Intervista con la senatrice romena Diana Iovanovici-Şoşoacă. La Romania si offra come spazio di mediazione in Ucraina; la UE smetta di fomentare uno scontro del quale i cittadini europei pagano le conseguenze economiche e sociali
La Romania viene raramente chiamata in causa nelle decisioni euroatlantiche di sostegno incondizionato all’Ucraina. Eppure Bucarest e Kiev condividono un lungo confine sia terrestre che marittimo, oltre ad avere interessi storici e territoriali spesso contrastanti. I rumeni avrebbero molto da dissentire sull’atteggiamento dei vertici europei e di quelli ucraini in questa situazione.
L’unica voce critica che amplifica il loro scontento è quello della senatrice Diana Iovanovici-Şoşoacă, fondatrice e leader del partito S.O.S. România. Tre anni fa si era già distinta sul palcoscenico continentale per le sue prese di posizione fortemente contrarie alla narrazione pandemica. In una lunga intervista, oggi ci racconta in dettaglio quali sviluppi vede per il conflitto ucraino e per il ruolo futuro della Romania in Europa.
– Onorevole Iovanovici-Şoşoacă, Lei è conosciuta in tutta Europa per le Sue posizioni contrarie alla narrazione dominante. In questo momento così delicato, qual è secondo Lei la priorità assoluta per la Romania e per l’Europa?
– La mia posizione non è mai stata contraria ad altro che alla guerra, di qualsiasi tipo essa sia. Perché la guerra significa morte, perdita di vite umane e soprattutto di bambini, innocenti che non hanno colpa per le politiche inclini alla violenza e alle sottigliezze finanziarie e territoriali. Sono sempre stata per la pace e per il mantenimento di una situazione equilibrata, per la costruzione di ponti di cooperazione e di comprensione fra Stati, etnie, culture, credenze, etc.
La mia posizione è incentrata sulla tradizione culturale cristiana, che sostiene la pace e l’amore per il prossimo, concetti che si trovano in tutte le fedi del mondo. Insomma, a prima vista, sembra tutto così facile, ma la pratica e la politica ci stanno uccidendo! La priorità assoluta per la Romania e per l’Europa in questo momento dovrebbe essere quella di uscire dalla pericolosa logica dello scontro e dall’incoraggiamento della guerra in Ucraina. Così va fermata sia la perdita di vite umane che la crisi economica dovuta in gran parte alla partecipazione diretta o indiretta dell’Europa allo scontro.
Finché l’Unione Europea e il mondo occidentale – qui e oltreoceano – saranno parte di questa guerra, che stanno finanziando e armando, le cose non torneranno alla normalità, anzi peggioreranno, creando crisi economiche, finanziarie e sociali senza precedenti nella storia moderna e contemporanea, riportandoci al Medioevo. E non si tratta solamente delle sanzioni che l’Unione Europea ha imposto alla Russia e che colpiscono per prime le economie dei Paesi membri e poi a livello macro la stessa UE, ma anche dal denaro direttamente investito nella guerra sotto forma di armamenti e come sostegno finanziario per Kiev. Sono misure che non fanno altro che prolungare le ostilità, eliminando la possibilità di una soluzione pacifica.
Più l’Europa investe nel conflitto, più vite umane si perdono, più beni vengono distrutti e crolla il tenore di vita dei cittadini europei, siano essi italiani, rumeni o di altre nazionalità. In Italia si parla dei problemi economici dell’Italia, in Romania di quelli della Romania, e così in tutti i Paesi della UE. Queste discussioni però sono inutili finché non ci impegniamo a porre fine alla guerra in Ucraina per tornare ad esempio ad acquistare energia a basso costo, rilanciando così le nostre economie. In questo conflitto l’Europa si è auto-sanzionata: e il prezzo lo pagano i cittadini italiani, rumeni e di tutte le altre nazionalità. I vertici di Bruxelles e i leader dei Paesi membri insistono sulla via verso il baratro, sebbene gli effetti di tale impostazione siano ormai evidenti: popolazione impoverita e distruzione della competitività economica del continente. È come se fossimo ostaggio di attentatori suicidi che trascinano con loro intere nazioni.
