ArtiCrea: innovazione e sostenibilità, la Tunisia cavalca l’onda della “bio revolution”
La Tunisia è pienamente proiettata verso la bio revolution, un approccio ecosostenbile che mette al centro la persona, il rispetto dell’ambiente e degli animali. Un concetto quello della sostenibilità che da qualche anno è entrato a far parte del mondo beauty.
Lo sa bene Mohamed Gmar, uno dei proprietari ed export manager della società tunisina La Ruche, che ad ArtiCrea, la prima fiera dell’artigianato tunisino, in scena questi giorni presso lo spazio espositivo di El Kram, propone prodotti alimentari come miele e creme spalmabili senza zuccheri aggiunti e senza olio di palma, ma anche una linea di prodotti di bellezza e cura della persona naturale. Non si tratta solamente di salvaguardare l’ecosistema, ma soprattutto la pelle delle persone.
La nascita di un beauty brand
Un beauty brand nato in Tunisia, che utilizza fiori e frutti, di ogni regione del Paese nordafricano in una ricerca metodica dei principi attivi che risaltino la bellezza naturale di ciascun cliente, per idratare, detergere ed aiutare il corpo ad invecchiare meglio.
Dal siero alla crema viso, passando per shampoo, lozioni corpo e fragranze, La Ruche propone un vero e proprio stile di vita del futuro ed è pronto a conquistare nuovi mercati, portando il saper fare tunisino e la qualità delle industrie tradizionali in Europa e negli Stati Uniti. Racconta Mohamed Gmar:
Non sempre è facile esportare verso lo spazio europeo. Ciascun paese richiede specifiche tecniche differenti e le procedure possono essere a volte molto lunghe.
L’export manager di La Ruche parla con passione dei prodotti interamente realizzati a Sousse che impiegano oli essenziali, eucalipto, miele, pappa reale e propoli. “Le difficoltà nel processo di esportazione – aggiunge – riguardano la conoscenza delle differenze, trovare la persona giusta ed affidabile che possa guidarci verso la procedura da seguire e come applicarla”.
ArtiCrea
Prodotti di una qualità eccellente, realizzati con cura e dedizione, utilizzando ciò che il territorio offre. È questo il lavoro dell’artigiano ed è a lui che è dedicata l’iniziativa “ArtiCrea” fino a 15 settembre. Organizzata dall’Ente nazionale dell’artigianato tunisino (Onat) in collaborazione con il Centro per la promozione delle esportazioni (Cepex), l’iniziativa ha ricevuto il supporto dell’Unione europea, Tounes Whijetouna, e dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).
Centinaia di artigiani di varie specialità mettono in mostra prodotti assolutamente originali e in linea con le tendenze del mercato mondiale. Gli espositori arrivano da varie parti della Tunisia, come Siliana, Sfax, El Kef, Hammamet, Sousse ed hanno portato con sé ceramiche, oggettistica, lampade, tappeti, mosaici, mobili, ma anche prodotti di bellezza e alimentari, 100 per cento “Made in Tunisia”.
Il peso dell’artigianato in Tunisia
L’artigianato contribuisce per oltre il cinque per cento al prodotto interno lordo della Tunisia, uno dei settori più vitali e dinamici dell’economia del Paese, nonché un pilastro dello sviluppo regionale attraverso il suo contributo alle esportazioni e la fornitura di valuta forte al Tesoro.
Basti pensare che nel 2023, le esportazioni di prodotti artigianali sono ammontate a circa 50 milioni di euro, l’indotto ha anche visto l’avvio di 228 nuovi progetti per investimenti pari a circa 30 milioni di euro creando 1.378 posti di lavoro che si aggiungono ad ulteriori 3.700 posti di impiego in 2.900 progetti finanziari correlati.
Tra le misure adottate recentemente dall’esecutivo tunisino per sostenere il settore, l’innalzamento del tetto massimo per la circolazione di contante per gli artigiani da cinque a 10 mila dinari (equivalenti a 3.500 euro) e da 12 a 20 mila dinari (da quattro a circa settemila euro) per le istituzioni e i complessi artigianali.
Le donne in fiera
Alla fiera è possibile acquistare di tutto, dai tappeti tradizionali Amazigh, a sedie, tavoli e mobili per la casa ed il giardino. Aziza Jemai, rappresentante del gruppo Ragma, propone tappeti Amazigh completamente fatti a mano. A rappresentare le donne artigiane tunisine anche Kalthoum Mimouni che nei suoi oli essenziali e prodotti biologici valorizza tutto il potere delle piante. Entrambe hanno beneficiato del progetto di sviluppo economico, finanziato dagli Stati Uniti, Acea, che cerca di aiutare gli artigiani delle zone rurali della Tunisia a realizzare prodotti di migliore qualità e a venderli a prezzi migliori.
Collaborando con altri operatori del settore, gli artigiani ottengono un vantaggio competitivo e possono far progredire le loro attività. Aziza e Kalthoum hanno già dei clienti stranieri ma il loro obiettivo è esportare questi prodotti artigianali di altissimo valore aggiunto. Le esportazioni di artigianato tunisino sono aumentate di oltre il sei per cento quest’anno con gli Stati Uniti destinazione principale per i prodotti artigianali locali.
L’artigianato rappresenta anche un fattore importante per il turismo nazionale. La Tunisia è infatti tornata ad essere una delle principali destinazioni turistiche nel Mediterraneo, con 10 milioni di visitatori attesi da qui alla fine dell’anno, dopo i 9,3 milioni dello scorso anno. Tunisi punta a diversificare l’offerta, privilegiando oltre alle acque cristalline delle sue coste anche mete alternative come il Sahara e le regioni più rurali che offrono storia, arte e tradizione.
Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.