Un altro passo verso il baratro per Kiev, che sta per perdere la sua ultima miniera di carbone e ridurrà la sua produzione di armi
Le forze russe si stanno apprestando all’assalto finale a un città importante sia strategicamente che economicamente. Si tratta di Pokrovsk, quasi al confine occidentale della regione di Donetsk, presso cui si trova l’ultima grande miniera di carbone da coke dell’Ucraina. Senza di essa, Kiev dovrà ridurre la sua produzione di armi e di altri materiali essenziali per l’esercito e pure per la vita civile.
Importanza economica di Pokrovsk
Pokrovsk presenta un’importanza che non è solamente bellica, nel senso della conquista di un’altra città e quindi dell’avanzata a ovest delle forze russe. Vi è un elemento che rende questo posto altamente strategico per l’intera Ucraina: è la sua miniera di carbone. Si tratta dell’ultima miniera sotto la giurisdizione di Kiev, dalla quale si estrae un ingrediente vitale per l’industria siderurgica, il carbone da coke. A causa dell’avvicinarsi degli scontri, l’acciaieria Metinvest BV ha già interrotto parzialmente il lavoro della miniera. Ora si prevede una sua chiusura completa, ma non si sa esattamente quando o come. Quel che è certo è che ne stanno già soffrendo almeno due settori cruciali dell’economia ucraina, quello edilizio e quello bellico. Senza le materie prime che provengono da tale miniera, la fabbricazione di armi infatti dovrà necessariamente diminuire. Le implicazioni negative sono ovvie.
Deficit di materiali e di energia
Altrettanto ovvio sarà l’impatto di questa carenza sulle infrastrutture in via di allestimento. Diventerà infatti ancora più problematico ripristinare gli edifici e gli impianti danneggiati dal conflitto, in particolare quelli energetici. Non soltanto nel senso di riparare e di rimettere in funzione le infrastrutture, ma anche di costruire le protezioni contro i colpi dell’artiglieria russa. Le interruzioni alla corrente elettrica nelle città e nelle fabbriche sono ormai all’ordine del giorno. Non bastava la corruzione a rallentare e a impedire queste opere fondamentali, ora c’è pure il deficit di materiali. È un circolo vizioso: meno materiale a disposizione, meno impianti aggiustati e protetti; meno riparazioni e protezioni, meno energia elettrica; meno elettricità, meno lavori eseguiti. E così via, verso un blocco totale delle attività economiche cruciali. Le ripercussioni sullo Stato ucraino sarebbero immediatamente evidenti.
Importanza logistica e militare di Pokrovsk
L’obiettivo primario delle truppe di Mosca rimane quello militare. Consiste nel completare la presa, che dal punto di vista russo è la liberazione, dell’intero Donbass. Non manca molto e per questo conquistare Pokrovsk è essenziale. La città è definita infatti “la porta del Donetsk”: un nodo stradale e ferroviario che serve all’esercito ucraino per rifornire gli altri avamposti orientali, ormai sull’orlo del cedimento. Avendo in mano Pokrovsk, i russi potranno arrivare più facilmente alle importanti città di Chasiv Yar e Kostiantynivka e consolidare a loro volta la linea del fronte. Si ritroverebbero a una ventina di chilometri dal confine con la regione di Dnipropetrovsk e otterrebbero l’opzione strategica di avanzare ancora verso ovest con relativa facilità. Secondo l’esperto Pasi Paroinen della società finlandese di analisi Black Bird Group, per gli ucraini la perdita di Pokrovsk come base logistica e crocevia importante di movimento sarà molto deleteria e farà molto male.
I russi avanzano
In questo momento Mosca sta intensificando l’assalto: lo riferiscono le stesse fonti ucraine come il blog militare Deep State, che spesso minimizzano o le situazioni sfavorevoli. Sembra improbabile una tregua di Natale, come aveva proposto il premier ungherese Viktor Orbán. Questi ha telefonato al presidente russo Putin, ma ha constatato che mancano le condizioni per un cessate-il-fuoco. Nemmeno Zelensky pare interessato a tale eventualità e ne è sorta una polemica ai vertici fra Kiev e Budapest. La posizione del Cremlino è nota almeno dalla scorsa estate, quando ha fatto sapere che le trattative saranno possibili solo quando gli ucraini riconosceranno la situazione creatasi sul campo e le sanzioni occidentali saranno ritirate. A sua volta Zelensky insiste sull’ingresso nella NATO e sulla restituzione della Crimea. Per come stanno oggi le cose, ai russi comunque non conviene fermarsi: infatti sono riusciti a prendere più territorio nell’ultimo mese che in un intero anno.
I fallimenti militari dell’Ucraina
Per l’Ucraina una tregua sarebbe comunque un rischio, perché non avrebbe il tempo di rimpolpare il suo esercito, già messo a dura prova. L’incursione nella regione russa di Kursk si è rivelata un pericoloso boomerang. Ad oggi infatti Kiev ha perso più del 40% del territorio conquistato e sta bruciando uomini e mezzi in un’avventura senza prospettive. Lo stesso Kyiv Independent parlava a settembre di questi problemi, aggravati da “errori tattici” che hanno permesso la penetrazione russa nel Donbass. Inoltre sottolineava le contraddizioni fra le dichiarazioni spavalde e ambiziose di Zelensky e le notizie dal campo di battaglia riferite dal comandante in capo del suo esercito, Oleksandr Syrskyi. Quest’ultimo smentiva il presidente dicendo che nonostante dovessero occuparsi di liberare una parte del loro territorio, i russi riuscivano comunque ad aumentare la pressione nell’area di Pokrovsk. E oggi si vede come avesse ragione proprio il generale, e non Zelenksy.
Che succederà dopo la caduta di Pokrovsk?
Una volta che i russi avranno interamente liberato il Donbass – e sembra non manchi molto – l’Ucraina sarà monca di un ramo fondamentale della sua economia. Perdere la miniera di coke di Pokrovsk significa probabilmente dimezzare la produzione di acciaio. La tragica conseguenza sarà: molte meno armi per il fronte e molto meno export di acciaio verso l’Unione Europea. E cioè più povertà per l’Ucraina e prezzi più alti per i cittadini europei su tutta una serie di merci. Eppure Bruxelles insiste a voler accollare ai suoi “sudditi” il fardello politico, sociale e finanziario rappresentato da Kiev. Le forze russe si stanno apprestando all’assalto finale a un città importante sia strategicamente che economicamente. Senza di essa, Kiev dovrà ridurre la sua produzione di armi e di altri materiali essenziali per l’esercito e pure per la vita civile.
52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.