La corruzione endemica di Kiev lascia senza energia gli ucraini, lo dicono i media occidentali
La corruzione endemica dell’apparato statale ucraino non ha effetti soltanto sulla difesa e sull’esercito al fronte, ma anche sulle infrastrutture energetiche del Paese. Oggi gli ucraini rischiano seriamente di passare un inverno al buio e al freddo. E non dovranno prendersela solo con l’artiglieria russa.
Lavori non fatti o fatti male
Per questa tetra prospettiva la colpa ricade soprattutto sui funzionari che non hanno voluto o saputo costruire in tempo le protezioni per le sottostazioni, lasciandole esposte agli attacchi. E ora che siamo entrati nella stagione fredda, gli effetti delle interruzioni di corrente si sentono eccome. Ma si poteva intervenire puntualmente: erano a disposizione tanti mesi e tanti finanziamenti degli alleati. Anzi, sono venuti ad aiutare direttamente in loco ingegneri ed esperti da USA, Regno Unito, Germania e Giappone. E pure non è bastato. Si sarebbe trattato, dicono le autorità, di un lavoro da 1,4 miliardi di euro, ma qualcosa evidentemente è andato storto oppure non è stato fatto veramente. Oggi Kiev accusa Mosca di aver distrutto o danneggiato pesantemente l’80% delle infrastrutture energetiche nazionali, sebbene i russi affermino di prendere di mira solamente gli impianti che servono la produzione bellica.
Accuse in aumento
Le accuse ai funzionari governativi arrivano proprio da esponenti dell’apparato statale. Ad esempio, da parte dei collaboratori dell’ex capo dell’Agenzia di Ripristino e Sviluppo delle Infrastrutture Mustafa Nayyem, secondo cui l’effettiva costruzione dei bunker di protezione è stata ritardata o interrotta perché il governo non ha pagato le imprese, pur potendolo fare. Oppure a causa della mancata dazione di tangenti agli emissari dell’ufficio del premier. Le voci di corruzione agli alti livelli si moltiplicano e si sovrappongono. Le ha raccolte niente meno che il quotidiano britannico The Times, che espone apertamente un tema che per gli europei filo-ucraini è quasi un tabù. Il successore di Nayyem all’Agenzia, Serhii Sukhomlyn, rivela che le imprese appaltatrici si attendevano dei ricavi troppo elevati, mentre il Ministero non dava loro fondi sufficienti per delle opere fatte bene.
Avvertimenti e dimissioni
Pare che alcune imprese abbiano addirittura preso dei prestiti per svolgere almeno il minimo indispensabile. Oppure hanno semplicemente adattato i progetti ai fondi disponibili, inferiori al previsto, così come inferiore (o nullo) è stato il risultato e dunque la difesa contro gli attacchi. Quindi le strutture protettive sono ben lontane dal livello a cui dovrebbero essere ora. Ma ciò non dovrebbe stupire, se pensiamo che in estate il quotidiano tedesco Die Welt avvertiva del rischio per le città ucraine di passare in inverno senza luce e senz’acqua. Il giornale citava le dichiarazioni del ministro dell’Energia German Galushchenko, che conosceva già la gravitò della situazione. Lo stesso Nayyem si era dimesso a giugno proprio in segno di protesta contro le inadempienze del governo rispetto ai progetti indispensabili. Per lui, da Kiev volevano tenersi i fondi e allora creavano degli ostacoli burocratici alla loro distribuzione.
Colui che “supervisiona”
Ed ora le pesanti accuse contro Kyrylo Tymoshenko, che fino a gennaio 2023 era il vicecapo dell’ufficio presidenziale. Oggi “supervisiona” i progetti edilizi e di ricostruzione finanziati dal governo, ma lo fa ricorrendo alla concussione. A quanto dicono, pretende dalle aziende in gara negli appalti il 10% per far ottenere l’approvazione. In alternativa, chiede anche somme ingenti alle compagnie che gradirebbero far inserire il loro nome nei programmi di visite regionali di Zelensky. Gli informatori dentro il governo descrivono Tymoshenko come colui che si presenta da “porta di ingresso” per vincere gli appalti edilizi o per essere selezionati nei relativi progetti. Il portavoce dell’interessato nega tutte le accuse e rimanda alla magistratura le eventuali valutazioni in merito.
