“La Candidata Vincente”, colloquio con l’autrice Martina Carone per scoprire come le donne in politica debbano superare il doppio degli ostacoli degli uomini

“La Candidata Vincente”, colloquio con l’autrice Martina Carone per scoprire come le donne in politica debbano superare il doppio degli ostacoli degli uomini

23 Giugno 2023 0

Come si costruisce la candidata alle elezioni vincente? Quali problemi devono affrontare i suoi comunicatori e quali pregiudizi tentano di sfatare i loro spin doctor? Che cosa si può imparare da alcune protagoniste che “ce l’hanno fatta” ad essere elette nel proprio Paese in ruoli di primo piano? Sono queste alcune delle domande a cui risponde il saggio di Martina Carone “La candidata vincente” edito da UTET.

Carone, direttrice della comunicazione di Quorum/Youtrend e autrice di numerose pubblicazioni di comunicazione politica, ripercorre in modo estremamente stringato ma efficace il ritratto di nove donne che hanno superato quel tetto che di “sciovinismo di una leadership maschile” che pareva infrangibile e hanno rivestito prestigiosi incarichi pubblici. L’impegno di queste protagoniste come racconta l’autrice del lavoro sono state chiamate a superare il doppio degli ostacoli dei politici uomini. La loro forza però è stata proprio avercela fatta. Abbiamo avuto modo di intervistarla e approfondire alcuni punti del suo libro.

Infografica - La biografia dell'intervistata Martina Carone
Infografica – La biografia dell’intervistata Martina Carone

– Il suo saggio non è solo un ritratto di otto donne che hanno segnato i tempi dei propri Paesi e a livello globale, ma è anche una analisi indiretta di come si sono costruite candidate vincenti. Anche se non esiste mai una ricetta valida per chiunque, quali sono i mezzi con i quali nasce una leader donna?

I mezzi sono gli stessi o comunque simili a quelli per gli uomini… a volte funzionano e a volte no. Storicamente rileviamo che è più raro per una donna emergere tra i competitor, ma in alcune occasioni – appunto, ognuna con una sua ricetta – alcune di loro sono riuscite a farsi strada.

– Per una agenzia di comunicazione oggi è più facile costruire la candidatura di una donna? Pensiamo al caso Raggi, Appendino, Meloni, Schlein. Pare che oggi il consenso si polarizzi maggiormente sulle candidate donna.

Non direi che oggi il consenso si concentra “maggiormente” sulle candidate donna, quanto piuttosto che inizia a farlo in misura maggiore che in passato, almeno in Italia. Nel libro cito degli esempi di donne politiche che si sono fatte strada nella Prima e nella Seconda Repubblica.

– Oppure quasi sempre si tratta di “tattica outsider”?

Non sempre, anche Giorgia Meloni si è dipinta come underdog (più che outsider) ma in realtà era ormai da tempo la favorita in caso di elezioni.

–  Il caso di Cristina Kirchner porta alla ribalta una corsa alle presidenziali dell’Argentina dove la scelta era tra due donne. Quale fu il processo del consenso che portò a scegliere lei e non Lilita?

Beh la Kirchner faceva comunque parte di una “famiglia” presidenziale, in quel contesto la sua candidatura era semplicemente troppo competitiva per la Lilita.

– Lei sottolinea che esistono ancora retaggi che penalizzano la carriera delle donne. Non pensa che esista un problema più generale legato alla difficoltà di coniugare i tempi lavoro e famiglia che portano la donna a rinunciare per un senso di responsabilità verso la famiglia?

Questo è uno dei problemi se non “il” problema delle donne in politica.

– Abbiamo assistito però ai primi casi di uomini politici che prendono una pausa dai propri incarichi per seguire la prole. Pensa che sia un passaggio culturale che caratterizzerà le nuove generazioni?

Lo spero! Come dico spesso il tetto di cristallo sarà davvero infranto quando non faremo più caso al fatto che una leader sia donna, o che possa essere un uomo a sacrificare la sua carriera per badare ai figli.

– Quali criteri l’hanno portata a scegliere proprio queste otto donne? Perché non Goldwyn Mayero o Édith Cresson o Benazir Bhutto?

Ragioni di spazio, salienza delle “lezioni” che potevamo trarre dai loro casi, legame con l’attualità.

– Quando si parla di Iron Lady la mente torna sempre alla Thatcher. Ma potrebbe calzare anche per la Cancelliera Angela Merkel?

