Parola ad Ahmed Zubair Al-Senussi: “il sistema federale, unica via d’uscita per la Libia”
Al-Beida – “Mi chiamo Ahmed Zubair Al-Senussi e vengo dalla famiglia del Governatore della Libia. Nato nella città di Marsa Matrouh nel 1934, quando gli alleati trionfarono, siamo tornati nella nostra patria in Cirenaica. Ho vissuto e studiato qui, prima ad Al-Abyar e poi Bengasi. Nel 1957, mi sono diplomato in una Accademia militare in Iraq, dove ho vissuto per diverse circostanze fino al 1965. Quando sono tornato a Bengasi, sono stato nominato direttore degli affari sociali. Sono stato arrestato con l’accusa di aver pianificato una rivoluzione. Sono stato condannato alla pena capitale e ho trascorso 31 anni in prigione, inclusi nove anni in isolamento. Una volta rilasciato, sono rimasto a Bengasi e la mia vita è proseguita normalmente fino alla rivoluzione del 2011, quando sono stato nominato membro del Consiglio Nazionale d’Indipendenza. Poi un anno dopo abbiamo ceduto il potere al Congresso Nazionale”. Si racconta così Ahmed Al-Zubair al-Senussi, noto anche come Principe Zubeir Ahmed El-Sharif, pronipote di re Idris, l’unico monarca di Libia.
Il signor Ahmed Zubair Al-Senussi auspica che “la Libia raggiunga una formula stabile basata su solide fondamenta, perché il Paese continua a passare da un periodo di transizione ad un altro e questo non ci dà più speranza. Quando eravamo vicini alla stabilità nel 2012, abbiamo formato il Consiglio del Distretto della Cirenaica con cui chiedevamo un sistema federale come era la Libia ai tempi del Regno Unito. Abbiamo chiesto di formare un Parlamento o un Governo locale, ma sfortunatamente, io vedo oggi che le Nazioni Unite ci hanno trasmesso un cattivo modello di potere come è accaduto in molti altri Paesi. Per esempio, il Libano è oggi un paese ad un passo dal fallimento, a causa del sistema delle quote. Lo stesso sistema è stato trasferito in Iraq. Ed affinché il nostro Paese non subisca le stesse sorti dell’Iraq e del Libano, vogliamo che venga applicata la costituzione della Libia del 1951, la migliore che esiste in tutto il mondo arabo”.
Per quanto riguarda il nuovo esecutivo di Abdel Hamid Al-Dabaiba e Mohamed Al-Manfi, il pronipote di Re Idris non crede che riuscirà a risolvere tutti i problemi del Paese nordafricano in soli nove mesi. “Se i loro passaggi sono corretti, forse troveranno delle soluzioni. Altrimenti non ci sarà alcun cambiamento in Libia. Non conosco neanche Al Dabaiba, ma spero che riesca ad accompagnare il Paese verso la scelta del presidente e l’adozione della costituzione”. Ha sottolineato che “prima di tutto per il contesto storico, le circostanze e la differenza di pensiero tra di noi, non vogliamo Governi temporanei. Attualmente lo Stato non c’è, speriamo che il nuovo esecutivo sia composto da persone leali in grado di gettare le giuste basi per la costruzione di questo Paese”.
Ahmed Zubair Al-Senussi ricorda che la sua famiglia si è sempre attenuta alla Costituzione. “La famiglia reale era rappresentata da un re e un principe ereditario, ma il resto della famiglia Senussi erano normali cittadini. Ogni persona metteva a disposizione il suo potenziale scientifico e le sue capacità per aiutare lo Stato. Eravamo tutti vicini, gli uni agli altri, eppure non abbiamo preso alcun Ministero, né controllato il Parlamento, come accade nelle Monarchie del Golfo, dove ciascun reale ha poteri specifici”.

Il principe Al-Senussi crede fermamente che il sistema federale, come per Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti rappresenta l’unica soluzione concreta per la costruzione dello Stato Libico. “Abbiamo avanzato questa idea – ci dice – e siamo stati attaccati duramente. Ci hanno definito agenti. E alla fine, hanno introdotto il sistema delle quote, questo sistema fallito che ha già fatto cadere il Libano. In realtà, i funzionari attuali o futuri se vogliono riuscire nella costruzione dello Stato della Libia devono seguire il sistema federale per servire al meglio e garantire i diritti di ciascun cittadino”.

Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.