La storia della scomparsa in Italia degli uomini di cultura. L’excursus del libro ‘Senza Intellettuali’ di Giorgio Caravale
Come riportato nella prima di copertina, “Non sono più i tempi in cui Togliatti dettava la linea agli storici marxisti, in cui lo scontro tra Craxi e Bobbio produceva un mutamento nella linea politica di un partito, in cui gli intellettuali partecipavano appassionatamente alla vita politica del paese. Ormai non è più neanche il periodo delle fondazioni, dei think tank o degli intellettuali ad personam di una ventina d’anni fa”.
Nel suo ultimo lavoro ‘Senza Intellettuali‘, Giorgio Caravale, professore di Storia contemporanea presso l’Università di Roma Tre, approfondisce e cerca di riempire il vuoto lasciato dalla scomparsa dalla scena pubblico-politica degli uomini di cultura. Lo fa in modo assolutamente laico, trasversale, senza partigianerie di sorta, accademico verrebbe da dire, con un ampio dettaglio di vicende, nomi, situazioni particolari, ripercorrendo gli ultimi trent’anni, con rimandi anche ad un passato più lontano, quello degli anni in cui Berlinguer, ai tempi della famosa intervista in cui riprese la questione morale, abdicò il primato della politica in favore della cultura.
I partiti e il mondo della cultura
In questo excursus, il merito dell’autore è quello di ripercorrere anche i rapporti tra i singoli partiti ed il mondo della cultura, le situazioni particolari, la figura dell’intellettuale ad personam nel primo decennio del nuovo millennio, quella dei think thank personali dei vari leaders politici, ed ancora il rapporto tra intellettuali e populismo, fortemente strumentalizzato da esperienze come quelle del grillismo.
Ampio spazio viene dedicato al rapporto tra la politica ed i partiti da un lato e una branca particolare della cultura, quella degli storici. In luogo di una storiografia degna di questo nome e di una politica rispettosa e consapevole del passato, si è giunti a quella che l’autore definisce, senza mezzi termini, una storia inventata, sorta allorquando, per rispondere alle esigenze del momento, a Sinistra come a Destra alcune radici culturali sono state recise con un colpo di penna e sono stati posti nei rispettivi pantheon figure sicuramente di rilievo nel panorama culturale italiano ma che fino al giorno prima nulla avevano a che fare con le tradizioni di certi partiti.
L’anti-intellettualismo moderno
Non poteva mancare un ampio capitolo dedicato anche al recente anti-intellettualismo di alcuni leader politici, che ha spinto gli uomini di cultura a ripiegarsi sdegnosamente ed a rinchiudersi nelle accademie e nelle facoltà, come fossero torri d’avorio.
Insomma, un’analisi precisa e puntuale, da cui emerge come il superamento della fase dicotomica tra cultura e politica sia ricomponibile a patto che – conclude Caravale – quest’ultima dismetta la pregiudiziale antintellettuale, anche come posa retorica, mentre la cultura ritrovi le condizioni per liberarsi dalla logica accademica, chiusa ed autoreferenziale che la connota da tempo ormai.
Nato a Milano nel 1980. Lavora presso il Consiglio regionale del Piemonte come responsabile dell’Ufficio Legislativo di un Gruppo consiliare. Collaboratore parlamentare per circa un decennio, è stato responsabile della segreteria dell’Assessorato all’Ambiente, Difesa del Suolo e Protezione Civile della Regione Piemonte dal 2010 al 2014. E’ affascinato dai viaggi e dalla montagna, oltre che lettore appassionato di romanzi storici, manuali di filosofia e saggi di attualità.