Viaggio nel mondo dello spettacolo-1. Il comparto musica è tra i più martoriati dal Covid. Ceccarelli, Ceo di BMPConcerti: “Fermi da un anno, non tutti hanno ricevuto ancora i ristori e si rischia di perdere le realtà più piccole e tante professionalità deboli”.

Viaggio nel mondo dello spettacolo-1. Il comparto musica è tra i più martoriati dal Covid. Ceccarelli, Ceo di BMPConcerti: “Fermi da un anno, non tutti hanno ricevuto ancora i ristori e si rischia di perdere le realtà più piccole e tante professionalità deboli”.

19 Marzo 2021 0

L’Osservatorio dello Spettacolo Siae ha certificato il crollo del fatturato, causato dalla pandemia da Coronavirus e dai conseguenti lockdown, per il mondo dello spettacolo in Italia e per il diritto d’autore. I dati del comparto nel 2020 sono impietosi e coinvolgono sia cinema sia teatri e concerti. Il 70 per cento di eventi è stato cancellato (69,29%), gli ingressi si sono ridotti del 72,90%, la spesa al botteghino ha subito un decremento del 77,58%, (erano 2 miliardi e 800 milioni di euro nel 2019, l’anno scorso si sono fermati a 623 milioni). L’attività cinematografica ha registrato una diminuzione del 70,86% e un calo della spesa al botteghino del 71,55%. Per il teatro si sono volatilizzati il 70,71% degli ingressi rispetto al 2019 e si è calcolata una riduzione del 78,45% della spesa al botteghino. Per la musica però le perdite sono state le più consistenti, con una diminuzione dell’83,19% degli ingressi a cui corrisponde un crollo dell’89,32% della spesa al botteghino. Proprio partendo da questi dati abbiamo deciso di interpellare Alessandro Ceccarelli, Senior Agent, Consigliere Delegato e membro del consiglio di Amministrazione della società BPMCONCERTI srl una delle migliori realtà di booking italiane e anche una importante agenzia di talenti e produttrice di spettacoli.

Infografica – La biografia dell’intervistato Alessandro Ceccarelli

– Com’è effettivamente la situazione nel mondo dello spettacolo, per esempio nella Sua azienda e più in generale nel vostro comparto?

– Il nostro comparto è proprio uno fra i più martoriati dalle conseguenze della pandemia. La mia società opera non solo come agenzia di booking, cioè in sostanza “vendiamo” artisti, ma siamo anche produttori di spettacoli. Ecco, gli spettacoli sono fermi da un anno e la prospettiva di tornare a organizzare eventi grossi, cioè quelli ospitati nei teatri e nei palazzetti dello sport, è rinviata almeno al 2022 o comunque finché una fetta sufficiente di popolazione non sarà vaccinata. La scorsa estate vi era stata qualche manifestazione, ma sempre sotto le mille persone e sempre in maniera sporadica. Le tournée, quindi, sono rimandate a tempi futuri: si pensi al gruppo dei Pinguini Tattici Nucleari, che aveva partecipato al Festival di Sanremo del 2020 e che avremmo mandato poco dopo in tour nei palasport se non fosse scoppiata la pandemia; li abbiamo spostati al prossimo autunno, ma abbiamo la sensazione che saremo costretti a rinviare il primo concerto ancora più in là.

– Il patentino vaccinale potrebbe esservi di aiuto?

– Considerata la lentezza delle vaccinazioni e pensando al tempo che servirà per approvare una cosa come il patentino, è impossibile che entro fine 2021 si arrivi ad avere i permessi per organizzare gli spettacoli. In Gran Bretagna la campagna di vaccinazioni sta andando più rapidamente e il premier ha assunto posizioni precise, al punto che promette che alla fine di giugno tutto tornerà come prima o quasi, cioè daranno al via al maggior numero possibile di eventi che al momento sono bloccati. Probabilmente, però, in Italia queste sarebbero previsioni avventata. In altri Paesi vengono organizzati “concerti di prova” per verificare l’incidenza sui contagi. Vengono monitorati gli spettatori (i biglietti sono nominali) e i risultati sembrano incoraggianti: ad esempio a Madrid stanno facendo concerti nei teatri al 75% della capienza e non vi sono praticamente nuovi casi di infezione, dunque il distanziamento funziona.

– Avete avuto la possibilità di parlare col governo?

