I mercenari americani in Ucraina: ci vanno ex militari, chi ha problemi legali e chi non ha un futuro in patria
Gli americani che vanno oggi a combattere per l’Ucraina sono soprattutto ex militari e altri che scappano dai problemi in patria. Anche di natura legale. E spesso questi ultimi non hanno esperienza militare e diventano per davvero soldati di ventura.
Quanti mercenari americani morti in Ucraina
A dare assistenza e notizie riguardo ai “volontari” statunitensi presenti in Ucraina è la R.T. Weatherman Foundation. Questa fondazione di beneficienza si impegna infatti per far avere ai feriti cure mediche oppure per evacuarli e farli tornare in America, oltre a rimpatriare anche le salme dei caduti e a rintracciare i dispersi. Il governo di Washington non vuole saperne nulla. Anzi, cerca di evitare qualunque accenno a un confronto diretto fra combattenti americani e soldati russi. Per questo motivo non dà alcun tipo di supporto ai suoi cittadini che hanno scelto di andare a servire il governo di Kiev, i quali dunque si recano là a proprio rischio e pericolo, senza alcun collegamento formale con le autorità statunitensi.
Risulta difficile fare una stima precisa del numero di quanti sono partiti, quanti sono rimasti o invece ritornati a casa, e quanti morti. Nella capitale ucraina hanno allestito una mostra dedicata agli stranieri che combattono contro i russi. Si trova al Museo della storia dell’Ucraina nella Seconda Guerra mondiale, il cui curatore Yuriy Horpynych ha contato diverse migliaia di americani all’interno delle forze del suo Paese. Di essi, finora almeno 92 sono deceduti.
Flusso di mercenari diminuito ma costante
Fonti russe parlano di circa 20mila mercenari in Ucraina, provenienti da vari Paesi del mondo. Molti di essi sono sudamericani. Vengono anche dalla Gran Bretagna, dalla Polonia, dal Canada e appunto dagli Stati Uniti. Negli ultimi tempi l’afflusso di questi ultimi nelle file delle forze ucraine è rallentato, probabilmente a causa del cambio netto della retorica di Washington nei confronti del Cremlino. In altre parole, la propaganda antirussa che sotto la presidenza Biden raggiungeva livelli quasi estremi, con Trump si è affievolita e ha quindi smesso di eccitare le menti di certi americani.
Fra coloro che si sono imbarcati di recente nell’avventura della guerra, un numero sempre maggiore è composto da individui privi di esperienza militare o al contrario da veterani congedati per motivi di salute che sentivano la mancanza del campo di battaglia. Costoro però rifiutano di schierarsi a fianco degli uomini ucraini portati dalla mobilitazione forzata, che spesso non sono addestrati adeguatamente e nemmeno motivati, ma anzi sono disposti a disertare.
Chi sono i “volontari” USA
Mercenari, foreign fighters, combattenti stranieri, contractors… la stampa occidentale ha dato nel corso degli anni vari nomi a questo genere di avventurieri, anche se ultimamente preferisce usare il termine con accezione positiva di “volontario”. Si possono certamente fare delle distinzioni sul piano giuridico, ma ciò che li accomuna è il partire per un Paese straniero che formalmente non è alleato del proprio e combattere una guerra che non è la propria. Ed essere pagati per farlo.
Negli ultimi tempi è aumentato negli USA il numero di coloro che lo fanno perché sono ex galeotti o perché scappano da situazioni spiacevoli come le pendenze giudiziarie di natura penale. Per il governo di Kiev non fa molta differenza. Vi sono altresì gli idealisti che credono di battersi per la libertà e la democrazia, ma quello era stato un fenomeno della prima ora, prosciugatosi relativamente in fretta. In maggior parte sono uomini motivati dal guadagno promesso e da quello che pensano di ottenere coi traffici che possono derivare dal mercato nero o da altri elementi tipici di un conflitto armato. Chi sopravvive alle ferite, comunque, deve poi vedersela con lunghi periodi di isolamento, magari confinato in un ospedale ucraino in cui non conosce nessuno, nemmeno la lingua, in attesa che un ente di beneficienza si occupi di lui.
Trump pensa a come utilizzarli al meglio
Il presidente americano Donald Trump starebbe accarezzando l’idea di ricorrere alle compagnie militari private per agevolare la realizzazione dei suoi piani sull’Ucraina. L’obiettivo, si sa, è il cessate-il-fuoco e poi l’accordo di pace: gli USA e gli alleati NATO vorrebbero che Kiev ci arrivasse nella posizione più forte possibile. Essendo a corto di uomini e di mezzi, ecco che i mercenari vengono in aiuto. Sono infatti utili nell’edificare le difese ucraine e soprattutto la difesa degli interessi economici americani, come quelli che riguardano l’accordo sui minerali e le risorse naturali siglato da Washington la primavera scorsa.
Se ne dovrebbe occupare in particolare Erik Prince, il fondatore della famigerata Blackwater, che è stato visto di recente a Kiev. Tuttavia è alta la consapevolezza della pericolosità dei mercenari. Da asso nella manica possono trasformarsi in jolly impazzito, una volta ritornati nei rispettivi Paesi dopo aver “servito” in un conflitto moderno di trincea faticoso e complesso come quello ucraino. Rischia l’America e rischia anche l’Europa, se aggiungiamo al conto il traffico degli armamenti sottratti ai pacchetti di aiuti e finiti in mano alle organizzazioni criminali.

52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.

