La crisi libica travolge la Banca centrale, il governatore deposto promette: “Tornerò presto”

La crisi libica travolge la Banca centrale, il governatore deposto promette: “Tornerò presto”

19 Settembre 2024 0

La situazione in Libia continua a preoccupare la comunità internazionale dopo che il conflitto ha travolto la principale istituzione finanziaria del Paese, ovvero la Banca centrale.

Siddiq Kabeer, governatore deposto dal Consiglio di presidenza d’accordo col premier del governo di unità nazionale con sede a Tripoli, Abdel Hamid Dabeiba, ha dichiarato ieri sera che tornerà in Libia presto, forse entro pochi giorni, alla luce della crisi derivante dal cambiamento della gestione dell’istituto di credito.

L’accusa di eccesso di giurisdizione da parte del Consiglio presidenziale

Parlando al canale libico “Al-Wasat”, Kabeer ha affermato che il Consiglio presidenziale ha ecceduto la sua giurisdizione, sottolineando di aver appreso della decisione attraverso i social media. Il governatore deposto rifugiatosi in Turchia per paura di reazioni da parte di gruppi armati che hanno circondato la Banca centrale nei giorni precedenti alla decisione:

Ho incontrato il presidente Menfi in più di un’occasione nei giorni prima della decisione, e gliel’ho chiesto e lui ha detto che non c’è alcuna decisione, e ha negato di aver emesso una decisione riguardante la banca.

La Banca Centrale non ha una legge per estinguere il debito pubblico“, ha indicato Kabeer in risposta all’annuncio da parte del nuovo management della banca, nominato dal presidente, di estinguerlo. L’estinzione del debito pubblico infatti è responsabilità dell’autorità esecutiva e legislativa, non della Banca Centrale.

Il nuovo consiglio di amministrazione ha annunciato in un rapporto che, dall’inizio dell’anno fino al 31 agosto, il debito pubblico della Libia è arrivato a “zero“, mentre si stanno adottando le necessarie restrizioni contabili.

L’inizio dei dissapori

Parlando del rapporto con il governo Dabeiba, l’ex governatore ha indicato che questo ha cominciato a deteriorarsi da quando la Bcl ha chiesto nell’ottobre 2023 di iniziare a fissare un bilancio unificato per l’anno 2024, attraverso il Parlamento, dove il suo presidente, Aguila Saleh, ha formato un Comitato finanziario che includesse due membri del governo di unità nazionale, due del governo designato nell’est del Paese, un rappresentante del Consiglio presidenziale e un altro dell’Alto Consiglio di Stato.

Questo è avvenuto in seguito a un certo riavvicinamento tra Kabeer e Saleh, nell’est del Paese, visto con sospetto da Dabeiba, nominato capo dell’esecutivo di Tripoli nell’ambito di un processo a guida delle Nazioni Unite, il Libyan political dialogue forum, che prevedeva come soluzione finale alla crisi libica, elezioni legislative e presidenziali entro due anni, ovvero il 24 dicembre 2022.

Elezioni che tutti sappiamo non sono mai avvenute, con Dabeiba che si rifiuta di cedere il potere a un governo non eletto e il parlamento che ha nominato un esecutivo parallelo di stanza nell’est del Paese, prima guidato dal misuratino Fathi Bashagha, poi sfiduciato, ed attualmente da Osama Hammad.

L’elezione indigesta di Khaled Meshri

La seconda mossa che secondo Kabeer avrebbe deteriorato i rapporti con Dabeiba è stata l’elezione di Khaled Meshri a presidente dell’Alto Consiglio di Stato, organo consultivo equivalente al Senato italiano. Ha sostenuto il governatore:

“L’elezione di Khaled Meshri ha lanciato l’allarme per il loro futuro”, ha sostenuto il governatore – a suo dire ingiustamente deposto – dalla Bcl.

Sebbene secondo la legge libica spetta alle due Camere, Parlamento ed Alto Consiglio di Stato, nominare le posizioni sovrane del Paese come il governatore della Banca centrale, è anche vero che Kabeer ha governato per anni senza un Consiglio di amministrazione e che lo stesso Meshri è stato eletto in una sessione di voto alquanto controversa, con un solo voto di scarto nelle elezioni del 6 agosto scorso.

Il suo rivale, il presidente uscente, alleato di Dabaiba ha sollevato dubbi sulla legittimità della votazione in particolare per la presenza di una scheda non compilata correttamente da uno dei deputati.

Le rassicurazioni di Dabeiba

Intanto il nuovo management della Banca e Dabeiba ci tengono a far sapere che attualmente la principale istituzione finanziaria dell’ex colonia funziona correttamente e non c’è alcun blocco, ribadendo che il codice Swift è perfettamente funzionante.

Nel corso della sua intervista, Kabeer rivela anche un altro dettaglio precedente la sua deposizione, ovvero la sospensione del conto presidenziale. Kabir, ha spiegato che il congelamento del conto in questione è il risultato di una disputa tra i membri dello stesso Consiglio di presidenza, i due vice Musa Al-Koni e Abdullah Al-Lafi da un lato, e il suo presidente, dall’altro.

