Proteste in Europa contro il caro energia e le sanzioni anti-russe: l’autunno caldo è già iniziato

Proteste in Europa contro il caro energia e le sanzioni anti-russe: l’autunno caldo è già iniziato

12 Settembre 2022 0

Con l’imponente manifestazione di Praga di sabato 3 settembre è cominciato l’autunno caldo dell’Europa, che promette di trasformarsi presto in un inverno freddissimo se a Bruxelles non sapranno trovare soluzioni reali al problema energetico. Il risentimento verso un governo incapace di controllare l’inflazione galoppante e i costi insostenibili dell’elettricità ha incluso anche le proteste contro le sanzioni anti-russe e l’atteggiamento militarista occidentale. E la rabbia è scoppiata proprio nel Paese che in questo momento regge il Consiglio UE: la Repubblica Ceca, che sta svolgendo il suo turno di presidenza nel secondo semestre del 2022. I praghesi sono scesi in strada in 70mila per esprimere la contrarietà alle scelte del governo in materia politica interna, estera ed economica. Uniti dallo slogan Prima la Repubblica Ceca, hanno manifestato insieme i cittadini di diverse appartenenze politiche, dai comunisti ai simpatizzanti della destra: tutti in strada per protestare contro i prezzi dell’energia saliti alle stelle, l’inflazione che divora gli stipendi, le misure sui vaccini e sull’immigrazione. Nella piazza vi erano anche cartelli e striscioni contro l’Unione Europea e contro la NATO. Sul conflitto ucraino chiedono non solo di rimanere militarmente neutrali e di ritirare le sanzioni adottate contro la Russia, ma anzi di tornare a contrattare con Mosca le forniture energetiche. E sulla prospettiva di un gelido inverno a riscaldamento basso, uno degli striscioni innalzati recitava: Agli ucraini va il meglio e a noi due maglioni. Secondo i dimostranti, infatti, il governo ceco starebbe dando più attenzione e più risorse all’Ucraina che non alla stessa Repubblica Ceca. I manifestanti hanno altresì chiesto le dimissioni del primo ministro Petr Fiala, in carica da dicembre 2021. La sua coalizione – composta da cinque partiti – era riuscita ai primi di settembre a vincere il voto di fiducia in Parlamento, mosso dall’opposizione che accusava il governo di non essere capace di gestire la crisi energetica e il pesante tasso di inflazione, che con il 18% è fra i più alti della UE. Il governo Fiala forse è dell’Ucraina, forse è di Bruxelles, ma di sicuro non è della Repubblica Ceca, denuncia Zuzana Majerová Zahradníková del partito Trikolóra, fondato da un ex deputato appartenente proprio all’ODS, il partito di Fiala. Praga ha un popolazione di quasi 1 milione e 300mila persone, ed è quindi sceso in strada più del 5% degli abitanti: esponenti della maggioranza hanno preso sul serio queste proteste e hanno messo in guardia dalle terribili conseguenze sociali. Il ministro della Giustizia Pavel Blažek ha persino parlato di possibili rivolte oltre che della caduta del governo: Se la crisi energetica non verrà risolta, il sistema politico del Paese è a rischio. Il premier Fiala, invece, ha sminuito la piazza, descrivendola come un effetto della disinformazione e della propaganda del Cremlino: secondo lui, quei cittadini sono vicini a posizioni estreme e contrarie agli interessi del Paese. Gli organizzatori della manfestazione hanno promesso di ripetere l’esperienza il 28 settembre, giorno della festa nazionale del Den české státnosti, se il governo non si scioglierà prima di quella data.

Dopo qualche giorno si sono avute dimostrazioni anche in Germania, derubricate dal mainstream a eventi folkloristici o pericolosi ispirati dall’estrema destra o dall’estrema sinistra. L’agenzia di stampa Reuters mette l’accento sul fatto che molti dei dimostranti fossero di origine russa: a Colonia, comunque, ce n’erano 2mila a marciare per chiedere al governo tedesco di annullare le sanzioni contro Mosca e di smetterla di supportare l’Ucraina. Vi sono circa 3 milioni di cittadini tedeschi di etnia russa, e sarebbe stata la loro diaspora a organizzare la protesta. Secondo Reuters costoro sarebbero particolarmente soggetti alla narrativa filo-russa e per questo motivo gridano volentieri contro la NATO e contro l’azione tedesca a favore di Kiev. Le ragioni della protesta, però, coincidono con quelle dei cechi e sono in questo momento le preoccupazioni dei lavoratori europei: come riportato dalla stessa Reuters, fra i manifestanti vi era ad esempio un panettiere che denunciava con disperazione il fatto che avrebbe dovuto presto chiudere l’attività a causa dei costi energetici troppo alti e chiedeva quindi al governo di far aprire il gasdotto Nord Stream 2, costruito dai tedeschi insieme a Gazprom. A Lipsia hanno manifestato insieme gli esponenti del partito di sinistra Die Linke, con lo slogan “Un autunno caldo contro il freddo sociale”, e quelli di destra di Freie Sachsen, il cui pensiero viene sintetizzato così dal loro editore Jürgen ElsässerSe il governo vuole lasciare la gente al freddo per colpa della loro maledetta guerra contro la Russia, allora quelli al governo dovranno prepararsi a un autunno caldo. Tutti chiedono l’apertura del Nord Stream 2, che eviterebbe le “sollevazioni popolari” contro cui già nel mese di luglio aveva avvertito la ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Si sono avute marce di protesta pure in Sassonia-Anhalt, sia nella capitale Magdeburgo che in altre città come Halle, Bitterfeld, Weissenfels e Wittenberg, in cui gli agricoltori hanno sfilato sui trattori.

Sabato scorso è toccato all’Austria. A Vienna centinaia, forse migliaia, di cittadini sono stati portati in strada sia dalla destra che dalla sinistra, proprio come in Germania e in Repubblica Ceca. L’evento è stato ignorato dalla stampa mainstream e al momento in cui scriviamo di fatto è possibile trovarne traccia solo sui media locali o sui video caricati su Youtube dai partecipanti.

Si trattava in realtà di due manifestazioni, che avevano due temi correlati tra loro dall’opposizione alla politica del governo. Da una parte c’erano i sostenitori del movimento identitario e sovranista Identitäre Bewegung Österreich, che hanno organizzato una “processione funebre” per commemorare le vittime della vaccinazione,  obbligatoria in Austria fino allo scorso marzo. Dall’altra c’era il Partito Comunista austriaco (KPÖ), che ha manifestato contro l’inflazione e il costo dell’energia. Per il 17 settembre è prevista nella città di Eisenstadt un’analoga manifestazione, organizzata dalla federazione sindacale (ÖGB) del Burgenland. La protesta sarà indirizzata contro il carovita e le misure anti-inflazione messe in campo dal governo, considerate insufficienti dai sindacati.

Marco Fontana
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