Per la Tunisia il sistema finanziario internazionale ha fallito
Il sistema finanziario internazionale istituito dopo la seconda guerra mondiale ha fallito nella sua missione di fornire una rete di sicurezza finanziaria per i paesi che ne hanno bisogno, in particolare quelli in via di sviluppo. È stato questo il messaggio del ministro degli Esteri tunisino, Mohamed Ali Nafti, al Future Summit delle Nazioni Unite a New York.
Secondo il capo della diplomazia di Tunisi, tale fallimento è dovuto alla mancata facilitazione dell’accesso a finanziamenti adeguati a paesi in via di sviluppo per aiutarli a rialzarsi dalla crisi.
Intervenendo ieri al dialogo interattivo sulla trasformazione della governance internazionale per accelerare l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, ospitato dal Palazzo di vetro, Nafti ha indicato che la Tunisia ritiene necessarie profonde riforme strutturali “per stabilire un sistema finanziario efficiente ed equo in grado di supportare lo sviluppo sostenibile e rispondere alle esigenze e alle priorità dei paesi in via di sviluppo”.
Il ministro tunisino ha indicato come il sistema finanziario internazionale “ha continuato a operare su una logica puramente orientata al profitto, focalizzata su guadagni a breve termine e favorendo gli interessi dei paesi ricchi”.
“In un momento in cui molti paesi in via di sviluppo stanno affrontando gravi difficoltà finanziarie dopo aver esaurito le proprie risorse nella lotta contro le conseguenze catastrofiche della pandemia coronavirus, sono costretti a sottomettersi alle condizioni del Fondo monetario internazionale, anche a scapito della loro pace sociale, o a prendere in prestito dai mercati finanziari a costi multipli dei tassi di interesse pagati dai paesi sviluppati, in particolare a causa dell’eccessiva dipendenza dalle agenzie di rating che operano senza supervisione e perpetuano una mentalità puramente orientata al profitto e determinano il diritto a finanziamenti agevolati in base alla capacità di rimborso dei paesi, piuttosto che alle loro esigenze e priorità”, ha ribadito Nafti ponendo enfasi sul fatto che “i paesi in via di sviluppo siano ora tenuti a dedicare una parte significativa delle loro entrate al pagamento del loro debito, spesso superando la spesa in settori come la salute, l’istruzione e la protezione sociale”.
Un fattore che riflette anche l’ingiustizia insita nell’attuale sistema finanziario internazionale. “Questi paesi – ha avvertito il ministro degli Esteri della Tunisia – ne hanno abbastanza di decisioni riguardanti il futuro delle loro popolazioni prese al di fuori dei loro confini, in circoli ristretti in cui non hanno alcuna rappresentanza”, aggiungendo che “è nell’interesse di tutti i paesi, sia in via di sviluppo che avanzati, accelerare la riforma della struttura finanziaria internazionale e stabilire un nuovo insieme di regole e istituzioni per ripristinare la fiducia tra il Nord e il Sud del mondo, nel quadro del multilateralismo e del sistema delle Nazioni Unite, che rimane la nostra ultima risorsa di fronte alle crisi. Ciò contribuirebbe a ridurre le disparità tra i popoli, sradicare la povertà, garantire la stabilità globale e gettare le basi per un futuro migliore per le generazioni presenti e future”.
Sotto la leadership del presidente Kais Saied, la Tunisia ha scelto di fare affidamento in primo luogo sulle proprie capacità nazionali e, nonostante le sfide che il Paese nordafricano sta affrontando, è grazie a questa scelta politica che è stato possibile migliorare i bilanci finanziari dello Stato, come ha ribadito più volte il capo dello Stato in più occasioni. “Andare avanti in questa direzione con la cooperazione tra pari a livello esterno –ha affermato Saied in un recente incontro con il primo ministro- permetterà di rispondere alle richieste del popolo tunisino di una vita dignitosa e di preservare la sovranità del nostro Stato e la completa indipendenza del processo decisionale nazionale”. Saied ha inoltre sottolineato che “tutte le istituzioni statali devono essere al servizio del cittadino, a qualsiasi livello, invitando i responsabili a raddoppiare i propri sforzi ed essere un modello di dedizione, autocontrollo e generosità, oltre al dovere di riservatezza e neutralità”.
A fine agosto, le riserve monetarie della Tunisia in valuta estera coprivano 118 giorni di importazioni. Secondo la Banca centrale tunisina (Bct), le riserve in valuta estera hanno raggiunto i 26 miliardi di dinari (7,68 miliardi di euro), in leggero calo rispetto al 2023 quando al 31 agosto si contavano 26,7 miliardi di dinari (7,89 miliardi di euro). Aver ricorso al prestito diretto da parte della Bct al tesoro per soddisfare le esigenze del bilancio dello Stato non si è tradotto direttamente nella creazione monetaria poiché questi importi sono stati detratti dalle riserve di valuta estera per ripagare il debito estero nel primo trimestre 2024, il che significa un impatto minimo sulla creazione monetaria netta.