Come avrete notato, la parte più danneggiata da questo conflitto è proprio la UE. La Federazione Russa invece ha persino rafforzato la propria economia. Sta a sua volta edificando i BRICS e li sta sviluppando a un ritmo vertiginoso. Gli Stati Uniti stanno espandendo la loro egemonia anche sul territorio europeo, al tempo stesso smontando la propria economia e cercando di compensare con la produzione e l’esportazione di armamenti; e pure con la produzione di grano ucraino, che alla fine dei conti è di proprietà di compagnie americane. Insomma, pare che Bruxelles non si renda conto di essere caduta in una trappola.
L’Unione corre verso la disintegrazione: ad esempio l’Austria che rafforza i suoi rapporti con la Russia invocando contratti già firmati nel 2018 per l’energia a basso costo, contratti che parevano anticipare quanto accaduto un anno e mezzo fa. I vertici europei sembrano non comprendere la situazione, e nemmeno quelli italiani, per non parlare di quelli rumeni.
– La Romania si affaccia sul Mar Nero e ha un lungo confine con l’Ucraina, in una posizione strategica per il passaggio delle armi della NATO. Cosa può fare Bucarest per non essere coinvolta nel conflitto?
– Fin dai primi giorni abbiamo capito il disastro a cui andavamo incontro e nel quale ci troviamo oggi. Così abbiamo proposto una soluzione valida sia per la Romania che per tutti i Paesi implicati. Si tratta di un memorandum dal titolo “Neutralità per la Romania – Pace di Bucarest”, le cui disposizioni sono ancora attuali e sono state sostenute da me e da altri quattro parlamentari rumeni. Questo memorandum, il primo a livello mondiale, è stato inviato a tutte le parti coinvolte, alle ambasciate e ai governi, agli Stati membri della NATO e dell’UE. Lo abbiamo sostenuto in Parlamento e chiediamo anzitutto che la Romania non venga coinvolta in nessun modo nella guerra, né direttamente né indirettamente, e cioè non partecipi alla cessione di armi all’Ucraina. Poi vogliamo che avvii negoziati di pace a Bucarest per porre fine al conflitto. Ecco un frammento del memorandum, ancora attuale:
Poiché la Romania è membro della NATO, i cittadini romeni non vogliono che il nostro Paese venga coinvolto nelle ostilità militari, e nemmeno noi cinque parlamentari. Facciamo appello alle parti coinvolte nel conflitto affinché ricorrano al cessate-il-fuoco e superino questo confronto attraverso negoziati e compromessi ragionevoli. In tale contesto proponiamo a tutti gli Stati coinvolti, agli Stati confinanti dell’Ucraina e della Federazione Russa, nonché alla NATO e all’UE, di incontrarsi sul terreno neutrale della Romania, nella Casa del Popolo (la sede del Parlamento, N.d.T.), dove tenere cicli dei negoziati per concludere la pace. In questo senso, si firmi la PACE DI BUCAREST, nella quale chiediamo alla dirigenza rumena di terminare la fornitura qualsiasi tipo di aiuto militare con armi, equipaggiamenti militari o offrendo il nostro territorio nazionale per il transito di carichi a scopo militari oppure dando il permesso di sorvolare lo spazio aereo rumeno a qualsiasi altro Stato o organizzazione di cui facciamo o non facciamo parte, il che coinvolgerebbe la Romania in una guerra che non le appartiene.
