Ondata di licenziamenti nel governo ucraino: Zelensky vuole rafforzare la sua presa sul potere

Ondata di licenziamenti nel governo ucraino: Zelensky vuole rafforzare la sua presa sul potere

8 Settembre 2024 0

A Kiev dopo i licenziamenti nell’esercito a seguito della caduta del primo F-16, sono arrivati quelli nel governo. I media occidentali minimizzano e parlano prudentemente di un “rimpasto di governo”. Tuttavia, le uscite eccellenti come quella del Ministro degli Esteri fanno pensare a un inizio di resa dei conti, in cui Zelensky vuole intorno a sé soltanto i fedelissimi.

Ondata di dimissioni

A presentare le dimissioni è stata praticamente metà del governo. E sono ministeri importanti: Dmytro Kuleba, Affari Esteri; Denys Maliuska, Giustizia; Oleksandr Kamyshin, Industria; Ruslan Strilets, Ambiente e Risorse naturali. Vitaliy Koval, direttore del Fondo del Patrimonio statale. A costoro si sono aggiunte la viceministro per l’Integrazione euroatlantica Olha Stefanyshyna e la responsabile per il recupero dei territori occupati Iryna Vereshchuk. Le dimissioni sono state accompagnate da brevi messaggi scritti a mano e indirizzati al Parlamento, che non contengono spiegazioni dettagliate di tale scelta. La Verkhovna Rada, il parlamento unicamerale ucraino, ha votato per accettare le dimissioni dei ministri. Vi sono state piccole differenze numeriche fra le varie votazioni e la maggioranza non è mai stata larga. Nel caso di Koval e della Vereshchuk non è nemmeno stata raggiunta, ma sono occorse ulteriori discussioni.

Dimissioni o licenziamenti?

Il 3 settembre David Arakhamia del partito di Zelensky Sluha Narodu, aveva accennato al fatto che vi presto vi sarebbe stata una “giornata dei licenziamenti”. Invece si è rivelata una “giornata delle dimissioni”, sebbene non sia dato sapere in che misura fossero volontarie o imposte. Almeno pubblicamente, i funzionari di Kiev non rilasciano commenti, ma tengono uno stretto riserbo su motivi e prospettive di tali cambiamenti. Il deputato Oleksandr Merezhko, capo della commissione parlamento affari esteri, sostiene che un rimpasto fosse già in previsione da molto tempo. Infatti a marzo Zelensky aveva detto che in futuro vi sarebbero state modifiche nella squadra di governo. Due mesi dopo aveva licenziato il Ministro delle Infrastrutture e quello dell’Agricoltura. In precedenza erano usciti di scena il ministro della Difesa nel settembre 2023 e il comandante delle Forze armate lo scorso febbraio.

L’uscita più clamorosa

Gli esponenti di cui non ci si attendevano dimissioni o licenziamenti sono almeno due. Il primo è Kamyshin, in carica da un anno e mezzo, che aveva aumentato moltissimo la produzione industriale della difesa, specialmente droni e razzi. In un amaro post di commiato si è preso il merito di quei risultati e ha spiegato di aver svolto i compiti che gli erano stati affidati come ministro. Ma ha destato ancor più scalpore l’uscita del ministro degli Esteri Kuleba, che teneva in mano questo dicastero chiave già dal marzo 2020. Negli ultimi due anni era diventato l’esponente ucraino più riconoscibile a livello internazionale, col suo abbigliamento elegante ed estremamente curato che faceva da contraltare a quello militaresco nero e verde oliva di Zelensky. Kuleba aveva costruito un rapporto molto stretto soprattutto col segretario di Stato americano Blinken e con altri colleghi europei e sembrava al riparo dalle critiche interne.