Il tasso di inflazione è sceso al 6,7 per cento ad agosto 2024, confermando il trend in ribasso che continua da diversi mesi. A febbraio la Tunisia ha rimborsato un prestito da 758 milioni di euro, grazie ad un anticipo eccezionale di 3 miliardi di dinari concesso dalla Bct alla Tesoreria generale della Tunisia.
Febbraio ed ottobre sono i mesi più impegnativi per lo Stato tunisino, chiamato a versare rispettivamente il 20 e 25 per cento dell’ammortamento totale del debito pubblico, pari a circa 4 miliardi e mezzo di euro (1,3 miliardi di euro), nel corso di quest’anno. La prossima stangata è rappresentata dalla rata di un prestito garantito dall’Agenzia giapponese per la cooperazione internazionale (Jica) contratto nel 2014, per circa 350 milioni di euro, equivalenti agli introiti di cinque giorni di importazioni.
Il 16 settembre, l’agenzia internazionale di valutazione del credito, Fitch Rating, ha alzato la classificazione di default dell’emittente in valuta estera a lungo termine della Tunisia da “CCC-” a “CCC+”. “L’aggiornamento –si legge in un comunicato stampa della stessa agenzia – riflette una maggiore fiducia nella capacità del governo di soddisfare le sue grandi esigenze di finanziamento fiscale. Ciò deriva dalla posizione esterna più forte della Tunisia che le consente di mantenere le sue riserve internazionali a un livello sufficiente per soddisfare gli attuali pagamenti esteri e gli obblighi di debito”.
“Ciò è bilanciato da esigenze di finanziamento ancora elevate, accesso limitato al finanziamento esterno, incertezza sulla capacità e volontà del settore bancario di assumersi grandi volumi di debito interno e un bilancio che rimane vulnerabile agli shock esterni”, aggiungono gli esperti Fitch. La capacità della Tunisia di soddisfare gli obblighi di debito estero 2024-2025 è migliorata, con un deficit delle partite correnti (Cad) inferiore che rafforza le riserve internazionali oltre le precedenti aspettative internazionali. “Prevediamo – aggiunge Fitch – che le riserve rimarranno superiori ai tre mesi di pagamenti esterni correnti fino al 2026. Ciò dovrebbe consentire alla Tunisia di continuare a onorare i propri obblighi di debito estero, sostenuta da continui afflussi di finanziamenti esterni, nonostante l’assenza di un programma del Fondo monetario internazionale”.
La Tunisia ha un’eurobbligazione (eurobond) da 1 miliardo di dollari in scadenza a gennaio 2025 e una da 700 milioni di euro in scadenza a luglio 2026. Fitch prevede inoltre che “le esigenze di finanziamento fiscale, esclusi gli ammortamenti a breve termine, saranno pari al 18 per cento del prodotto interno lordo (Pil) nel 2024 e che rimarranno superiori al 14 per cento del Pil nel 2025-2026. Ciò è ben al di sopra della media del nove per cento del 2015-2019 ed è tra i livelli più alti dei pari classificati a “CCC+” e inferiori. Le elevate esigenze di finanziamento derivano da deficit di bilancio persistentemente ampi e da elevate scadenze del debito interno ed estero a lungo termine, che si attestavano a circa l’11 per cento del Pil nel 2024. La Tunisia ha ricevuto 2,8 miliardi di dollari in impegni di finanziamento esterno nell’2024, compresi i partner bilaterali che inizialmente avevano condizionato il finanziamento all’approvazione di un programma del Fmi. “Ci aspettiamo altri 600 milioni di dollari entro la fine del 2024. Dei 3,4 miliardi di dollari, stimiamo esborsi di cassa pari a 1,4 miliardi nel 2024, con un conseguente finanziamento esterno netto di deflussi pari a 1,7 miliardi di dollari (3,2 per cento del PIL stimato per il 2024). Il persistente sostegno esterno, combinato con la diminuzione degli ammortamenti esterni, dovrebbe consentire alla Tunisia di bilanciare il suo finanziamento esterno netto entro il 2026” afferma ancora Fitch.
Il governo tunisino richiede il 10 per cento del Pil in finanziamenti nazionali a lungo termine nel 2024 e il 10-12 per cento nel 2025 e 2026. L’agenzia stima prestiti nazionali netti a breve termine allo 0,6 per cento del Pil nel 2024. “Le nostre ipotesi – spiega l’agenzia – riflettono una legge adottata all’inizio del 2024 che autorizza la banca centrale a finanziare il bilancio fino a sette miliardi di dinari tunisini nel 2024 (4,3 per cento del Pil). Parte di questo finanziamento diretto ha rimborsato un’obbligazione da 850 milioni di euro (2,9 miliardi di dinari) scaduta a febbraio 2024. Non prevediamo ulteriori finanziamenti monetari diretti, ma permangono dei rischi e ciò potrebbe danneggiare la disciplina fiscale, la valuta e la stabilità dei prezzi”.
