Moldavia: il governo ottiene ancora soldi dalla UE, ma i cittadini protestano

Moldavia: il governo ottiene ancora soldi dalla UE, ma i cittadini protestano

13 Novembre 2022 0

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen si è recata in visita ufficiale a Chișinău, capitale della Moldavia, dove ha incontrato la presidente moldava Maia Sandu. Nel suo breve viaggio è stata accompagnata dalla Commissaria per l’energia, l’estone Kadri Simson: scopo della visita era proprio quello di offrire supporto nella spinosa questione delle forniture energetiche, che potrebbe risultare fatale al governo moldavo filo-UE. Le proteste di piazza, infatti, stanno proseguendo in maniera costante da metà settembre e non accennano a fermarsi. Dopo mesi di inflazione galoppante, che a ottobre ha raggiunto una cifra record superando il 34%, il governo non è riuscito a porre un freno all’aumento dei prezzi e non ha nemmeno intenzione di rinegoziare il contratto di fornitura di gas con la Russia: con la stagione fredda che incombe, l’incertezza sul rapporto con Gazprom rappresenta il pericolo maggiore per la tenuta del governo europeista della premier Natalia Gavrilița. La popolazione inoltre è divisa sull’atteggiamento da tenere rispetto alla neutralità nel conflitto ucraino e più in generale in politica estera: buona parte dei moldavi vuole rimanere equidistante o è apertamente a favore della Russia, con la quale non vuole tagliare i legami culturali ed economici che sussistono ancora dopo la fine dell’Unione Sovietica. La settimana scorsa, 50mila persone sono accorse verso il centro della capitale per chiedere elezioni anticipate. La protesta è stata organizzata dal partito di opposizione ȘOR, che ha lamentato il comportamento repressivo della polizia, la quale avrebbe cercato di impedire lo svolgimento della manifestazione. A Bruxelles hanno dunque pensato fosse giunto il momento di intervenire con ingenti aiuti finanziari per placare la situazione.

La domanda di adesione della Moldavia all’Unione Europea è stata recentemente accettata dalla Commissione, che le ha concesso lo status di “candidato ufficiale”. Oggi però gli annunci di inclusione e i proclami ideologici di europeismo non bastano a sfamare i cittadini, così occorre puntellare in maniera concreta la stabilità della presidenza Sandu e del governo Gavrilița. Come dichiarato dalla stessa von der Leyen, finora la UE ha dato alla Moldavia 840 milioni di euro sotto forma di prestiti e di finanziamenti a fondo perduto. Adesso verranno assegnati altri 200 milioni, disponibili dal prossimo gennaio metà in prestito e metà come sovvenzioni, in particolare per l’acquisto di gas. Per fare buon peso, ci sono pure una cinquantina di milioni di euro come budgetary support. Non male per il Paese che contende all’Ucraina il primato di “più povero d’Europa”. Nel suo comunicato ufficiale a conclusione del vertice, la presidente della Commissione non lesina parole calorose e incoraggianti: Sono molto lieta che la Moldavia sia oggi un Paese candidato per l’ingresso nell’Unione Europea. Ve lo meritate. Si tratta di un chiaro riconoscimento per la risoluta agenda moldava europeista e orientata alle riforme. E aggiunge: La Moldavia è parte della nostra famiglia europea. E una famiglia deve stare unita quando i tempi diventano duri e difficili. Così, è bastato che Maia Sandu entrasse in carica meno di due anni fa per rendere la Moldavia meritevole di essere accolta nel consesso europeo e per concederle generose sovvenzioni nonostante i problemi endemici di PIL e di stabilità politica. Oggi Bruxelles la vuole fortemente nella grande famiglia europea, il cui calore e la cui solidarietà l’Italia sta felicemente sperimentando da anni.

Fino a due anni fa, invece, la Moldavia non meritava l’affetto della von der Leyen, perché il suo presidente era il filo-russo Igor Dodon, in carica dal 2016 al 2020 e oggi accusato di essere “a libro paga” del Cremlino.  300mila euro ricevuti da Mosca fra ottobre 2021 e aprile 2022 per rappresentare gli interessi russi in Moldavia: a smascherare Dodon è stata RISE Moldova, organizzazione finanziata niente meno che dalla Open Society Foundations di George Soros e dal Bureau of Democracy, Human Rights and Labordel Dipartimento di Stato americano. Insomma, la morale è sempre quella: vanno bene solo i finanziamenti degli Stati Uniti e quelli dello speculatore-filantropo Soros, va bene che la UE inondi di centinaia di milioni di euro un Paese che non è ancora membro; tutto ciò deve essere considerato normale e desiderabile, mentre in tutti gli altri casi occorre stracciarsi le vesti. Dodon comunque ha negato le accuse, descrivendole come un tentativo di deviare l’attenzione dai problemi urgenti del Paese: Questo materiale fabbricato ad arte contiene una miscela di bugie, approssimazioni e interpretazioni con l’intenzione maliziosa di servire obiettivi di propaganda. E c’è invece chi i soldi ai Paesi stranieri li chiede apertamente: il primo ministro Natalia Gavrilița ha infatti intenzione di pregare la UE di dare 450 milioni di euro per l’emergenza che deriverebbe dalla possibilità – secondo lei altissima – che Gazprom tagli le forniture di gas. Al quotidiano americano “Politico”, la premier ha descritto lo scenario peggiore,  quello in cui la Russia stacca completamente la spina dell’energia alla Moldavia: Le relazioni future dipendono molto dagli sviluppi della guerra (…)Dipende dal modo in cui il conflitto verrà regolato e da come cambierà la Russia.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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