Kuleba ormai sgradito

Nei suoi innumerevoli viaggi aveva cercato il sostegno di tutti i Paesi possibili. Di recente era stato in Cina per riparare all’atteggiamento poco diplomatico avuto da Zelensky verso Pechino in occasione della conferenza svizzera. Secondo Olexiy Haran, docente di scienze politiche presso l’universitò Mohyla di Kiev, è un peccato che il governo abbia congedato un ottimo comunicatore come Kuleba. E fino all’ultimo giorno il ministro ha lavorato seguendo l’agenda consueta e senza dare segni di imminenti dimissioni. Si ipotizza che non fosse pienamente allineato agli altri funzionari vicini all’ufficio presidenziale, i quali hanno voce in capitolo nelle questioni di difesa e di rapporti internazionali. A tenerlo in gioco non è bastato l’elenco dei suoi conseguimenti in fatto di aiuti militari occidentali, dai missili HIMARS ai caccia F-16. Fonti interne di Kiev dicono che Zelensky non gradisse la sua carenza di energia nel perseguire l’approvvigionamento degli armamenti.

Ukrenergo

Il 2 settembre Zelensky ha fatto fuori pure il capo di Ukrenergo, l’ente che opera la rete elettrica nazionale, ultimamente sotto attacco da parte dell’artiglieria russa. Il licenziamento di Volodymyr Kudrytsky sorprende proprio perché adesso è molto rischioso apportare modifiche ai vertici dell’ambito energetico. L’Ucraina ha già perduto più di metà del potenziale produttivo di elettricità e il prossimo inverno si preannuncia durissimo. Inoltre due dei sei consiglieri del direttivo hanno seguito Kudrytsky per protesta: hanno denunciato violazioni dei principi di gestione e hanno attribuito a motivi politici il licenziamento del loro capo. La deputata Inna Sovsun riferisce che le istituzioni UE hanno espresso preoccupazione a questo proposito. Zelensky però incolpa Kudrytsky di non aver saputo proteggere gli impianti dagli attacchi russi. Secondo l’ex viceministro degli Esteri Olena Zerkal, Ukrenergo era “l’ultimo bastione di una gestione indipendente”, mentre Zelensky intende imporre il suo controllo sulle compagnie statali del settore energetico.

Ma Zelensky è già scaduto

Un aspetto interessante della vicenda è che a firmare i licenziamenti di ministri e a incaricare i nuovi c’è un presidente il cui mandato è terminato da più di tre mesi. Infatti, la scadenza dei cinque anni di presidenza è stata il 20 maggio, ma Zelensky è resta in sella grazie alla legge marziale da lui stesso ripetutamente prolungata. Così, se sotto di essa è vietato lo svolgimento di qualsiasi genere di elezioni, in compenso è possibile rifare quasi da capo un governo e azzerare i vertici degli enti statali. La sensazione è che, sapendo di essere ormai agli sgoccioli, Zelensky voglia circondarsi esclusivamente di uomini di fiducia che lo seguano e lo proteggano fino alla fine. Nonostante abbia messo fuorilegge i principali partiti di opposizione, infatti, il presidente ha ancora molti avversari pronti a prenderne il posto alla prima occasione.

“Servono nuove energie”

Se davvero fra qualche tempo vi sarà il cessate-il-fuoco e poi il tavolo dei negoziato, allora la legge marziale perderà vigore e Zelensky dovrà davvero farsi da parte. Oppure proverà a mantenere il potere con altri mezzi: evidentemente, una cerchia di fidati che tengono le leve del comando è proprio ciò che serve in questi casi. Zelensky ha spiegato il rimpasto dicendo che servono nuove energie e che occorreva fare dei passi nella direzione del rafforzamento del nostro Stato in vari ambiti. Certamente ciò che ha rafforzato con le nuove nomine è stata la sua presa sullo Stato. Niente di strano, commenta il deputato di opposizione Dmytro Razumkov, perché già prima la maggior parte delle decisioni veniva presa nell’ufficio del presidente, non in quelli dei ministri né tanto meno in Parlamento.