L’UE o la NATO non sono state attaccate dalla Federazione Russa. Non vi è quindi alcuna ragione imposta dai trattati affinché esse intervengano in questa guerra, che è stata amplificata dalle medesime organizzazioni, le quali hanno stimolato le tendenze bellicose di Zelensky e dei suoi sodali. Come è fatto notare, la Romania occupa una posizione strategica estremamente importante. Sta a noi giocare questa carta. Se avessimo avuto diplomatici, governanti e rappresentanti intelligenti, avremmo preservato la neutralità e costituito un punto d’incontro per tutti i soggetti coinvolti. In tal modo avremmo potuto dirigere prima l’intera strategia economica, e poi anche quella militare, non solo della regione, ma dell’intera Unione Europea, sviluppando l’economia della Romania e affermandoci come Stato indipendente e sovrano, implicitamente parte della UE. Sfortunatamente, i nostri leader non hanno mai imparato dalla storia, e chi non impara dalla storia è condannato a ripeterla. Quindi temo che ci collocheremo ancora una volta nel campo da cui siamo sempre usciti perdenti, con altri che decideranno per noi. Speriamo stavolta di non subire perdite territoriali.
– Quali sviluppi prevede per il conflitto ucraino? Alcuni personaggi pubblici europei e americani hanno prospettato per Kiev la cessione di parte dei territori alla Federazione Russa come impegno per terminare la cosiddetta “operazione militare speciale”. Secondo Lei, esiste la possibilità che anche Romania, Polonia e Ungheria si prendano un pezzo delle regioni ucraine abitate dalle loro minoranze etniche?
– L’Ucraina non sarà mai più quella che conoscevamo. Essa consisteva in uno Stato “artificiale”, formato dalla fusione forzata di territori stranieri confiscati e trattenuti illegalmente. L’Ucraina è già un Paese distrutto, che i suoi leader militari stanno spingendo ulteriormente verso la catastrofe. Più Kiev si ostina, maggiori saranno le perdite. A breve gli ucraini linceranno Zelensky per il disastro causato. Non manca molto. Parte dei territori dell’Ucraina non sono mai stati suoi, ma appartengono storicamente ad altri. Quindi la Romania naturalmente dovrebbe recuperare i suoi territori storici. Molto probabilmente anche Polonia e Ungheria desiderano fare lo stesso. In realtà ne avevano già discusso varie volte dall’inizio della guerra, ma da oltreoceano hanno forzato la Polonia a rivedere il proprio atteggiamento e l’Ungheria ad aspettare il momento opportuno, almeno a quanto mi pare di capire. Ho presentato al Senato rumeno un progetto di legge mediante il quale la Romania riprenderà quel pezzo del Paese che oggi è arbitrariamente in Ucraina e nel quale i cittadini di etnia rumena sono sottoposti a un trattamento di pulizia etnica totalmente ingiusto e discriminatorio.
I primi soldati mandati a morire in guerra erano di etnia rumena: non lo perdoneremo né lo dimenticheremo mai. L’Ucraina è, da questo punto di vista, uno Stato invasore che mantiene con la forza entro i suoi confini artificiali spazi che non gli appartengono. Questo è alla fine dei conti uno dei motivi del conflitto! E per questa ragione la Romania non è obbligata a rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina poiché essa è stata ottenuta attraverso l’incorporazione di territori che sono di altre nazioni. Soprattutto quando è sotto gli occhi di tutti il modo in cui Kiev tratta le minoranze, come se fossero nemiche dello Stato, stabilendo leggi per l’assimilazione forzata di queste ultime, vietandone l’struzione e persino il servizio religioso nella loro lingua madre! Su oltre 220 chiese ortodosse rumene, ne rimangono soltanto 8, oltre a quelle vietate. Nella sua forma attuale, l’Ucraina è uno Stato artificiale, formato dal mantenimento forzato di territori e popolazioni che non le appartengono e che non hanno alcun legame con Kiev. La parte orientale che è stata riconquistata dalla Federazione Russa non verrà mai più lasciata dalla madrepatria. Quei territori sono suoi di diritto, così come la Bucovina del Nord, la Hertza, il Budžak, il Maramureș storico e l’Isola dei serpenti sono della Romania. In effetti, questo conflitto porterà a un riposizionamento di poteri a livello mondiale, al tracciamento di nuovi confini, alla divisione dei poli di potere, all’imposizione di altre sfere di influenza in Europa e allo spostamento di certi popoli nei luoghi di altri. Come diceva un proverbio cinese, viviamo tempi interessanti.