– Le nostre associazioni di categoria, come Assomusica, hanno costantemente cercato di dialogare col governo. Stiamo aspettando alcune risposte, come quella sui ristori, che non sono ancora giunti a un certo numero di aziende, specialmente piccole. C’è malumore nel nostro settore, che è molto largo e variegato e che dovrebbe cercare di fare maggiormente gruppo per dialogare più efficacemente con la politica. D’altro canto, l’ampiezza del nostro comparto fa sì che abbia un indotto rilevante, dando lavoro in modo indiretto alle agenzie di viaggio e al turismo, altro settore fortemente penalizzato. Ci sono risposte che attendiamo da ben prima della pandemia, per esempio quella sul riconoscimento del nostro operato come “culturale” e dunque meritevole dell’IVA al 4%, e non al 22% come oggi.

– In percentuale quanto coprono i ristori?

– Partiamo dalla considerazione che le multinazionali hanno fatto man bassa di ristori, e molti fra i più piccoli sono rimasti senza, destinati così a scomparire. Per quanto riguarda la nostra azienda, coi ristori abbiamo indicativamente coperto due terzi delle spese.

– I lavoratori dello spettacolo, cioè non l’artista in sé ma chi fa il necessario lavoro di contorno, rientrano nella vostra categoria? 

– Di solito non sono nostri dipendenti, e dipende comunque dal ruolo che hanno. Molti sono partite IVA o sono riuniti in cooperative, soprattutto i tecnici, i fonici e coloro che aiutano gli artisti sul palco, oppure quelli che in maniera sbrigativa vengono chiamati “facchini” ma che in realtà sono un elemento indispensabile per montare e smontare le produzioni; infine c’è il reparto sicurezza. Nel nostro settore tra le figure maggiormente penalizzate vi sono i tour manager, che normalmente sono partite IVA e hanno il compito altamente specializzato di organizzare tutte le fasi dello spettacolo: costoro non lavorano ormai da troppo tempo e molti hanno cercato una nuova attività per poter mandare avanti la famiglia; ne conosco personalmente alcuni che hanno trovato lavoro al supermercato o come corrieri.

– Rischiamo allora di perdere tutta una serie di professionalità?

– Purtroppo sì. Lo scopriremo quando riapriremo: vedremo quanti di loro avranno la voglia e la possibilità di ritornare. Rischiamo di perdere operatori specializzati di grande valore.

– E gli artisti hanno cercato di dare una mano?

– Gli artisti sono generosi per natura. Alcuni di loro hanno creato un fondo, mettendoci di tasca propria, per i lavoratori di cui raccontavamo prima. È impossibile aiutare tutti, ma qualcosa viene fatto. Un altro esempio: Manuel Agnelli che ci ha messo la faccia con flashmob e con interviste durante la prima manifestazione della Musica Che Gira. E poi anche gli artisti stessi sono stati penalizzati, specialmente quelli che vivevano di concerti e che da più di un anno non possono suonare, e anche gli emergenti sono stati colpiti fortemente perché non possono girare per far conoscere la propria musica.

– Potrebbe esserci un ritorno al mercato tradizionale dei dischi?

– In realtà no, in primo luogo perché gli artisti non stanno pubblicando materiale nuovo, ma lo stanno tenendo da parte per quanto si potrà nuovamente andare in giro e suonare live. Senza contare che il pubblico mediamente è stato impoverito dalla pandemia e ha meno soldi per acquistare i dischi, mentre il prezzo dei biglietti dei concerti probabilmente aumenterà. E sul fronte dei concerti, sono già stati occupati tutti gli spazi per gli spettacoli della primavera/estate del 2022, quindi vedremo come il pubblico si orienterà nella scelta dell’artista da andare a vedere. E nel 2023 forse torneranno pure gli artisti stranieri; non prima, perché le tournée mondiali vengono organizzate persino con un anno di anticipo, ma ora non è possibile capire in quali Paesi si potrà andare a suonare, quali permessi serviranno etc.

– In molti hanno chiesto il rimborso del biglietto per i concerti annullati a causa della pandemia?

– Meno di quanto si pensi. Per gli artisti italiani il pubblico ha reagito in maniera comprensiva; molti hanno dei fan si sono mostrati disposti a continuare a comprare il materiale o i biglietti dei concerti anche senza la sicurezza che possa essere effettuato. Il gruppo dei Pinguini Tattici Nucleari, di cui parlavamo prima, ha un pubblico molto fedele che non ha smesso di sostenerli. Eppure partivano con il grosso handicap di essersi visti cancellata proprio la prima data del tour post-Sanremo, che doveva iniziare il 29 febbraio – ma il blocco dei concerti è stato imposto subito prima: in pochi hanno chiesto il rimborso. Per i concerti degli artisti stranieri, invece, molti hanno chiesto indietro i soldi, anche perché il recupero di quei concerti è stato annunciato magari addirittura tra due anni.

Marco Fontana
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