Rutte sminuisce la Russia, ma chiede ancora soldi per le armi all’Ucraina. Solo metà dei membri NATO aderisce

Rutte sminuisce la Russia, ma chiede ancora soldi per le armi all’Ucraina. Solo metà dei membri NATO aderisce

20 Ottobre 2025 0

Al vertice dei ministri NATO il segretario generale Mark Rutte ha parlato della Russia come di un Paese incapace e impotente, ma poi la definisce un pericolo nefasto per l’Europa. E allora date, signori, date! Servono soldi per le armi americane da girare a Kiev. Per adesso appena la metà dei membri dell’Alleanza si è impegnato a pagare.

Il meccanismo PURL

Alla riunione NATO del 15 ottobre si sono aggiunti altri Stati all’iniziativa di acquisto degli armamenti per l’Ucraina, il cosiddetto Prioritised Ukraine Requirements List (PURL). Con esso i membri europei dell’Alleanza Atlantica e il Canada si impegnano ad accollarsi l’assistenza militare di Kiev comprando le armi prodotte dall’industria americana. Rutte spiega che le principali necessità dell’esercito ucraino possono essere soddisfatte solamente grazie agli strumenti di cui dispongono gli USA, ad esempio i sistemi di difesa antiaerea Patriot. Inoltre, mentre gli arsenali europei sono rimasti quasi vuoti dopo tre anni di continue cessioni a beneficio di Kiev, quelli americani hanno ancora qualcosa da cedere, sebbene non più a titolo gratuito.

I filo-ucraini più intransigenti lamentano le tempistiche lunghe con cui si esplica il meccanismo. Tra l’ordine piazzato dagli alleati e l’effettiva consegna da parte degli americani può passare del tempo, un elemento che per gli ucraini è prezioso quanto le armi stesse. Ma a Trump più che aiutare Kiev interessa lucrare sulle vendite. Ed è proprio questo uno degli aspetti della filosofia del MAGA: pensare all’interesse nazionale e conservare il denaro dei contribuenti per quelle iniziative estere che portino guadagni materiali al Paese.

Chi aderisce e chi no

Sei Paesi avevano aderito al PURL quest’estate, con un investimento da 2 miliardi di euro: Canada, Danimarca, Germania, Norvegia, Olanda e Svezia. La scorsa settimana Rutte ha annunciato che a far parte del gruppo di assistenza mè già la metà dei membri NATO. Infatti si sono aggiunti altri dieci Stati, ma il segretario ha taciuto i loro nomi. Alcuni di loro si possono dedurre dal tono delle dichiarazioni e dalla loro stessa ammissione, come nel caso di Belgio, Estonia, Finlandia, Lituania e Lettonia. Anche il Regno Unito ha comunicato di essere intenzionato ad aiutare l’Ucraina mediante il PURL.

Restano invece fuori membri di livello come Francia, Italia e Spagna, contro i quali piovono le critiche dei filo-ucraini. Il ministro della Difesa finlandese Antti Häkkänen ha esortato tutti e 32 i Paesi dell’Allenza Atlantica a prendersi la propria “giusta parte di fardello” perché secondo lui “ciascuno dei trovare il denaro poiché questo è un momento cruciale”. Roma, Madrid e Parigi però hanno già i loro problemi a trovare i soldi per raggiungere il nuovo obiettivo di spesa per la difesa – quale fissato dalla NATO – e a far quadrare i conti del bilancio statale. Dal canto suo, la Francia asserisce che i soldi degli europei vanno investiti nell’industria bellica europea, non in quella americana.

Ma questa Russia è forte o no?

Rutte fa dichiarazioni contraddittorie, che hanno un senso solamente se si considera che l’obiettivo dei vertici europei è convincere i cittadini alla militarizzazione del continente e alla cessione di ulteriori poteri statali alle entità sovranazionali. Nell’incontro del 15 ottobre Il segretario generale ha infatti descritto la Russia come un forza militare spuntata e priva di un motore economico sufficientemente potente e contemporaneamente come il pericolo numero 1 per l’Europa. Non dobbiamo sottovalutare la minaccia rappresentata dalla Russia, ma non dobbiamo nemmeno sovrastimare le sue capacità. Secondo lui, in tre anni e mezzo Mosca non ha saputo conquistare in Ucraina i suoi obiettivi troppo ambiziosi e nel Mediterraneo non le è rimasta alcuna presenza militare degna di questo nome. Il suo esercito ha subito perdite immani ed è sfilacciato su un fronte lunghissimo, mentre la sua economia raggiunge appena il volume di quella del Benelux.

Insomma, fa capire come lo sforzo finanziario dei 16 firmatari del PURL dovrebbe bastare a scoraggiare il Cremlino dal continuare la sua aggressione, anzi costringerlo alla pace. Però attenti, cari europei, perché la Russia sarà sempre la minaccia alla nostra libertà! E allora tirate fuori i soldi, esorta Rutte, perché il ministro della Difesa ucraino Denis Shmyhal ha detto che per il 2026 servono 120 miliardi di dollari. D’altro canto a Kiev saranno preoccupati, perché si sono accorti del crollo estivo dell’assistenza militare. Lo ha fatto notare il ministro estone Hanno Pevkur e lo ha certificato pure l’istituto tedesco Kiel: nonostante il PURL, a luglio e agosto il calo è stato addirittura del 43% rispetto ai primi sei mesi del 2025.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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