– La Romania ha speso molto per ospitare i profughi ucraini e per aiutare militarmente Kiev. Avete avuto in cambio la gratitudine dell’Ucraina? Oppure Zelensky ha detto che Bucarest non ha dato abbastanza (come ha detto ai britannici)? La presenza dei rifugiati ucraini in Romania ha generato problemi sociali o economici?
– La Romania ha trascurato i propri cittadini per donare ai rifugiati ucraini. Ha stanziato cifre enormi per fornire loro gratuitamente cibo, alloggio, spostamenti e cure mediche, mantenendo i loro bambini con somme che qualsiasi famiglia rumena desidererebbe (a un bimbo rumeno lo Stato concede un assegno di circa 50 euro, mentre a uno ucraino ne dà circa 800) e con tante altre agevolazioni che i cittadini rumeni non hanno. La ricompensa di Kiev è stata l’approvazione di leggi che negano il diritto alla vita delle minoranze rumene in Ucraina. Quando recentemente Zelensky ha ringraziato i Paesi che assistono l’Ucraina, non si è preoccupato di menzionare la Romania. Zelensky si comporta come se tutto il mondo gli fosse debitore e arriva a minacciare di azioni legali gli Stati che non vogliono essere invasi dai cereali ucraini di scarsa qualità, che sono di fatto geneticamente modificati (OGM) e pieni di pesticidi. Come si suol dire, gli abbiamo dato una mano e ora lui vuol prendersi tutta la casa!
La sottoscritta è stata persino inserita sulla lista di coloro che gli ucraini vorrebbero far fuori, il sito Myrotvorets. Il motivo è aver difeso il mio Paese contro l’ondata di profughi per il cui mantenimento dobbiamo prendere soldi in prestito, contro la distruzione degli agricoltori rumeni e contro la perdita della produzione interna di grano causata dell’invasione del grano ucraino. E che dire dei soldati trasferiti sul nostro territorio, che manteniamo in alberghi di lusso da 4 o 5 stelle e che paghiamo ciascuno 1000 euro al giorno, come ci è stato imposto da fuori. Con i profughi è lo stesso: ricevono tutto gratis dai rumeni, ma in cambio ci disprezzano e ci sfidano con le loro auto di lusso, soggiornando nei posti migliori o nei resort dove i cittadini comuni non hanno accesso. E sono pure insoddisfatti perché non diamo loro di più. L’Ucraina, così come i suoi cittadini, ha un atteggiamenti da invasore, non certo quelli che dovrebbe tenere un Paese bisognoso. Non è mai successo nella storia che uno Stato che chiede aiuto, con abitanti che scappano e sono rifugiati di guerra, calpesti e disprezzi i Paesi lo sostengono. Grazie alla mia costante opposizione e alle azioni esercitate da me e dal mio Partito S.O.S. România, sono riuscita a costringere il governo a ridurre gli aiuti, a limitarli a un certo un periodo di tempo e soltanto a determinate condizioni.
– Le sue opinioni Le hanno creato molti nemici dentro e fuori la Romania. Quali ripercussioni o trattamenti negativi ha ricevuto in Europa? È stata inserita nella “lista nera” dei nemici dell’Ucraina, il sito Myrotvorets. In Romania qualcuno si è indignato per questo? I Suoi colleghi politici la hanno difesa?
