Il pensiero conservatore per Francesco Giubilei: la storia di un modo d’essere colpito da preconcetti e diffidenza

Il pensiero conservatore per Francesco Giubilei: la storia di un modo d’essere colpito da preconcetti e diffidenza

29 Giugno 2022 0

Il libro “Storia del pensiero conservatore. Dalla Rivoluzione francese ai giorni nostri“, scritto da Francesco Giubilei, traccia la storia culturale del conservatorismo dalle origini ai giorni nostri, analizzando le ragioni storiche, economiche e sociali alla base di questa corrente, gli sviluppi nei diversi Paesi, attraverso un lavoro dai tratti enciclopedici, di grande attenzione e livello, delle opere di decine di pensatori conservatori. Figure forti, particolari, spesso con posizioni distanti, quali ad esempio Burke, Tolkien, Metternich, Junger, Spengler, Prezzolini, Pirandello. Personaggi figli del loro tempo e riconducibili ad una famiglia culturale che ha caratteri a-temporali.

Infografica – La biografia dell’intervistato Francesco Giubilei

Leggendo il suo libro, ciò che emerge in modo plastico – financo esplicitato – è l’eterogeneità del pensiero conservatore. Nell’introduzione si fa proprio riferimento ad una corrente di pensiero estremamente frastagliata, ricca di sfaccettature, visioni della società e dell’economia che, seppur legate alla medesima area culturale, talvolta sono anche in contraddizione tra di loro. Fatta questa premessa, come definirebbe il conservatorismo?

Quando parliamo del conservatorismo, si fa riferimento ad un tema che non è univoco. Prezzolini ad esempio parla di “mille Destre”, richiamando quella cattolica, quella liberale, l’anima sociale o quella più identitaria, o ancora il filone liberista. 

Innanzitutto è dirimente identificare alcune macro-categorie, distinguendo tra conservatorismo di stampo anglosassone, come quello americano ed inglese, da quello europeo-continentale. Entrando ancora più nello specifico, è possibile individuare un’ulteriore macro-area nel Vecchio Continente: il conservatorismo di stampo tedesco che si differenzia da quello di matrice latina, attecchito invece in Francia, Italia e Spagna. E’ evidente che la distinzione geografica ha grandi influenze sullo sviluppo del pensiero ed il conservatorismo non è un’eccezione, tanto che è declinabile nei singoli contesti nazionali. Se guardiamo per un momento all’Italia, ricordiamo Montanelli che si definiva un anarco-conservatore o Longanesi che parlava di sé come di un conservatore in un Paese in cui non vi è nulla da conservare.

In un passaggio, afferma che l’intento di questo libro è far sì che il termine “conservatore” assuma un’accezione positiva, superando i pregiudizi che nell’immaginario collettivo identificano il conservatorismo come un concetto stantio e retrogrado. Probabilmente, per ragioni storiche, questo vale più per l’Italia che per gli altri Paesi europei. Qual è il rapporto tra il pensiero conservatore e gli altri filoni che, per praticità di linguaggio, potremmo ricondurre alla categoria politica della Destra, quali ad esempio il liberalismo, il reazionarismo. 

Precisiamo che questo libro è stato pubblicato nel 2016: sono passati sei anni, nel frattempo è stato tradotto e pubblicato anche negli Stati Uniti ed in Ungheria ed il mondo ha conosciuto vari e profondi cambiamenti, più politici che culturali. Oggi è un termine sdoganato, a volte abusato, spesso utilizzato impropriamente. Sebbene sia entrato a tutti gli effetti nel dibattito pubblico, vi è ancora una sorta di preclusione verso il termine “conservatorismo”, in modo particolare nel nostro Paese. A differenza dell’Inghilterra, in Italia non esiste un partito conservatore. Il concetto viene ancora spesso confuso con l’essere reazionario, quando non è affatto così. Il conservatore non è un reazionario, si caratterizza per una serie di principi, quali la famiglia, il rapporto con la religione, le identità locali, la tutela delle imprese e delle fasce deboli della popolazione.

Il pensiero conservatore non sembra godere oggi di ottima salute, ma probabilmente oggigiorno nessun pensiero sta particolarmente bene. E’ un dato storico che, forse per la sua a-sistematicità, il conservatorismo sia sopravvissuto alle grandi ideologie del 900. Il conservatorismo può essere considerato un’ideologia? 

Intorno alla metà del Novecento, ci fu un forte e vivace dibattito tra numerosi pensatori circa il fatto che il conservatorismo potesse essere considerato un’ideologia. I più furono orientati ad intenderlo come uno stato di natura. Il conservatorismo non può essere considerato un’ideologia, non ha nulla a che vedere con fascismo, comunismo o nazismo; il conservatorismo è un modo di essere, di vedere e concepire la realtà. Personalmente mi trovo d’accordo con questa linea, che ha visto in Scruton uno dei maggiori interpreti.

Vedi grandi conservatori ai giorni nostri?

Nel panorama internazionale si distinguono vari pensatori che possono essere definiti conservatori. Proprio la settimana scorsa è stata pubblicata una carta dei valori realizzata dalla Edmund Burke Foundation e firmata da alcuni dei principali intellettuali, pensatori, giornalisti, accademici conservatori occidentali. Questo a riprova della vivacità che caratterizza ancora oggi il filone conservatore. Soltanto una realtà italiana, Nazione Futura, ha aderito a questa importante iniziativa, a conferma del fatto che purtroppo nel nostro Paese c’è ancora molto da fare. Tuttavia, considerata la portata dell’iniziativa, è chiaro che a livello internazionale vi è grande fermento attorno al pensiero conservatore.

Infografica – La Scheda del Libro “Il Pensiero Conservatore”

 

Dario Roverato
DarioRoverato

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