Euroburocrati e media mainstream, tutti contro lo spauracchio Orbán nel semestre ungherese di presidenza UE
Il 1° luglio inizia per l’Ungheria il semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. Si tratta di una mansione prestigiosa, sebbene non così incisiva politicamente come suggeriscono i media mainstream. In realtà, con Budapest al centro dell’attenzione, è un’ottima occasione per applicare gli orwelliani “due minuti di odio” contro il premier magiaro Viktor Orbán, vero e proprio spauracchio degli euroburocrati. Lo chiamano populista, sovranista, nazionalista, di estrema destra, provocatore, illiberale, putiniano e così via: aggettivi gonfiati e fasulli, tutto pur di presentarlo come il male assoluto.
Make Europe Great Again
Il turno ungherese, che durerà fino al 31 dicembre, capita in un periodo di transizione sia per il Parlamento che per la Commissione. Le elezioni di giugno hanno espresso per Strasburgo un nuovo orientamento. Esso dovrà necessariamente riflettersi a Bruxelles e potrebbe portare delle turbolenze. Ma a Budapest non sembrano voler calmare le acque, anzi: il motto della presidenza magiara infatti è MEGA, acronimo di Make Europe Great Again. I funzionari ungheresi negano di aver copiato la frase dal MAGA trumpiano, quel Make America Great Again intonato da sostenitori del 45esimo presidente. Ma l’analogia è innegabile. E Orbán conosce benissimo l’effetto irritante di questo slogan sui padroni del discorso in Europa, i quali odiano Trump e ne temono la rielezione.
Il giornale francese Le Monde nota come il premier ungherese segua la sua personale tradizione di sfidare, mentre l’americano Politico lo definisce addirittura “provocatore-in-capo”. Non bisogna dimenticare l’amicizia di Orbán con Trump. È andato a trovarlo in Florida a marzo e oggi sottolinea come il semestre ungherese coincida proprio con la campagna elettorale e le elezioni americane, in cui l’ex presidente è favorito. A precisa domanda sulla somiglianza degli slogan, il ministro magiaro per gli Affari europei János Bóka, si schermisce: Per quanto io ne sappia, Donald Trump non ha mai voluto rendere forte l’Europa.
Altre etichette di dubbio gusto arrivano a Orbán dalla rivista The Conversation. Si noti l’abuso dei termini. Ecco che prende il potere l’estrema destra ultraconservatrice degli euroscettici! Ed è lo stesso giornale americano a dichiarare le priorità ungheresi per il suo semestre: contenere l’immigrazione clandestina, opporsi alla propaganda LGBTQ+, approcciarsi in modo meno esagitato alla transizione ecologica, favorire l’allargamento della UE ai Paesi dei Balcani occidentali. Dove sarebbe qui “l’ultra” e “l’estremo”? Pure sull’euroscetticismo prendono l’ennesimo granchio. Infatti proprio per denigrare Budapest scrivono che la sua “fragile economia” dipende fortemente dai finanziamenti di Bruxelles e che l’opinione pubblica è decisamente a favore della permanenza nell’Unione. Orbán semplicemente si oppone al tentativo di trasformarla in un “super Stato” che annulli i governi nazionali, ma non spinge per un’uscita dell’Ungheria in stile Brexit.
A Bruxelles trattengono il fiato
Politico continua a dipingere la galleria dei presunti orrori ungheresi. Bruxelles “trattiene il fiato” per l’inizio della presidenza di un “Paese illiberale con stretti legami col Cremlino”. Il Ministro di Stato per l’Europa e il Clima Anna Lührmann dubita che l’Ungheria possa davvero espletare il suo compito, mentre il Commissario europeo per l’azione per il clima, l’olandese Wopke Hoekstra, esprime il “disagio” che provano “tutti quanti”. Se si riferisce agli euroburocrati probabilmente è vero: Budapest infatti è la spina nel fianco per l’attuazione delle politiche più masochiste e antinazionali di Bruxelles, come i fondi da decine di miliardi a favore dell’Ucraina e le sanzioni commerciali contro Mosca.
Per questo motivo, durante la presidenza belga appena conclusa, hanno cercato di far approvare il maggior numero di decisioni che l’Ungheria contrastava, dall’adesione di Moldavia e Ucraina all’ennesimo pacchetto sanzionatorio anti-russo. Vista l’opposizione magiara, a Bruxelles si è parlato persino di togliere il diritto di voto all’Ungheria (in maniera inclusiva e democratica, si intende!). Associated Press spiega che gli euroburocrati sono tutti fissati sul medesimo timore: ora che ha in mano una leva del potere centrale, il “populista” Orbán cercherà di rovinare i piani di Bruxelles, come ha sempre fatto?