– Purtroppo i politici rumeni, invece di solidarizzare con me quando l’Ucraina mi ha inserito nel Myrotvorets perché chiedevo la riunificazione di Bucarest coi territori abitati da rumeni, hanno preso le difese di Kiev e hanno stretto un patto con quello stesso Stato che detiene parte del nostro territorio nazionale! Naturalmente, molti rumeni si sono schierati in mia difesa e sono stati irritati dal comportamento ucraino. C’è stata un’ondata di indignazione popolare, ma nella classe politica ha prevalso il tradimento. A livello europeo vi sono molte testate indipendenti che apprezzano le mie posizioni pubbliche, ma dai media mainstream ricevo ogni tipo di accusa. Sono vista infatti come un pericolo perché quello che dico e quello che faccio contraddice la versione ufficiale e ottiene un successo che li intimorisce.
Inoltre, cerco di stimolare le persone a pensare, a liberarsi dalla manipolazione. Esattamente come ho fatto durante la “plandemia” (gioco di parole fra plan = progetto, pianificazione, e pandemia, N.d.T.) oggi rivelo la verità dietro le menzogne ufficiali. Poiché raggiungo milioni di rumeni e milioni di persone in tutto il mondo, i globalisti sono spaventati. Le mie dichiarazioni politiche al Senato romeno spesso oltrepassano i confini nazionali, vengono tradotte in decine di lingue straniere e il loro impatto è difficile da quantificare. Recentemente una mia vecchia affermazione sul terremoto in Turchia, che all’epoca ha fatto il giro del mondo, è stata ripresa da importanti pubblicazioni in lingua turca e accumulando milioni di visualizzazioni solo sulla piattaforma X (Twitter). Sono l’unica politica rumena presente nel programma di Alex Jones negli Stati Uniti. I miei riferimenti alla “plandemia” o alla guerra in Ucraina vengono citati negli angoli più diversi del pianeta, oltre ovviamente all’Ucraina e alla Russia.
La conseguenza di questa sfida globale è che devo stare attenta a dove vado. Vivo sotto un pericolo costante: le minacce di morte sono all’ordine del giorno. Ho subito aggressioni alla mia casa e ai miei figli, col solo scopo di terrorizzarmi. Da mesi mi sergue un auto con targa ucraina da cui mi filmano in modo sfacciato. Mi telefonano parlando in ucraino e minacciando di stuprare e di uccidere me e le mie figlie. Per tre volte hanno persino cercato di avvelenarmi. Da allora abbiamo dovuto sviluppare misure di sicurezza molto più drastiche. A livello europeo, i politici e la stampa mainstream mi perseguono costantemente. Vengo attaccata e offesa sotto tutti gli aspetti. Vengo accusata di “putinismo” solo perché voglio pace e sicurezza per il mio popolo e per il mio Paese. Sarò pure una putiniana, ma coloro che portano guerra, carestia e morte non dovrebbero allora essere catalogati come “nazisti”? Sono sempre stata e continuo a essere una voce mondiale a difesa dei diritti e delle libertà dei cittadini e dei diritti umani. Fin dal primo giorno ho tenuto la giusta posizione e l’ho mantenuta senza deviare. Tutto quello che ho detto si è poi dimostrato vero, pensiamo ad esempio al vaccino-killer sperimentale o al virus di laboratorio. Allo stesso modo riguardo alla guerra, fin dal primo giorno ho avuto un atteggiamento tagliente, ma argomentato, che si è rivelato reale e corretto. Che colpa sarebbe quella di essere un ottimo avvocato e un politico giusto che osserva le situazioni e le analizza correttamente, basandosi sulla conoscenza della storia e della politica? Che facciano lo stesso anche loro, invece di puntare il dito contro una professionista che li smaschera! Quando non hai argomenti, l’unica cosa che puoi fare è insultare. Questi sono loro, i traditori e gli incompetenti della politica rumena e di quella internazionale!
