Gli ucraini vanno in America a parlare con la squadra di Trump di fine delle ostilità e di negoziati di pace
La scorsa settimana si sono tenuti negli USA degli incontri di vertice tra i rappresentanti del governo di Kiev e gli esponenti dell’attuale amministrazione Dem, oltre a quelli della squadra di Trump. Lo scopo era, tra l’altro, di capire il modo in cui definire i contorni delle future trattative di pace.
Incontri di alto livello
Gli incontri effettuati negli States hanno coinvolto esponenti di alto livello da entrambi i lati. La delegazione ucraina era guidata dalla vicepremier e ministro dell’Economia Yuliia Svyrydenko. Insieme a lei c’erano, tra gli altri, il viceministro della Difesa Sergiy Boyev e la consigliera presidenziale Daria Zarivna. Costoro hanno conferito anzitutto col rappresentante speciale del presidente Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg e poi col futuro consigliere per la Sicurezza Nazionale Mike Waltz. Degno di nota il fatto che si sia unito al vertice il futuro vicepresidente JD Vance, forse il più scettico di tutti sulla continuazione degli aiuti all’Ucraina e il meno amato dal governo di Kiev. L’intento di questi colloqui era di porgere diplomaticamente i reciproci saluti e di conoscersi personalmente, in modo da inaugurare i rapporti diretti già prima della data dell’insediamento ufficiale di Trump.
C’era anche il n.2 di Zelensky
È andato in America anche quello che è considerato il vero numero 2 di Kiev, colui che controlla gran parte degli affari politici dello Stato ucraino: il capo dello staff presidenziale Andriy Yermak. Lo Wall Street Journal lo definisce come “la mano destra” di Zelensky, con cui è legato da una lunga amicizia personale, e lo Washington Post insinua che abbia un’autorità quasi equivalente a quella del presidente. Di fatto è colui che ha manovrato i clamorosi licenziamenti e le sostituzioni ministeriali di qualche mese fa. Da parte repubblicana Yermak ha incontrato il prossimo capo di gabinetto della Casa Bianca Susie Wiles e il senatore Lindsey Graham, conosciuto per la sua posizione guerrafondaia e fanaticamente russofoba. Ma ha pure conferito coi rappresentanti dell’attuale amministrazione, in particolare col consigliere alla Sicurezza Nazionale Jake Sullivan e con il leader Dem al Camera Hakeem Jeffries.
Non solo politici
Yermak ha avuto modo di vedere anche il miliardario Bill Ackman, manager di fondi speculativi (hedge fund) che viene descritto dai media come un “filantropo”. Secondo quanto riportato da fonti bene informate, a lui e ai personaggi importanti che ha incontrato il capo dello staff presidenziale di Zelensky ha presentato l’Ucraina come un “partner per la pace”, non come un ostacolo ad essa. Ha descritto la difficile situazione sul campo di battaglia e ha espresso gratitudine agli USA e alla nazione americana per il grande supporto dato finora.
Un po’ dare un po’ togliere
Il punto è: tale supporto continuerà allo stesso livello di oggi oppure no? Molto probabilmente no, come ampiamente illustrato in campagna elettorale dai candidati repubblicani. E come previsto anche dal documento redatto lo scorso aprile proprio da Kellogg, l’inviato di Trump per l’Ucraina. Quest’ultimo ha fatto sapere che per il momento i repubblicani sono disposti a sostenere gli invii di assistenza militare che Biden si sta affrettando a far approvare prima della sua uscita di scena. L’opinione corrente dei consiglieri del presidente eletto è infatti favorevole ad aumentare per quanto possibile il potenziale bellico di Kiev, allo scopo di porre l’Ucraina in una posizione meno sfavorevole al futuro tavolo dei negoziati. Ed è anche una sorta di moneta di scambio da usare con Zelensky per convincerlo a mettere da parte – definitivamente o temporaneamente – le sue aspirazioni di ingresso nella NATO.
La posizione ucraina
Gli alleati occidentali sono certamente disposti a offrire a Kiev delle garanzie di sicurezza, come già si può vedere negli accordi bilaterali stretti con i singoli Stati europei. Ma la perdita di un quinto del territorio a favore della Russia sarà un’altra condizione sine qua non che Trump imporrà a Zelensky. Gli ucraini andati in America sembrano aver comunicato l’intenzione del loro governo di mostrare disponibilità alle trattative di pace. Ma dovrà essere una pace “sostenibile”, dicono, e non instabile o non duratura: altrimenti non se ne fa niente. L’Ucraina potrebbe passare a reclamare per vie diplomatiche la restituzione dei territori occupati, ma non rinuncerà mai a diventare membro della NATO.
I timori di Kiev
Dunque su questo punto c’è ancora molto da discutere, e secondo il giornale americano Politico gli ucraini temono che dietro alle loro spalle Trump si stia accordando con Putin, con un esito complessivamente negativo per Kiev. La scorsa settimana si sono tenuti negli USA degli incontri di vertice tra i rappresentanti del governo di Kiev e gli esponenti dell’attuale amministrazione Dem, oltre a quelli della squadra di Trump. Lo scopo era, tra l’altro, di capire il modo in cui definire i contorni delle future trattative di pace.
52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.