Il nodo del conto presidenziale

Siddiq Kabeer giura di aver ricevuto una lettera dai due vicepresidenti che chiedevano di sospendere il conto perché “Menfi non è affidabile nel meccanismo di esborso”. Il Consiglio di presidenza è un organo tripartito composto da un presidente dell’Est e due vice, Koni per il sud e Allafi per la regione occidentale.

Ma anche questa istituzione non è esente del caos libico e nel corso degli anni, il rapporto tra i tre si è deteriorato. A facilitare lo scontro tra i libici, le divergenze tra i principali attori internazionali. In particolare Russia e Stati Uniti, ma anche tra gli stessi Paesi europei.

Il presidente della Camera dei rappresentanti, su questo, si dice ottimista. In un’intervista con l’agenzia russa “Sputnik”, pubblicata martedì, Aguila Salah ha indicato che “il riavvicinamento tra due grandi paesi, come l’Egitto e la Turchia, è molto importante per la stabilità della pace nella regione. Inoltre, questo riavvicinamento porta all’interesse dei due principali paesi, che si riflette e contribuisce a risolvere la crisi libica, prevenendo una nuova guerra. Facilita inoltre il ritiro di eventuali forze straniere dalla Libia e ci aiuta anche ad avvicinare le opinioni tra le parti libiche, finché non raggiungiamo una soluzione alla crisi”.

Il ruolo delle truppe mercenarie in Libia

Riguardo alla presenza di forze e mercenari stranieri, ancora in territorio libico, dalla fine del conflitto, Aguila ha affermato: “chiediamo e pretendiamo la partenza di tutte queste forze straniere e non accettiamo che siano presenti nel nostro Paese”, sottolineando che è necessario riconsiderare l’accordo firmato dal precedente governo di accordo nazionale con la Turchia.

Un patto secondo il quale le forze venivano inviate in Libia dalla Turchia, paese che ancora oggi nega l’ispezione a bordo delle sue navi dirette in Libia da parte della missione europea, Irini.

A tal proposito, il presidente del Parlamento ritiene che questo passo richieda la presenza di “un governo riconosciuto a livello internazionale, in modo da poter riconsiderare gli accordi illegali che non sono approvati dall’autorità legislativa, come è noto in tutto il mondo”.

Ciò soprattutto dopo che il parlamento turco ha approvato di prolungare la permanenza delle forze turche in Libia sulla base dell’accordo firmato il 27 novembre 2019 con l’ex governo di accordo nazionale, guidato da Fayez al-Sarraj.

I contrasti nel riconoscimento del Governo

Aguila ritiene che l’attuale governo di unità nazionale, guidato da Abdul Hamid Dabeiba, “non può riconsiderare tale accordo e presentarlo alla Camera dei Rappresentanti, perché il suo mandato è scaduto, la fiducia è stata ritirata e quindi non ha la capacità di rappresentare il popolo libico né di stipulare alcun accordo”.

L’accordo politico impedisce anche al governo di impegnarsi in qualsiasi cosa durante il periodo transitorio. Allo stesso modo, un governo al quale è stata ritirata la fiducia non può presentare alcun nuovo accordo alla Camera dei Rappresentanti perché il suo status è cessato, e non è non è più un governo, ma è piuttosto un fatto compiuto che esiste solo nella città di Tripoli”, ha aggiunto Aguila Saleh.

I timori per le crescenti tensioni interne

Al termine della sua ultima riunione sulla situazione in Libia, i membri del Consiglio di sicurezza hanno espresso preoccupazione per i recenti sviluppi e tensioni nel Paese. Hanno invitato gli attori e le istituzioni libiche ad astenersi urgentemente da qualsiasi azione unilaterale che aumenti le tensioni, minacci la fiducia e consolidi ulteriormente le divisioni istituzionali e la discordia tra i libici.

I membri del Consiglio di sicurezza hanno anche invitato tutti i leader e le istituzioni politiche, economiche e di sicurezza libiche a ridurre le tensioni, ad astenersi dall’uso della forza o dalla minaccia dell’uso della forza o da qualsiasi misura economica progettata per esercitare pressione e a raggiungere una soluzione basata sul consenso all’attuale crisi riguardante la Banca centrale.

La paura di nuove azioni militari

Hanno esortato le parti libiche a evitare qualsiasi azione militare che potrebbe mettere a repentaglio la fragile stabilità della Libia e la sicurezza dei civili, nonché l’accordo di cessate il fuoco del 2020, sottolineando l’importanza della responsabilità.

I membri del Consiglio di sicurezza hanno ricordato a tutti i leader politici e alle istituzioni i loro impegni e obblighi in linea con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza, in particolare la risoluzione 2702 (2023).

Basandosi sull’accordo politico libico e sulla roadmap del Forum di dialogo politico libico (LPDF), e basandosi sulle leggi elettorali aggiornate concordate dal Comitato 6+6 la strada sarebbe tracciata. I membri hanno infine ricordato il loro fermo sostegno alla sovranità, all’indipendenza, all’integrità territoriale e all’unità nazionale della Libia.

Redazione Strumenti Politici
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