– Crede che alla fine l’Unione Europea accetterà l’Ucraina come membro? Oppure rimanderà la questione nel futuro, come sta facendo la NATO? Prima di quel momento vedremo l’uscita della Romania dalla UE? Quali sono le possibilità che avvenga una “RoExit”?
– Se l’UE accettasse l’Ucraina come Stato membro, si autodistruggerebbe. Anzitutto accoglierebbe tra le sue fila un Paese pieno di contraddizioni, che lotta contro le sue stesse minoranze e che non rispetta i diritti umani, la libertà di espressione, i diritti civili e politici. In secondo luogo, l’Ucraina è uno Stato corrotto fino al midollo: le mazzette sono parte integrante del sistema di potere di Kiev e sono aumentate moltissimo a seguito della guerra. Poi c’è il problema del racket, con delinquenti capaci di uccidere per 500 euro. Accogliere l’Ucraina nella UE è come invitare un nemico a casa propria, come mettere una bomba a orologeria dentro la costruzione europea. Lo stesso vale per l’adesione dell’Ucraina alla NATO. Inoltre non penso che la Federazione Russa acconsentirebbe mai a un simile vicino. Immagino che nemmeno gli Stati Uniti vogliano lo scontro aperto con una potenza che ha come alleati Cina, Brasile, India e Corea del Nord! Suggerisco agli americani di rifletterci e di procurarsi buoni consiglieri di storia e di strategie militari: così forse capiranno che i russi non verranno sconfitti, soprattutto da quando Sun Tzu è loro alleato.
La Romania ha ancora una possibilità. Grazie al partito S.O.S. România che ho fondato e che dirigo, può guadagnarsi il posto che merita nell’Unione Europea. Potrà unirsi ai Peasi che lottano per un’Unione collaborativa di nazioni indipendenti e sovrane, non per quel conglomerato in cui Bruxelles detta ordini e cancella la sovranità e l’identità degli Stati membri. Insieme agli altri partiti sovranisti credo possiamo fermare il collasso dell’Europa e la distruzione degli Stati nazionali. Possiamo tornare ad essere un’unione di Paesi liberi e non di colonie sfruttate dai globalisti, come vorrebbero i commissari di Bruxelles e le multinazionali. Le elezioni del Parlamento europeo del 2024 sono fondamentali: sarà l’occasione per rumeni, italiani, tedeschi, francesi e per tutti i cittadini delle nazioni europee di rovesciare i vertici anti-nazionali e anti-umani che ora guidano la UE da Bruxelles. Potremo coinvolgere i politici e i sovranisti responsabili che vogliano restituire all’Europa il diritto ai suoi valori fondamentali: il cristianesimo, la sovranità nazionale, la propria storia e la propria cultura, nonché il diritto di svilupparsi economicamente senza essere in balia delle multinazionali con sede sull’altra sponda dell’Atlantico.
L’attuale UE si è presa tutte le ricchezze che la Romania possedeva e sta schiavizzando i rumeni. È evidente come i nostri rappresentanti stiano compiendo atti di alto tradimento e di grave incompetenza: sono nominati da oltreoceano e da Bruxelles al fine di violare e spogliare la Romania di tutti i suoi beni. Se la Romania uscisse dall’Unione adesso, si sfascerebbe immediatamente perché non le resterebbe più nulla. L’industria e l’agricoltura sono state distrutte, le aziende statali demolite o cedute a poco prezzo, sebbene attengano alla sicurezza nazionale. Energia, acqua, risorse e terra sono vendute agli stranieri e metà dei romeni è costretta ad andarsene, finendo per costruire le economie di altri Stati. Prima di una possibile RoExit dovremmo essere risarciti con gli interessi per tutto ciò di cui siamo stati espropriati, in modo da poter ricostruire il Paese. Credo che se al potere avessimo patrioti, nazionalisti, professionisti e persone competenti, potremmo essere una delle potenze nella UE e guideremmo la politica nella regione, soprattutto grazie alla nostra posizione geostrategica e a un’economia forte.
