La Lettonia esorta i Paesi UE a non concedere visti ai cittadini russi
Nella situazione creatasi dopo il 2022 nello spazio Schengen rispetto ai cittadini russi ogni Stato UE si è regolato in maniera autonoma. Le norme sono diventate generalmente più stringenti, ma alcuni Paesi hanno continuato ad accogliere i turisti russi, mentre altri hanno chiuso le porte. E sebbene alla fine ci rimettano un po’ tutti – soprattutto dal punto di vista economico – vi sono governi come quello della Lettonia che vorrebbero ancora più severità e austerità.
Procedure e statistiche
Le procedure più complicate per l’ottenimento dei visti non hanno scoraggiato i russi. In fondo occorre solo presentare un maggior numero di documenti e di certificati, pagare tariffe consolari maggiori e attendere la risposta per un periodo più lungo. Così, nel 2024 i visti Schengen concessi ai russi sono stati più di mezzo milione, di cui il 90% per turismo. Nel 2019 erano stati 4 milioni, ma vi è stato comunque un buon aumento del 25% rispetto al 2023.
La situazione, come accennato, non è omogenea per i 29 Paesi dell’area Schengen, i quali coincidono in gran parte con gli Stati membri della UE. Nel 2024, infatti, la proporzione nel numero di rifiuti alle richieste di visto variava dall’1% al 65%. Le Repubbliche baltiche, la Polonia, la Norvegia, la Finlandia e la Repubblica Ceca hanno scelto la linea dura, con uno stop quasi generalizzato agli ingressi dei cittadini russi, tagliando la disponibilità di tutti i visti per i viaggi “non essenziali”.
Ostacoli aggirabili di fatto
Chi ottiene il visto ha diritto di recarsi in tutti i Paesi dell’area Schengen. Dunque può aggirare di fatto quegli impedimenti che danneggiano economicamente chi li ha stabiliti. Così, sebbene Bruxelles abbia chiesto agli Stati membri di analizzare più attentamente le richieste di visto dei russi, alcuni governi hanno deciso di essere di manica larga. Non solo i Paesi tradizionalmente turistici come l’Italia o la Spagna, ma anche l’Ungheria, che ha ampliato le esenzioni dal visto per russi e bielorussi, vedendo così l’aumento di un terzo del loro afflusso. Poi la Romania, che è tornata nuovamente a concedere loro i visti di breve durata.
I voli diretti fra UE e Russia sono stati sospesi subito dopo l’inizio della “operazione militare speciale” in Ucraina. Le compagnie aeree dei Paesi europei hanno di fatto ceduto un’immensa clientela alle compagnie concorrenti di Turchia, Azerbaigian e Armenia, alle quali si sono poi aggiunte quelle di Georgia e Serbia. Il viaggio da e verso la Russia è diventato più lungo e costoso, ma chi ha necessità di affrontarlo non ci rinuncia. E non si tratta solamente di turisti russi, ma anche di turisti europei che non ha smesso di voler visitare Mosca e San Pietroburgo e soprattutto uomini d’affari che non gettano via il proprio business solo perché così vorrebbero gli ultraeuropeisti.
La severità della Lettonia
Fra i Paesi più europeisti e più antirussi vi sono certamente le Repubbliche baltiche. Bisogna dunque citare le recenti uscire del ministro degli Interni della Lettonia Rihards Kozlovskis, il quale non gradisce il permissivismo sui visti e preferirebbe un blocco totale. Ha invitato i Paesi membri della UE a fare come Riga e a considerare un “dovere morale” limitare al massimo i visti per i russi. Secondo lui infatti il rischio della diffusione della propaganda o addirittura di sabotaggi, con l’arrivo dei turisti russi in Europa. Sostiene che ci troviamo già dentro una “guerra ibrida” nella quale non si può più procedere allo stesso modo di sempre. Kozlovskis ha quindi proposto di tornare a parlare della questione ai prossimi vertici dei Ministri degli Interni dei membri UE.
Francia sospettosa
Parigi stava applicando il suggerimento di Kozlovskis senza saperlo. È infatti recentemente emerso il dato su quanti visti e quanti accreditamenti diplomatici sono stati rigettati dal 2022: oltre 1200 richiedenti russi non li hanno ottenuti. Costoro volevano non solo recarsi in Francia come turisti, ma anche assistere a conferenze, ma su di loro sono ricaduti sospetti di essere possibili agenti o spie del Cremlino. Dal Ministero degli Esteri francese fanno sapere che tale “vigilanza consolare” è il frutto di estese consultazioni di sicurezza entro l’area Schengen. Nel frattempo Parigi ha anche espulso decine di funzionari russi, sempre nell’ottica di voler impedire che Mosca ricostruisca una rete di intelligence nel Paese.

Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.