No perchè lo stile della Merkel non è mai stato quello di avere il pugno di ferro: decisionista e autorevole (e tanto) certamente, ma con uno stile di governo che per sua formazione personale, carattere, ma anche per le caratteristiche del sistema politico tedesco, dove prevale la mediazione, non poteva essere quello della Thatcher.

– Quanto sono orientate le donne che scendono in campo in politica alle dinamiche del consenso? Ad esempio sappiamo che Margareth Thatcher era assolutamente refrattaria a prendere decisioni in base ai sondaggi.

Dipende da leader a leader, indipendentemente dal loro genere.

– Negli ultimi anni, mentre si consolidava la leadership di Giorgia Meloni, spesso veniva accostata dai media a Marine Le Pen. Nei suoi approfondimenti e studi quali sono i punti di contatto e quali quelli che distinguono queste due protagoniste della politica italiana e francese?

Hanno in comune il fatto di venire da destra e una storia familiare alquanto movimentata (in entrambe la figura “problematica” è stata quella del padre, sia pure per motivi molto diversi). Per il resto hanno avuto un curriculum politico molto diverso.

– Meloni secondo lei sarà un caso isolato oppure diventerà l’abitudine? Emma Bonino ha più volte sfiorato ad esempio la Presidenza della Repubblica…

Direi che Emma Bonino è stata realmente in lizza per il quirinale solo una volta, nel ’99 ma è stata più una suggestione che non una reale possibilità – purtroppo. Quirinale a parte, abbiamo già avuto importanti esempi di donne alla guida delle massime istituzioni: Camera, Senato, Corte Costituzionale, oggi del governo. Quindi non vedo perchè Meloni dovrebbe restare un caso isolato

– È già iniziata la rincorsa alle prossime presidenziali negli Stati Uniti. Perché una donna di successo come Hilary Clinton ha perso la competizione contro Donald Trump? Non si può derubricare tutta la responsabilità alla ‘storia delle fake news’… Una scusa che pare sempre più di comodo quando outsider ribaltano i pronostici.

Fermo restando che quella delle fake news non è una “storia”, ci sono tanti motivi per cui Trump ha vinto nel 2016, e molti di questi motivi hanno a che fare col fatto che Hillary, pur preparatissima com’era, rappresentava perfettamente quel tipo di politica contro cui Trump si scagliava. La vittoria di trump sembrava improbabiile perchè in effetti era improbabile, tanto è vero che vinse per un margine risicatissimo in pochi stati chiave decisivi. Se guardo alle candidature oggi in campo per le presidenziali 2024 mi viene da dire che sia stata un’occasione persa per avere una presidente Usa donna, ma anche qui credo sia solo questione di tempo, non più di un limite strutturale della società o della politica americana.

– Restando nello scenario politico americano, Alexandria Ocasio Cortez pareva destinata a ruoli di primo piano. La sua carriera invece procede a singhiozzo. Lei può rappresentare il pro e il contro dell’utilizzo dei social per promuovere la propria persona?

Fa sicuramente un utilizzo originale e molto efficace dei social, ed e ancora molto giovane quindi non trarrei conclusioni sul successo della sua carriera. Sicuramente va tenuta d’occhio come tante altre donne interessanti della politica Usa – tra i democratici ma anche tra i repubblicani.

Concludiamo con una delle figure più controverse, la premier finlandese Sanna Marin. A prescindere dalla questione del party che non sono per nulla convinto che non avrebbe causato la medesima radicalizzazione di pro e contro se avesse visto protagonista un uomo (basti pensare ad altri casi italiani e stranieri) che sa di misoginia all’incontrario; quanto i media amici hanno utilizzato il suo aspetto per occultare le scelte che potevano apparire difficili da far digerire all’elettorato? E quanto anche lei ha giocato sul fatto di essere donna, sulla solidarietà che ne conseguiva, per non cambiare le proprie abitudini e giustificare le sue ripetute gaffe?

Sicuramente lei ha sfruttato le sue caratteristiche di donna giovane, fresca, di aspetto non sgradevole, per veicolare in modo più credibile il suo messaggio politico. Non credo che il caso che l’ha coinvolta fosse misoginia al contrario, non ho mai visto uomini politici messi sotto accusa per il fatto di avere dei momenti di svago, nella misura in cui è stato fatto con   lei – peraltro in un paese estremamente più “avanzato” del nostro sotto il piano culturale. Non vedo perchè o in base a cosa avrebbe dovuto cambiare le sue abitudini, ma immagino che abbiamo di punti di vista differenti.

Marco Fontana
marco.fontana

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