Per Bruxelles confiscare i patrimoni russi non è né semplice né legale

Per Bruxelles confiscare i patrimoni russi non è né semplice né legale

23 Giugno 2023 0

Secondo il portale finanziario americano Bloomberg, l’iniziativa dell’Unione Europea di impossessarsi dei beni russi presenti sul continente per girarli a Kiev si sta rivelando non soltanto difficile, ma anche viziata da illegittimità. Forzare la normativa internazionale pur di confiscare gli attivi russi significa infatti negare il concetto dello Stato di diritto su cui si fondano le democrazie occidentali. E sul piano pratico porterebbe a conseguenze nocive, come ad esempio una rivalsa di Mosca sulle filiali russe delle banche europee.

Bloomberg ha visionato un documento nel quale si asserisce che l’Unione Europea non ha legalmente la possibilità di confiscare i patrimoni russi congelati e che si sta invece concentrando sul loro utilizzo temporaneo. Il documento mostra che la UE sta considerando due opzioni, mentre continua a studiare il modo per sfruttare i patrimoni congelati della Banca Centrale russa che ammontano a 200 miliardi di euro (vale a dire 219 miliardi di dollari) per poi indirizzarli all’Ucraina.

Molti dei fondi si trovano presso la gigantesca Euroclear Ltd., presso la quale hanno generato quasi 750 milioni di euro nel primo trimestre 2023. Si prevede che i vertici dell’Unione chiedano ai leader dei Paesi membri al prossimo incontro di Bruxelles il mandato per elaborare una propria politica in merito.

Le conclusioni del gruppo di lavoro UE

Il gruppo di lavoro della UE sull’utilizzo dei beni russi congelati dalle sanzioni ha discusso la maniera di ottenere informazioni e valutare delle opzioni, conformemente alle norme europee e al diritto internazionale. La sua conclusione è che i membri dell’Unione “non vedono nessuna via legale credibile che permetta la confisca di patrimoni congelati o bloccati sulla sola base del fatto che sono sottoposti a misure restrittive della UE”.

Al contrario, esso è incline all’opzione di incanalare verso l’Ucraina i profitti derivanti da quegli investimenti. In un’intervista a Bloomberg Television, il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg ha invitato alla prudenza. Comprendo perfettamente quanto sia infuocato il dibattito e che si dica che dobbiamo mettere le mani su quei patrimoni. Ma noi siamo Stati di diritto. Noi difendiamo un ordine internazionale che è fondato sulla legge, dice Schallenberg. Poi aggiunge: Così, qualunque cosa facciamo, essa deve essere assolutamente legale e legittima. Potrebbe essere portata in tribunale di fronte alle corti europee o americane. Se una di queste azioni fosse annullata da un giudice, ciò causerebbe un disastro diplomatico ed economico.

I timori delle banche europee

Secondo fonti informate, alcuni gruppi bancari di grosso calibro temono che appropriarsi dei beni russi possa indurre Mosca a rifarsi sui loro interessi rimasti nel Paese. La Russia potrebbe rendere la vita difficile alle banche straniere e colpire il personale in loco, ha affermato il dirigente di una di queste banche. Un altro dirigente ha detto la sua banca non sta effettuando pressioni dirette, ma è comunque contraria in linea di principio alle confische ad opera della UE.

La relazione riferisce anche che la Banca Centrale Europea ha avvertito che lo sfruttamento dei profitti sugli investimenti potrebbe incoraggiare i possessori delle riserve ufficiali a girare le spalle all’euro. La BCE crede che un coordinamento internazionale possa avere un ruolo chiave nel mitigare i rischi.  Nel documento si identificano i maggiori ostacoli legali a una delle due opzioni considerate da Bruxelles: l’utilizzo temporaneo degli attivi liquidi della Banca Centrale russa, o in altre parole investire gli attivi e indirizzare i fondi disponibili all’Ucraina.

L’opzione preferibile

Il gruppo di lavoro preferisce la seconda ipotesi: una cosiddetta “contribuzione inattesa”. Le aziende con attivi russi che stanno generando grossi profitti dai loro investimenti potrebbero essere obbligate a trasferire una somma importante alla UE. Ciò potrebbe abbassare i rischi giuridici per Bruxelles, poiché la UE non gestirebbe direttamente tali patrimoni.

I rappresentanti dell’Unione Europea hanno scritto che un tale schema non influirebbe sulla stabilità finanziaria, preserverebbe i modelli di business delle aziende coinvolte e sarebbe equo in termini di tassazione. Non impatterebbe sulla situazione legale dei beni, aggiungono.

La presidente dell’Eurocommissione Ursula von der Leyen ha dichiarato la scorsa settimana in un discorso presso la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina tenutasi a Londra che il blocco europeo lancerà una proposta di utilizzo dei patrimoni russi prima della pausa estiva di metà luglio.

Le dimensioni potenziali dei ricavi

Più di meta degli attivi sono sotto forma di contanti o di depositi, mentre una “somma significativa” della parte rimanente è sotto forma di titoli azionari che possono trasformarsi in denaro contante non appena matureranno nei prossimi due o tre anni. La Commissione ha informato il gruppo di lavoro delle “potenziali dimensioni dei ricavi” nel caso in cui tali patrimoni liquidi vengano investiti con oculatezza.

I funzionari UE hanno anche valutato la possibilità di gestire direttamente i patrimoni in modo da generare profitti che servano ad aiutare l’Ucraina. Tuttavia, i diritti di proprietà devono essere tenuti in conto e il rischio di finire in perdita non può essere eliminato del tutto, si afferma nel documento. Nel complesso, il rapporto descrive l’urgente necessità di far avanzare il lavoro e di guidare la questione a livello internazionale, posto che la maggior parte dei beni della Banca Centrale russa si trovano nella UE.

Secondo la bozza di dichiarazione vista da Bloomberg, si prevede che la prossima settimana i leader del blocco europeo giungano a delle conclusioni sul lavoro svolto finora e chiedano ai funzionari di Bruxelles di procedere ulteriormente.

Redazione Strumenti Politici
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