– Può parlarci delle Sue iniziative internazionali per fermare il conflitto in Ucraina?
– Per fermare il conflitto in Ucraina non ci si muove soltanto a livello nazionale. Oltre a lottare affinché la Romania non venga trascinata nel conflitto, ho partecipato alla promozione della pace attraverso i dibattiti internazionali ai quali sono stato invitata. Ho dimostrato la dannosità dell’atteggiamento favorevole alla guerra e mi sono battuta per l’avvio urgente di negoziati di pace. In questo senso abbiamo contattato i partiti sovranisti e gli opinion leader di diversi Paesi, formulando idee comuni e azioni pubbliche per convincere le autorità di Europa e Stati Uniti ad abbandonare la logica della guerra senza fine e delle sanzioni autodistruttive. Come ho già detto, il memorandum “Neutralità per la Romania – Pace di Bucarest” ha suscitato innumerevoli discussioni soprattutto a livello europeo; è stato un punto di partenza incoraggiante per altre nazioni che in seguito si sono opposte alla guerra e che ora si battono per la pace. Inoltre, ho avviato il progetto “Comitato per la Pace”, al quale vi propongo di aderire per essere in tanti. L’unione fa la forza.
– Fino a pochi anni fa, nessuno in Italia si sarebbe aspettato che una politica come Giorgia Meloni diventasse premier: una donna giovane, di destra, con una retorica molto diversa da quella mainstream. Quali somiglianze e quali differenze vede fra le Sue idee politiche e quelle della Meloni? Crede che un giorno vi saranno in Romania le condizioni per avere una premier come Diana Iovanovici-Şoşoacă?
– Il sovranismo vincerà le elezioni dell’Europarlamento del 2024 e salirà al potere in molti Stati europei. La Romania è tra questi. Sono pronta a rimettere in piedi il mio Paese e a ristabilire il suo ruolo in Europa: da presidente o da primo ministro, questo lo decideranno i rumeni. Per le prossime elezioni gli istituti demoscopici stimano il voto sovranista in Romania fra il 60 e il 70%: nel 2024 avremo infatti le elezioni locali, quelle parlamentari e quelle presidenziali. Pertanto qui ci sarà un cambiamento totale, perché i rumeni sono stanchi dei partiti tradizionali e delle loro politiche fallimentari. Il mio partito S.O.S. România è già al centro dei cambiamenti in atto.
Una delle cose che più mi differenzia da Giorgia Meloni è il suo atteggiamento verso Kiev, qualcosa di stupefacente avendo vinto le elezioni con un’ondata sovranista (anche se non è sorprendente per me, che avevo capito il gioco). La fornitura di armi all’Ucraina e le sanzioni contro la Russia non portano la pace né aiutano la sovranità degli Stati europei. Al contrario, minano l’economia del continente e determinano il declino dei Paesi membri della UE. La seconda cosa è la posizione sulla pandemia, le mascherine e il vaccino: qui siamo proprio agli antipodi. Quando ho visto la Meloni vaccinarsi e indossare una mascherina, chiedere l’obbligo di vaccinazione e tenere una politica globalista di sanzioni, ho capito che era soltanto una sovranista di facciata, come già dimostrato. Potete conoscere la mia posizione seguendo le trasmissioni di Max Massimo, al quale avevo esposto tali aspetti prima delle elezioni. Forse vi sarete accorti che i pro-vax, i “plandemisti”, i mascherinati sono gli stessi che desiderano e che sostengono la guerra in Ucraina. Il mondo intero è un palcoscenico e tutte le persone sono attori, diceva William Shakespeare. Dipende da ognuno di noi quale ruolo assumere, quale parte scegliere! Il bene e il male restano sempre davanti a noi come a un bivio.
Traduzione a cura di Alice Moraru
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.