Isole Marshall, accuse agli Stati Uniti per gli esperimenti nucleari

Isole Marshall, accuse agli Stati Uniti per gli esperimenti nucleari

3 Maggio 2024 0

Il 1° maggio è stato festeggiato alle Isole Marshall come Giorno della Costituzione e non come Festa dei Lavoratori. L’arcipelago situato in Oceania è divenuto indipendente dagli USA soltanto nel 1986. È uno dei dodici Paesi al mondo che riconosce la sovranità di Taiwan. L’altra sua particolarità è di essere stato un sito degli esperimenti nucleari statunitensi, per i quali ancora oggi soffre enormemente.

Il Giorno della Costituzione e il rapporto con gli USA

La Costituzione delle Isole Marshall entrò in vigore il 1° maggio del 1979. In occasione del 45esimo anniversario, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha rinnovato la dichiarazione di amicizia e di volontà di cooperazione di Washington verso i marshallesi. L’arcipelago dopo l’indipendenza è rimasto legato con un Patto di Libera Associazione agli USA, che intendono di mantenere questo caposaldo nel Pacifico occidentale. Blinken elogia gli sforzi nella protezione dell’ambiente e nella lotta al cambiamento climatico delle Isole Marshall. Usando la solita retorica, sottolinea la comunanza di visione per una regione delle isole del Pacifico libera, aperta, resiliente e prospera. Purtroppo però, dalla fine degli anni ‘80 un gran numero di marshallesi ha abbandonato il Paese ed è emigrato, in particolare in Arkansas e alle Hawaii. Non sono infatti ancora svaniti i pericoli per la salute causati dagli esperimenti atomici americani.

I test nucleari americani e le scorie letali

Dal 1946 al 1958 gli Stati Uniti hanno effettuato nelle Isole Marshall 67 test nucleari per un equivalente di 7mila bombe come quella di Hiroshima. Fra gli altri, si segnalano Ivy Mike, la prima bomba all’idrogeno, esplosa nel 1954 sull’atollo di Enewetak. Poi ci fu Castle Bravo, la più potente detonazione degli americani (15 megatoni), esplosa sull’atollo di Bikini. Ad oggi il governo americano ha ripulito solamente una delle sessanta isole utilizzate come poligono e ha costruito una cupola di calcestruzzo per coprire i materiali radioattivi e gli scarti di plutonio. È la cosiddetta Runit Dome, che contiene le scorie letali e che solleva preoccupazione per la possibilità di una loro fuoriuscita.

Gli esuli eterni di Bikini

Tutti gli abitanti dell’atollo di Bikini erano stati evacuati già nel 1946, ma nel 1969 gli USA dichiararono agibile l’atollo. Alcuni marshallesi ritornarono, ma i livelli di contaminazione radioattiva erano ancora elevati. Così dovettero nuovamente andarsene. Oggi ne restano in vita sette e l’atollo è disabitato, senza voli o tratte navali che lo colleghino alla capitale Majuro. Quindi gli sfollati non possono nemmeno essere seppelliti nel luogo natio. La presidente delle Isole Marshall Hilda Heine, rieletta quest’anno al secondo mandato non consecutivo, descrive coloro che hanno dovuto abbandonare Bikini e gli altri atolli come “esuli persino nella morte”. Fino al 1999 gli isolani ricevettero da Washington alcune centinaia di milioni di dollari come compensazione per l’effettuazione dei test e sotto altri voci previste dal Patto di Libera Associazione, ma non hanno mai visto i 2 miliardi di risarcimento stimati dal Tribunale per i Reclami Nucleari (Nuclear Claims Tribunal).

Studiati come cavie da laboratorio

Le Isole Marshall sono un partner strategico per Washington, sia per la loro posizione geopolitica che per la loro diaspora presente negli States. Ma oggi accusano gli USA di aver usato i marshallesi come “topi da laboratorio” a partire dagli anni ‘50 col progetto Project 4.1. È ancora in gran parte sotto segreto di Stato, ma si sa che nel suo ambito gli scienziati americani hanno sottoposto gli abitanti delle Isole Marshall – senza il loro consenso – a test sull’effetto del nucleare e della radioattività e a trattamenti, analisi e prelievi. Vi sono migliaia di testimonianze e di racconti agghiaccianti, ma le autorità americane continuano a negare e minimizzare. Da trent’anni non vi sono progressi concreti nell’ottenimento di risarcimenti e della verità storica, sebbene nel 1995 siano arrivate le scuse della Casa Bianca e qualche compensazione grazie al Comitato sugli esperimenti umani (Advisory Committee on Human Radiation Experiments).

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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