Trump il realista taglierà l’assistenza a Kiev anche a suo discapito, se servirà al programma presidenziale
Sul quotidiano economico giapponese Nikkei (Nihon Keizai Shimbun) è uscita un’analisi delle intenzioni di Trump e delle prospettive della sua prossima presidenza, con particolare riferimento alla Cina e all’Ucraina. L’autore è Kishore Mahbubani, accademico, scrittore e diplomatico, per molti anni rappresentante di Singapore alle Nazioni Unite. Per lui Trump è un realista che non ha ideologie, se non quella del “Make America Great Again”. Per raggiungere il suo scopo è pronto a fare mosse anche apparentemente controproducenti, come tagliare l’assistenza all’Ucraina. Ma risparmiare da una parte – facendo la pace e stringendo accordi – significa poter investire dall’altra.
L’epoca dei cambiamenti globali
Ci troviamo in un’epoca di cambiamenti globali: il mondo nel quale prima dominava la civiltà occidentale sta diventando multipolare. Molti Paesi cominciano a difendere i propri interessi e in un momento come questo servono capi dall’atteggiamento flessibile, capaci di adattarsi a condizioni che mutano rapidamente. In questo senso Donald Trump non si cala bene in un ruolo del genere, perché non è interessato a lavorare su una prospettiva strategica di lungo periodo. Intanto, l’assenza di leader forti in Europa rende più difficile superare le turbolenze provocate dal ritorno del politico repubblicano. Oggi prendono forza Cina e India, mentre pure l’ASEAN sta mostrando degli ottimi ritmi di crescita. Il punto focale si sta dunque spostando verso l’Asia e i Paesi del Sud Globale. Entro il 2030 l’India diventerà la terza economia mondiale, così che in futuro si avranno tre poli: America, Cina e appunto l’India.
G7, BRICS, ASEAN, Sudamerica
Cala invece l’importanza del G7, mentre sempre più Stati vogliono unirsi al gruppo BRICS, al cui interno i ruoli principali sono detenuti da Cina e Russia. Sorprende come quattro Paesi ASEAN (Thailandia, Malaysia e altri due) abbiano espresso il desiderio di entrare nei BRICS: i mercanti in crescita oggi sono quelli del sud. Trump imprimerà senz’altro una maggiore pressione sulla Cina e probabilmente prenderà provvedimenti che limiteranno le tecnologie, oltre all’aumento dei dazi. Quest’ultima misura porterà ancora più tensione per il Sudamerica: sia qui sia in Africa (alla quale Trump non sembra voler dedicare molto tempo) si vedrà una crescita dell’influenza cinese. Dal prossimo presidente americano non ci si aspetta troppo interesse nemmeno per l’ASEAN, a differenza di Obama e di Biden, che invece partecipavano e si occupavano di tale organizzazione. A loro volta, i capi di numerosi Paesi membri venivano invitati negli USA: difficilmente ciò accadrà sotto Trump.
Accordarsi con tutti, pure con la Cina
La differenza fra Trump e Biden consiste nel fatto che il primo non si fa costringere entro alcuna ideologia, bensì pensa solamente al modo di fare l’America di nuovo grande. Se necessario, è pronto pure a fare accordi con Pechino, qualcosa che è addirittura probabile qualora ciò facesse incrementare le esportazioni americane verso la Cina. Lo stesso si può dire nei confronti del Sudamerica. Se l’aumento dei dazi dovesse portare a una recessione globale e a un rallentamento dell’economia americana, il realista Trump potrebbe riconsiderare le misure già prese. Se il mercato azionario dovesse reagire negativamente, allora potrebbe annullare determinate misure di politica fiscale.
Non gradisce le guerre
L’unico lato sicuramente positivo di Trump è che le guerre non gli piacciono: le ritiene uno spreco di soldi. Tagliando l’assistenza finanziaria all’Ucraina, spingerà Kiev sull’orlo del disastro. Al tempo stesso comprende però che il collasso ucraino lo metterebbe in una posizione parecchio svantaggiosa in quanto presidente degli Stati Uniti. Con il premio Nobel all’orizzonte, vorrebbe fare la pace pure a Gaza e in altre regioni del Medio Oriente. Ha dei rapporti stretti con Netanyahu, dunque per lui sarebbe certamente possibile far siglare un cessate-il-fuoco. Trump pensa di poter fare accordi con tutti quanti. E magari Singapore potrebbe essere il luogo del suo prossimo vertice con Kim Jong-un.
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