazione e impiego. Lo ha annunciato il capo della Commissione Affari internazionali della Duma di Stato Leonid Slutsky, che ha definito quei cittadini come “parte del mondo russo” e meritevoli di essere accolti “con dignità”. Inoltre ha precisato di aver discusso la faccenda con colleghi parlamentari di vari altri Paesi, i quali hanno espresso supporto verso la posizione russa, quella di un mondo multipolare, in contrapposizione alla “discriminazione in stile fascista” attuata dalle autorità lettoni contro la popolazione russofona.

La Lettonia ha paura dei turisti russi

La scorsa primavera il governo lettone aveva dimostrato una certa impostazione russofoba invitando i Paesi membri dell’Unione Europea a smettere di concedere visti di ingresso ai russi o a limitarli al massimo. Per il ministro degli Interni Rihards Kozlovskis si tratta di un vero e proprio “dovere morale”, poiché con l’arrivo dei turisti russi in Europa si alzerebbe il rischio di propaganda o addirittura di sabotaggi. Per lui siamo già dentro una guerra ibrida e dunque occorre proteggere gli interessi nazionali dal pericolo rappresentato dai russi.

Proprio a difesa della nazione lettone va letto l’inasprimento delle norme sull’immigrazione, come suggerito dal capo della Corte Costituzionale Aldis Laviņs. La cittadinanza è una cosa seria, dice, perché riflette la scelta fatta da una persona sullo Stato al quale vuole dare la sua lealtà e solidarietà. Nelle attuali circostanze geopolitiche, aggiunge, quelle di un conflitto scatenato in Ucraina dalla Russia, l’ulteriore requisito della competenza linguistica è un modo per garantire che i russi che vogliono risiedere permanentemente in Lettonia non costituiscano una minaccia per la società lettone.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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