Corruzione diffusa e profonda
Appena due settimane fa France24 scriveva: Lo sforzo di ricostruzione in Ucraina fornisce nuove opportunità di corruzione e di arricchimento personale. Non si limitava a lanciare una generica accusa, ma riportava uno degli esempi raccolti ultimamente, quello della Neo-Eco, azienda francese che aveva tentato di prendere un appalto per le riparazioni e le ricostruzioni nell’ambito del programma governativo ucraino nella città di Gostomel. Gli uffici locali dell’amministrazione militare hanno però cominciato a chiedere di trasferire denari sui loro conti, giustificandosi con il presunto incarico di dirigere direttamente i lavori. Si consideri che al progetto erano allocati ben 20 milioni di euro di finanziamenti privati. Il responsabile della Neo-Eco Bart Gruyaert ha subito capito l’antifona e ha rifiutato. Così l’iniziativa è stata immediatamente rallentata dalla burocrazia con svariati pretesti, il tutto pur di convincere i francesi a sganciare mazzette. Alla fine la Neo-Eco ha rinunciato.
Le valutazioni degli esperti
La massa di casi raccontati dai media occidentali conferma perché l’Ucraina si trovi così in basso nella classifica internazionale del Transparency International sulla corruzione percepita: nel 2023 era al 104esimo posto su 180 Paesi. Denuncia lo Wilson Center, prestigioso think tank con sede a Washington: l’Ucraina in guerra deve occuparsi della minaccia della “corruzione strategica”. Descrive poi la situazione con parole ottimiste, fumose e filosofiche, ma infine dice chiaramente: La corruzione nella gestione nazionale abbraccia molte forme di abuso di posizioni ufficiali per guadagni personali. Conflitti di interesse, nepotismo, riciclaggio di denaro, truffe, bustarelle, peculato, estorsioni, tutto ciò è incluso nella corruzione nel governo. Come per l’elettricità e l’energia, avverte che tale marciume interno può generare dinamiche politiche o economiche che danneggiano la sicurezza del Paese fino a un livello tale da cambiare gli equilibri internazionali. E conclude esortando Kiev ad agire in fretta contro tale fenomeno.
Ucraina non pronta per essere membro UE
Della corruzione diffusa e incancrenita riferiva al Pentagono ad agosto l’ispettore generale del Dipartimento della Difesa americana Robert Storch. Ha parlato, tra l’altro, dell’apertura di 57 indagini su frodi e irregolarità nella distribuzione e persino di traffico di armi. Un mese fa il funzionario spiegava alla stampa che la corruzione continua a complicare gli sforzi dell’Ucraina di conseguire le sue aspirazioni di ingresso nella UE e nella NATO, facendo anche riferimento ai numerosi scandali che hanno afflitto il Ministero della Difesa. E sebbene ancora a luglio Zelensky vantasse i progressi del governo nel contrastare il fenomeno, tornano in mente le parole dell’ex presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, che definiva Kiev “non ancora pronta all’adesione”, stante il bisogno di estensive riforme interne e il grosso ostacolo della corruzione.
Eppure a Kiev gli aiuti generosi non mancano
Da questo orecchio, tuttavia, l’attuale Commissione Europea è totalmente sorda. Anzi cieca, perché non guarda le denunce circostanziate e i casi già appurati di sparizioni e appropriazioni di miliardi di dollari o di euro, oltre al sistema di favoreggiamenti e tangenti che regna sovrano a Kiev. E con cieca convinzione la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha lodato “i progressi impressionanti” compiuti dagli ucraini nelle riforme chieste dalla UE. Ha persino dato una valutazione positiva del Paese per l’ottenimento della tranche da 4,1 miliardi di euro nel quadro dello “Strumento per l’Ucraina”, il programma di finanziamenti che nelle intenzioni di Bruxelles deve sostenere il funzionamento della pubblica amministrazione di Kiev e la sua stabilità macrofinanziaria. Quindi la Commissione si ritiene soddisfatta da Kiev in diverse aree di riforma, quali il mercato del lavoro e dell’energia, il clima imprenditoriale, la protezione ambientale e la lotta alla corruzione.
Soldi anche dalla Banca BERS
Anche la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) nel 2024 ha iniettato parecchio denaro in Ucraina: 1,3 miliardi di euro in 46 progetti di energia, sicurezza alimentare, commercio e infrastrutture. Il responsabile regionale della banca Arvid Tuerkner sostiene che date le circostanze la priorità va a ciò che concerne l’energia. Poi afferma che Kiev deve rafforzare le misure anti-corruzione e combattere contro la tendenza delle autorità fiscali ucraine a tartassare gli imprenditori, che spesso ricevono pressioni e intimidazioni per dare tangenti. A questo scopo la banca appoggia presso l’Agenzia di Ripristino progetti di formazione alla lotta contro la corruzione. La corruzione endemica dell’apparato statale ucraino non ha effetti soltanto sulla difesa e sull’esercito al fronte, ma anche sulle infrastrutture energetiche del Paese. Oggi gli ucraini rischiano seriamente di passare un inverno al buio e al freddo. E non dovranno prendersela solo con l’artiglieria russa.
52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.