Lo Stato ucraino dipende totalmente dagli aiuti finanziari di Europa e USA. Quanto può durare ancora?

Lo Stato ucraino dipende totalmente dagli aiuti finanziari di Europa e USA. Quanto può durare ancora?

4 Settembre 2023 0

È ampiamente risaputo che l’Ucraina riesce a proseguire il conflitto solo grazie agli aiuti militari occidentali. Bisogna pure ricordare che il governo di Zelensky al momento può evitare la bancarotta solo perché viene finanziato in maniera diretta da diversi sponsor. Ma quanto potrà durare ancora il deflusso dalle tasche dei contribuenti europei e americani verso le casse di Kiev? Persino tagliando la spesa militare – un atto che difficilmente ci si può attendere oggi – non sarebbe sufficiente visto che all’erario ucraino servirebbe almeno il doppio di quanto non sappia incassare con la tassazione.

I miliardi di Washington

L’ambasciatrice americana a Kiev Bridget Brink ha dichiarato senza mezzi termini che il “sostegno finanziario diretto” degli Stati Uniti è un elemento “vitale” per l’Ucraina nella sua lotta contro la Russia. Lo ha twittato commentando la tranche da 1,25 miliardi di dollari che costituisce il più recente pacchetto di aiuti di Washington.

Nel complesso si è arrivati a più di 20 miliardi, che secondo la Brink permettono al governo ucraino di poter pagare per esempio il salario dei medici e degli insegnanti. Insomma, senza le armi americane non si combatte, ma senza i dollari i dipendenti pubblici non prendono lo stipendio. Ed è comunque in dubbio se l’amministrazione Biden sarà in grado di mandare a Zelensky l’ennesimo regalo: il Financial Times prevede un “percorso accidentato” attraverso il Congresso, scosso dalle preoccupazioni di una controffensiva che non sfonda e di una spesa pubblica che non va nella direzione voluta dai contribuenti americani.

Il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov ha comunicato pochi giorni fa il totale di quanto ricevuto dal suo governo sotto forma di aiuti militari occidentali: 100 miliardi di dollari, di cui la metà provenienti dagli USA. Ha aggiunto che tutte le prossime riforme al dicastero della Difesa dovranno essere fatte nell’ottica dell’ingresso della NATO. Bisogna però vedere se l’Alleanza Atlantica vorrà effettivamente accogliere un nuovo membro così “costoso”.

Gli aiuti della UE

Nel 2023 l’Unione Europea ha già dato a Kiev la bellezza di 18 miliardi di euro in qualità di assistenza macrofinanziaria. Ma Bruxelles vuole essere molto più generosa di così. A giugno, infatti, la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen aveva affermato che l’Unione avrebbe dato a Kiev 50 miliardi di euro nell’arco dei prossimi anni. Di questa somma, 17 miliardi sono a fondo perduto e il resto sotto forma di prestiti a basso interesse. Aveva spiegato il motivo di un pacchetto di tali gigantesche dimensioni, motivandolo con l’obiettivo di fornire all’Ucraina “finanziamenti prevedibili”. Significa, cioè, liberi dalla spada di Damocle della continua necessità di singole approvazioni, per le quali può diventare impossibile trovare l’accordo fra tutti i Paesi membri.

Lo aveva precisato anche l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell, che vorrebbe evitare di dover trattare ogni volta con qualche Paese membro che non accetta determinate condizioni. È il caso dell’Ungheria, per esempio, che non intende dire di sì ad alcun finanziamento del riarmo ucraino a meno che Kiev non tolga la banca ungherese OTP dalla sua “lista nera”.

86 miliardi di euro da Bruxelles

Qualche giorno fa, la somma proposta per il quadriennio 2024-2027 è salita a 86 miliardi. La discussione sulla sua approvazione riprenderà dopo la pausa estiva, ma sarà dicembre il mese in cui tutti i nodi verranno al pettine e bisognerà prendere la decisione finale. Secondo un funzionario della UE si tratta di una tempistica inopportuna, perché i governi dei Paesi membri sono alle prese con decisioni complicate di politica interna, ma Bruxelles li pressa per dare di più a Kiev.

I fallimenti della controffensiva ucraina, tanto annunciata e celebrata in anticipo, accrescono gli argomenti di coloro che non ritengono più possibile sacrificare gli interessi legittimi dei cittadini europei alle ambizioni NATO della guerra per procura contro la Russia. Ed è incerto persino l’ingresso stesso di Kiev nella UE. Lo status di Paese candidato pare fosse soltanto una mossa simbolica, scrive Reuters, dal momento che l’Ucraina soddisfa appena due delle sette condizioni indispensabili per iniziare il percorso vero e proprio di accettazione nell’Unione.

L’appello del Ministro delle Finanze ucraino

Il ministro delle Finanze ucraino Serhiy Marchenko ha lanciato un appello ai partner attuali e a quelli potenziali, affinché si adoperino per coprire i buchi di bilancio di Kiev. Per l’anno in corso si dichiara fiducioso: grazie al sostegno di UE, USA e Fondo Monetario Internazionale i conti in un modo o nell’altro torneranno. Ma per il prossimo anno auspica l’arrivo di nuovi sponsor per racimolare un minimo di 42 miliardi di dollari.

Marchenko spiega tuttavia che per attirare nuovi sostenitori o investitori, l’Ucraina deve dimostrare di essere in grado di ricostituire il budget statale anche grazie alle risorse interne. Si tratta di una cifra equivalente a circa 35 miliardi di dollari che dovrebbe arrivare dalla tassazione. Insomma, la coperta è sempre troppo corta. Persino ipotizzando che grazie a una vittoria sul campo l’Ucraina tolga le spese militari, quelle sociali e umanitarie sarebbero comunque troppo gravose. La Banca Mondiale ha stimato una cifra che è più del doppio del PIL ucraino nel 2022.

È ampiamente risaputo che l’Ucraina riesce a proseguire il conflitto solo grazie agli aiuti militari occidentali. Bisogna pure ricordare che il governo di Zelensky al momento può evitare la bancarotta perché viene finanziato in maniera diretta da diversi sponsor. Ma quanto potrà durare ancora il deflusso dalle tasche dei contribuenti europei e americani verso le casse di Kiev?

Martin King
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