Istanbul, “operazione bianchetto” sulle provocazioni
Ancora una volta il mainstream falsifica la realtà con la solita propaganda di guerra a basso costo e a credibilità zero.
Titoloni
I quotidiani italiani riportano dei bei titoloni. Repubblica dice: Il flop dei negoziati a Istanbul. I russi rifiutano ancora la tregua. In un altro articolo rincara la dose: Da Putin richieste capestro. La Stampa come al solito si spinge oltre: Putin chiude la porta alla pace. Starmer: prepararsi alla guerra. Il Messaggero titola con un ossimoro da manuale: La Russia ora è più debole. E la Nato teme rappresaglie. E Domani scrive: Ucraina e Russia, l’accordo resta lontano. Putin chiede la resa incondizionata.
Ma come si poteva pensare che all’indomani degli attentati alle ferrovie della Russia e alle basi che ospitano i suoi cacciabombardieri nucleari l’esito dei colloqui fosse diverso? Forse è già tanto che i russi si siano presentati al tavolo. E intanto il primo ministro britannico Keir Starmer andava in giro dichiarando ai giornalisti di tutto il mondo che il Regno Unito si sta preparando alla guerra nucleare con Mosca e lo fa con 6 miliardi, con campagne scolastiche e con nuove regole sulla leva militare.
L’Europa parla di guerra, vuole la guerra
Dunque si può osservare come ogni messaggio che proviene dall’Occidente abbia a che fare con la guerra, non con la pace. La settimana scorsa era stato il cancelliere tedesco Merz ad alzare la tensione dando il via libera all’utilizzo dei missili a lunga gittata dentro al territorio russo. E lo aveva subito applaudito il presidente francese Macron. Non vi è traccia sui quotidiani di come l’Europa abbia preparato i colloqui di Istanbul: per i media italiani tutta la responsabilità cade sempre sulla Russia, anzi su Putin. Non dicono mica che l’attacco alla triade nucleare russa poteva avvenire solo con l’aiuto di una manina esterna… occidentale, anzi molto probabilmente inglese.
E chi dirà che sono solo fantasie complottiste, ricordiamo di quando si diceva che i russi si fossero distrutti il Nord Stream 2 da soli. Le indagini tedesche poi hanno ricondotto l’esplosione a un atto terroristico degli ucraini, forse con un aiuto esterno. Ma allora l’Europa vuole la pace sì o no? Ma è normale che in Italia vi siano più cortei per la tragedia palestinese che non per esortare i politici europei a mettere fine a un conflitto che minaccia di arrivare fino a casa nostra?

Nato a Torino il 9 ottobre 1977. Giornalista dal 1998. E’ direttore responsabile della rivista online di geopolitica Strumentipolitici.it. Lavora presso il Consiglio regionale del Piemonte. Ha iniziato la sua attività professionale come collaboratore presso il settimanale locale il Canavese. E’ stato direttore responsabile della rivista “Casa e Dintorni”, responsabile degli Uffici Stampa della Federazione Medici Pediatri del Piemonte, dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte. Ha lavorato come corrispondente e opinionista per La Voce della Russia, Sputnik Italia e Inforos.
