Ue ed Ursula Von Der Leyen : una nomina antistorica
Nel mese scorso si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo che hanno mostrato una tendenza verso una forma di politica più partecipata. In Francia la crescita del RN di Marine le Pen ha creato un’opposizione che ha dato luogo a nuove lezioni nel tentativo di bloccarne la corsa verso il premierato.
Per realizzare questo obiettivo il presidente Emmanuel Macron ha creato a sua volta un richiamo a tutti i partiti con l’obiettivo di fermarne la crescita. Il risultato di fermare Le Pen è stato raggiunto ma ha creato un’aggregazione funzionale all’unico obiettivo di fermarla. Senza nessuna proposta politica condivisa; l’aggregazione ha cominciato così a dare evidenza alle diversità di pensiero che erano state mascherate dall’unico obiettivo rendendo la Francia difficilmente governabile.
Questa divisione avrà effetti sugli equilibri del nuovo Parlamento europeo. Gli altri paesi hanno mostrato un conflitto interno che ha portato ad aggregazioni di opposizione alla vecchia governance della UE.
Un clima di ostilità
In questo clima di crescente ostilità si sono svolte le elezioni del nuovo parlamento Europeo e la nomina poi del nuovo Presidente. In realtà il candidato era uno solo, senza alternative: Ursula von der Leyen. Già questa situazione dimostra un’incapacità di andare verso il nuovo in un mondo che cambia rapidamente. Un momento storico in cui si richiede una nuova anima ed un nuovo pensiero per potere fare fronte alle sfide dell’ambiente fortemente mutevole e caratterizzato da con una forte dialettica fra le parti per evitare l’immobilismo catatatonico del precedente Parlamento e del suo rinnovato Presidente.
L’Europa ha manifestato nella sua governance un appiattimento verso decisioni esterne che l’hanno resa fortemente dipendente dalla posizione assunta in questi anni dagli Stati Uniti. Una scelta che ha determinato il venire meno dell’autonomia di pensiero e la creatività politica necessaria per creare un bilanciamento positivo che potesse rendere l’Europa un soggetto politico con una sua identità e non solo un utile esecutore di politiche altrui.
La sudditanza
Ursula von der Leyen ha impersonificato perfettamente questa sudditanza priva di slanci creativi in grado di far mettere a terra i problemi veri, non accontentandosi di posizioni autoteferenziali perdenti. In questo senso la scelta caduta ancora sulla riconferma della presidente uscente risulta una pericolosa scelta antistorica, volta a replicare una forma di immobilismo dipendente ed insensibile ai cambiamenti necessari per evitare che l’Europa venga trascinata verso una crescente instabilità.
Il precedente quinquennio ha fatto maturare nel mondo una forma di crescente bipolarismo, con una forma di collasso del mondo occidentale tenuto fermo da una politica avvitata su se stessa, convinta ancora di vivere in un mondo unipolare. La crescita dei Brics è stata vistosa ed ha creato una crescente aggregazione di nuovi stati che si pongono in alternativa come forza di governo alla cultura coloniale dell’occidente che ha spesso visto forme non più accettabili di colonialismo imperante.
Il contrapporsi di forze
La posizione del mondo pone a confronto una forza che sta crescendo ed una forza antagonista che sta perdendo unità e potere politico. In questo senso la guerra in Ucraina seguita all’invasione da parte della Russia ha dato forma alle diverse aggregazioni tra Occidente e resto del mondo. Soprattutto ha reso evidente che uno scontro dei due mondi sarebbe fatale proprio per l’Occidente medesimo.
I condizionamenti posti dalla politica Usa sono stati scrupolosamente eseguiti da un Presidente europeo, Ursula von der Leyen, che si è comportata come un funzionario della Casa Bianca. Utilissima nel prendere ordini e eseguirli scrupolosamente senza il minimo dubbio sulla loro funzionalità a risolvere i problemi Comunitari e non peggiorarli invece. Questo si è visto con il pericoloso deteriorasi dei rapporti con la Cina. Senza provare a mantenere un equilibrio che consenta di stare a galla in un mare in tempesta di cui sembra che non ci si voglia rendere conto.
Autismo politico
Si è venuto a creare una forma di governance autistica e ripetitiva, incapace di quella fantasia funzionale a creare alternative decisionali rispetto ad una governance americana che cominciava a dare evidenza alle difficoltà del presidente Joe Biden. In tutti questi frangenti Von der Leyen ha mostrato di avere un modello culturale di rigidità decisionale, di incapacità di muoversi con una sua autonomia rendendo l’Europa sempre più ostaggio di un burattinaio superiore, che la guidava senza riscontrare alcun anticorpo di resistenza o dibattito e confronto.
Questo modello decisionale è inidoneo ad affrontare il mondo che cambia a partire dagli Usa dove la possibile vittoria di Donald Trump potrebbe, per ora a parole, cambiare il quadro complesso dei sistemi decisionali. Processi che ripeto dovrebbero essere affrontati con una cautela creativa in grado di seguire le varie posizioni, senza farsi intrappolare dalle decisioni a vantaggio di altri.
Flessibilità e creatività nella politica Ue
Solo attraverso questa strada l’Europa può aspirare ad avere una sua autonomia ma le condizioni strutturali del suo Presidente non lo permettono. Ursula von der Leyen purtroppo non ha nè flessibilità, nè creatività politica, nè libertà di pensiero e la natura umana difficilmente cambia.
In questa situazione bisognerebbe seguire il consiglio di Seneca:
…se non puoi governare il vento e non puoi governare il mare devi almeno governare le vele.
Von Der Leyen per queste ragioni è una scelta antistorica cioè inadeguata a governare le vele di una barca che ha tutti i presupposti di sbandare e finire alla deriva.
È Dottore commercialista, revisore contabile e Professore ordinario di Economia Aziendale, Università Bocconi. Docente senior dell’Area Public Management & Policy della SDA Bocconi. Ha insegnato presso l’Università di Parma e Trento. È stato visiting professor alla Harvard Business School e alla Harvard School of Public Health.
Ha rivestito il ruolo di membro della Commissione sul riordino dei sistemi di controllo presso il Dipartimento della Funzione Pubblica; componente dell’Accademia Italiana di Economia Aziendale e della Società Italiana di Storia della Ragioneria; membro del Comitato scientifico nazionale di Legautonomie; membro del Comitato scientifico dell’European Centre for Public Affairs, Bruxelles; membro del Consiglio Generale della Fondazione Cari-Parma e membro del Comitato editoriale delle riviste Azienda Pubblica ed “Economia & Management”.
Membro del Comitato Scientifico Editoriale della Rivista “Azienda Pubblica”, Maggioli Ed., Rimini , della Rivista “Economia & Management” RCS Ed. Milano, “Quaderni di ricerca sull’Artigianato”, Mestre , della rivista “Finanza” , Roma, Membro del comitato scientifico della rivista “I controlli nelle società” dell’Ordine dei Dottori commercialisti di Milano.
E’ stato membro della Commissione sui principi contabili delle amministrazioni pubbliche presso il Ministero dell’Interno