Il potere della presidenza del Consiglio
Il Consiglio dell’Unione europea, chiamato anche Consiglio dei ministri europei, è l’istituzione UE che insieme all’Europarlamento detiene il potere legislativo. Nel Consiglio, che ha sede a Bruxelles, sono rappresentati i governi dei 27 Stati membri. Non va confuso né con il Consiglio d’Europa, un’organizzazione internazionale che si occupa di diritti umani e di problemi sociali, né con il Consiglio europeo, organo UE titolare dell’indirizzo politico e privo del potere legislativo. Avendo già esercitato, questa presidenza non dovrebbe essere sopravvalutata, afferma Orbán riferendosi al semestre presieduto dall’Ungheria nel 2011. In contrasto con l’immagine di spauracchio con cui media mainstream lo dipingono, lo stesso premier magiaro desidera quindi tranquillizzare coloro che in Europa sono terrorizzati da questa prospettiva.
Secondo l’eurodeputata verde Gwendoline Delbos-Corfield, sarà una presidenza “molto politica” e con poco lavoro normativo. A rendere meno cupo l’orizzonte tratteggiato dagli allarmisti è anche Dorka Takácsy, collaboratrice del Centre for Euro-Atlantic Integration and Democracy: Budapest potrà fare poco danno, dice, ma solamente insistere nella sua retorica anti-UE. Tra vacanze estive e formazione della nuova Commissione, il peggio sarà il far rimandare il più possibile l’ingresso dell’Ucraina come membro dell’Unione Europea. E quello dell’adesione è comunque un percorso ancora lungo sia per Kiev che per Chișinău, che potrebbe durare anni.
Le intenzioni di Budapest
Il collaboratore del German Council on Foreign Relations Milan Nič ipotizza che fra le tante istanze dell’agenda semestrale, Orbán si concentrerà sulle relazioni internazionali. Probabilmente sfrutterà l’influenza datagli dalla presidenza del Consiglio nei suoi rapporti bilaterali con i “terzi”, sostiene Nič riferendosi a Russia, Cina e soprattutto al probabile prossimo presidente degli Stati Uniti. Il ministro Bóka interviene ancora una volta a smorzare i toni: Non vi è nulla che corrobori l’affermazione che siamo vicini o amichevoli verso Mosca e lo stesso può dirsi per Pechino. Definisce invece come “pragmatica” e “focalizzata sugli interessi europei e ungheresi” la posizione di Budapest all’interno della politica estera UE. Spiega: Siamo consapevoli che verremo tenuti d’occhio con molta attenzione e controlleranno se coopereremo sinceramente con i Paesi membri e se saremo dei mediatori onesti. È fiducioso che l’Ungheria soddisferà gli standard richiesti, che nel suo caso saranno persino più alti del consueto.
Il portale Euractiv è riuscito a visionare i piani del semestre ungherese per le riunioni del Consiglio Ambiente, Energia e Trasporti. Il documento trapelato contiene le bozze degli ordini del giorno per ciascuna riunione formale dei relativi ministri, in cui si evidenziano le priorità ungheresi. Essenzialmente si tratta di presentare i piani di promozione dell’energia geotermica e di concordare una posizione comune per il COP29, che si svolgerà a Baku a novembre. Inoltre la presidenza ungherese cercherà di trovare un approccio generale sul regolamento per la prevenzione delle perdite di granulato di plastica e farà “tutto ciò che è in suo potere” per sostenere l’attuazione del Quadro globale sulla biodiversità Kunming-Montreal.
Un triste incidente
È un periodo sfortunato e pericoloso per i leader europei. Nel corso della campagna elettorale per l’Europarlamento vi sono visti attentati a esponenti politici di tutti gli schieramenti. L’aggressione alla premier danese Mette Frederiksen, le pistolettate contro il primo ministro slovacco Robert Fico, l’accoltellamento di un candidato di Alternative für Deutschland e l’assalto all’eurodeputato del Partito Socialdemocratico tedesco. E in Germania se l’è vista brutta pure Orbán. Qualche giorno fa, mentre si recava all’aeroporto di Stoccarda, la scorta che proteggeva la sua auto è stata centrata da un BMW che ha passato un incrocio chiuso al traffico. La moto di un poliziotto è stata scaraventata su quella di un collega. Quest’ultimo ha riportato gravi ferite, ma il primo è deceduto in ospedale.
Secondo la versione ufficiale non è stato un attentato, ma è stato comunque un brutto incidente che poteva finire peggio. Il 1° luglio inizia per l’Ungheria il semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. Si tratta di una mansione prestigiosa, sebbene non così incisiva politicamente come suggeriscono i media mainstream. In realtà è un’ottima occasione per applicare gli orwelliani “due minuti di odio” contro Orbán, vero e proprio spauracchio degli euroburocrati. Lo chiamano populista, sovranista, nazionalista, di estrema destra, provocatore, illiberale, putiniano e così via: aggettivi gonfiati e fasulli, tutto pur di presentarlo come il male assoluto.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.