C’è la mano di Yermak

Molti insinuano che a manovrare i cambiamenti sia stato il capo dello staff presidenziale Andriy Yermak. È un personaggio potente che è arrivato in alto non per le competenze o l’esperienza politica, ma grazie all’amicizia personale con Zelensky. A dirlo è lo Washington Post, che spiega come Yermak abbia accumulato un’autorità tale da metterlo quasi sul medesimo piano del presidente. Persino gli esperti intervistati da Euromaidan Press esprimono inquietudine per il fatto che Zelensky abbia determinato i sostituti più per la loro fedeltà che non per le capacità. Ed è proprio Yermak a emergere come il vero regista di tali manovre. Vi sono indizi abbastanza eclatanti che vi sia Yermak in regia, basti pensare che il nuovo ministro delle Comunicazioni Oleksiy Kuleba (nessuna parentela col Ministro degli Esteri uscente) era un suo vice, come pure il nuovo ministro degli Esteri Andriy Sybiha, che lavorava nell’ufficio presidenziale.

Stringere la presa

Cosa aspettarsi adesso? È questa la domanda che sono tanti si pongono in Occidente e nella stessa Ucraina, soprattutto fra chi ha sostenuto ciecamente la linea euroamericana. A chi si accontenta della spiegazione ufficiale basterà sapere quanto detto da Zelensky, che ha giustificato i licenziamenti dicendo che i ministri non erano più in grado di sostenere gli enormi carichi di lavoro a cui erano sottoposti ormai da anni. Insomma, ha umanamente compreso il loro problema e ha voluto dare riposo a suoi validissimi ma stanchissimi collaboratori. Dai sostituti prescelti si aspetta invece quella freschezza e quell’energia necessarie a ottenere più investimenti dai partner nella produzione per la difesa ucraina, maggiori progressi nei negoziati sull’ingresso nella UE e una cooperazione più forte tra governo centrale e comunità locali. È facile leggere quest’ultima espressione come “maggiore controllo su quanto accade in periferia, dove il governo centrale sta perdendo la sua presa”.

Prima mancava il tempo

Negli ultimi 12 mesi vi erano già stati dei licenziamenti e degli avvicendamenti nella squadra di governo. Si sapeva che ve ne sarebbero stati altri. Secondo il politologo Volodymyr Fesenko, il motivo per cui ciò è avvenuto proprio a inizio settembre potrebbe essere banalmente il fatto che prima Zelensky e Yermak non avessero il tempo per effettuare grossi rimaneggiamenti. Il momento coincide con una situazione sul campo particolarmente pregna di possibili sviluppi, con le truppe ucraine ancora presenti nella regione russa di Kursk e con quelle russe che avanzano con determinazione nel Donbass. E sul piano interno il prossimo inverno si preannuncia durissimo, con la rete elettrica a rischio di collasso e uno scontento sociale che si allarga sempre di più.

Ma quali facce nuove…

Yulia Klymenko, deputata del partito Holos, afferma che le recenti novità politiche non apporteranno alcun cambiamento in positivo o nessuna idea dirompente. Tutto resterà così com’era perché le “facce nuove” di cui parla Zelensky sono in realtà coloro che già stavano negli uffici del potere. Lo ribadisce pure l’ex vicepremier Oleh Rybachuk, oggi a capo dell’organizzazione Centre of United Action, che sottolinea il peso di Yermak nel “casting” delle persone da mettere nei ministeri. Quest avranno comunque un potere ridottissimo, perché le decisioni reali sono prese dalla cerchia interna dei fedelissimi di Zelensky. A Kiev dopo i licenziamenti nell’esercito a seguito della caduta del primo F-16, sono arrivati quelli nel governo. I media occidentali minimizzano e parlano di “rimpasto di governo”. Tuttavia, le uscite eccellenti come quella del Ministro degli Esteri fanno pensare a un inizio di resa dei conti, in cui Zelensky vuole intorno a sé soltanto i fedelissimi.

Martin King
Martin King

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