Gibuti: l’economia rallenta, ma Cina ed Etiopia investono

Gibuti: l’economia rallenta, ma Cina ed Etiopia investono

4 Dicembre 2022 0

Secondo la più recente edizione semestrale del report della Banca Mondiale sulla situazione economica di Gibuti, dopo la ripresa avvenuta nel 2021 quest’anno vi è stato un rallentamento. Alla base vi sono fattori internazionali come l’inflazione globale e il conflitto in Ucraina, oltre che cause locali come una grave siccità e una domanda smorzata da parte della vicina Etiopia.

Per rimediare a questi problemi, il governo ha attuato misure che hanno triplicato il servizio del debito pubblico. Il PIL è sceso dal 4,3% dello scorso anno al 3,6%, secondo la relazione autunnale intitolata “Verso la crescita sostenibile: migliorare la stabilità fiscale e la competitività del settore digitale”. Proprio su quest’ultimo punto la Banca Mondiale insiste affinché Gibuti tolga il monopolio di fatto che l’azienda statale Djibouti Telecom ha sul settore, aprendolo invece alla concorrenza per attirare investitori privati, rafforzare il ruolo del Paese come hub regionale e favorire servizi migliori e meno cari. Per il prossimo anno, comunque, ci si attende una ripresa del 5,3%, che salirà a 6,2% nel 2024 se, come dice il responsabile locale della Banca Mondiale Boubacar-Sid Barry, il governo gibutiano velocizzerà le riforme strutturali, il consolidamento dei conti pubblici e i programmi di investimento pubblico e privato.

La Cina e la cooperazione con Gibuti

La Cina, intanto, prosegue nei suoi progetti di cooperazione con Gibuti, Paese affacciato sul Mar Rosso e situato in una posizione altamente strategica del Corno d’Africa. In un’intervista con Xinhua (Agenzia Nuova Cina), il presidente dell’Autorità portuale di Gibuti Aboubaker Omar Hadi ha evidenziato l’utilità delle infrastrutture costruite in collaborazione con Pechino, come ad esempio il Doraleh Multi-purpose Port (DMP), aperto nel 2017. Seconod Hadi questi progetti sono di beneficio a tutto il continente africano e si inseriscono bene nel piano chiamato Djibouti Vision 2035, che intende dare piena attuazione ai vantaggi geografici che possono fare di Gibuti un perfetto hub mercantile e commerciale. A sua volta, l’ambasciatore cinese Hu Bin ha dichiarato a Xinhua che la zona di libero scambio internazionale DIFTZ (Djibouti International Free Trade Zone) realizzata dai cinesi e inaugurata nel 2018, è ora diventata una piattaforma importante per la trasformazione economica del Paese.

Giungono investimenti anche dall’Etiopia, in particolare dal fondo di investimento nazionale di recente creazione, l’Ethiopian Investment Holdings (EIH). Il fondo prenderà il 30% delle quote del Damerjog Liquid Bulk Port, un terminale petrolifero portuale che permetterà l’attracco delle imbarcazioni di ultima generazione. L’investimento servirà all’Etiopia per riuscire a soddisfare la domanda interna di petrolio, che finora è aumentata annualmente del 10% e si prevede in forte crescita nei prossimi anni. Già dal 2017 i Ministeri dei Trasporti dei due Paesi discutevano la possibilità e la necessità di edificare una simile infrastruttura: ora questo terminale petrolifero sarà costruito entro giugno 2023 dalla SOMAGEC, società marocchina specializzata. A Gibuti dopo la ripresa avvenuta nel 2021 quest’anno vi è stato un rallentamento sono quindi fondamentali gli investimenti di Etiopia e Cina.

Redazione Strumenti Politici
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