Fitch ritiene che il settore bancario nazionale potrebbe contribuire a soddisfare le esigenze di finanziamento del tesoro, poiché la crescita dei depositi e la debole domanda di credito sostengono la liquidità del settore. Tuttavia, ciò aumenterà l’esposizione delle banche al settore pubblico, che rappresenta già circa il 20 per cento delle attività totali del settore bancario, rendendo necessario il rifinanziamento alle banche locali da parte della banca centrale.
Gli esperti prevedono inoltre che il debito pubblico in Tunisia rimarrà sopra l’80 per cento, all’83,4 per cento nel 2024, all’82,2 per cento nel 2025 e all’80,8 per cento nel 2026 (2023: 83,9 per cento). La traiettoria del debito è altamente sensibile al deprezzamento della valuta e agli shock fiscali in un contesto di elevata vulnerabilità alla volatilità dei prezzi delle materie prime internazionali.
Una rigorosa gestione e regolamentazione del mercato dei cambi e riserve internazionali resilienti hanno mantenuto stabile il tasso di cambio nel 2022-2024, e secondo Fitch “questa stabilità dovrebbe continuare, ma potrebbero sorgere dei rischi da un finanziamento esterno più basso e da un finanziamento monetario del deficit. Un deprezzamento più netto aumenterebbe il rapporto debito/Pil, data l’elevata quota di debito in valuta estera, ma un’elevata quota di debito del settore ufficiale ha condizioni di finanziamento favorevoli”.
Per la Tunisia “è giunto il momento di costruire un’economia nazionale prospera”. Kais Saied, presidente uscente e candidato per un secondo mandato quinquennale alle prossime elezioni del 6 ottobre, promette che in caso di rielezione – come la stessa Fitch si attende nel suo rapporto – i suoi sforzi si concentreranno sul “ripristinare lo splendore dei servizi pubblici di sanità, istruzione, trasporti e sicurezza sociale, che sono stati compromessi uno dopo l’altro per decenni nel tentativo di distruggerli”. “Ricostruire istituzioni e stabilimenti pubblici e introdurre una nuova legislazione che aiuti lo Stato a riprendere il suo ruolo sociale”, sono le priorità del manifesto politico del presidente uscente per il 2025-2029. “Le sfide sono numerose e la determinazione per affrontarle è ancora alta e forte”, ha garantito Saied indicando che “non esiteremo a raccogliere ogni sfida per ripulire il Paese ed eliminare tutti gli ostacoli, qualunque sia la loro importanza o origine“.
“Tra queste sfide – ha spiegato l’attuale capo dello Stato – non ultima è quella di garantire il diritto a un lavoro dignitoso ed equo, di raggiungere la stabilità sul lavoro e di rispettare il legittimo diritto di ogni persona a una vita dignitosa”, promettendo che non verranno accettate “soluzioni a metà”. Saied ha ribadito che la Tunisia farà affidamento sulle sue risorse interne, essendo “un paese ricco di prosperità”. Per quanto riguarda le misure adottate il 25 luglio 2021, ovvero lo scioglimento del parlamento e dell’ex governo, il presidente ha indicato che sono state necessarie per “preservare la pace sociale”.
“A quel tempo – ha ricordato – ci muovevamo su campi minati e ogni decisione era difficile da prendere”. Inoltre, “sono stati scoperti collegamenti tra diversi ambienti criminali in Tunisia e all’estero”, ha rivelato Saied aggiungendo che “forse arriverà il giorno in cui molti dettagli saranno svelati e saranno fatte rivelazioni su inganni, tradimenti e cospirazioni”, aggiungendo che “di fronte al saccheggio delle ricchezze, all’appropriazione indebita di fondi, all’aumento delle piaghe della corruzione, del terrorismo e della violenza, nonché all’infiltrazione nell’apparato statale con l’obiettivo di farlo implodere, è stato necessario prendere una decisione storica per salvare il Paese e rispondere alle aspettative dei cittadini tunisini in merito al loro diritto a una vita dignitosa e onorevole che garantisca diritti e libertà”.
Saied ha descritto alcuni manifestanti, che hanno dimostrato nella capitale di recente, come “voci vendute e servili“, evidenziando come questi chiedono libertà e democrazia sebbene esercito il loro diritto a protestare liberamente, quotidianamente e senza alcun intervento della polizia. Riaffermando “l’incrollabile sostegno” della Tunisia alla causa palestinese, Saied ha reso omaggio in un discorso elettorale ai caduti tunisini nelle forze armate e di sicurezza, polizia e Guardia nazionale, e a quanti hanno sacrificato le loro vite per difendere “l’indipendenza e la libertà” nel proprio paese, “combattendo coraggiosamente ogni forma di criminalità”.
Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.