Proteste popolari e critiche all’ECOWAS per la riforma costituzionale in Togo

Proteste popolari e critiche all’ECOWAS per la riforma costituzionale in Togo

23 Maggio 2024 0

In Togo il potere è in mano alla dinastia Gnassingbé dal 1967. Con una riforma costituzionale approvata dopo la vittoria alle elezioni di aprile, il presidente Faure Gnassingbé consolida la presa, nonostante le proteste della società civile e con l’ECOWAS che ha lasciato fare senza contestare.

La nuova Costituzione

Il presidente del Togo Faure Gnassingbé ha firmato il progetto di riforma costituzionale approvato dal Parlamento già a marzo, trasformandolo così in legge. Una delle modifiche è l’eliminazione delle elezioni presidenziali, con il passaggio al Parlamento del potere di eleggere il presidente. Quest’ultimo avrà mandato sarà di 6 anni che non potrà essere rinnovato. La novità sarà implementata solamente al prossimo giro, in modo che Gnassingbé possa venire rieletto dopo la scadenza del termine nel 2025.

Un altro cambiamento sostanziale è l’introduzione di una figura analoga a quella di un primo ministro espressione del partito di governo. Gnassingbé ha descritto la riforma come “un passo sulla via del progresso istituzionale” e “una pietra miliare dell’evoluzione in senso democratico” del suo Paese. Per firmare la nuova legge, ha atteso che si svolgessero le elezioni parlamentari e regionali del 29 aprile. Con la larghissima vittoria del suo partito, Union pour la République (UNIR), si è assicurato la maggioranza assoluta (108 seggi su 113) e ha proceduto con la promulgazione.

Le proteste

Già prima delle elezioni si erano verificate in Togo proteste di piazza e denunce mediatiche, represse dal governo con l’arresto degli esponenti dell’opposizione. Il partito Alliance Nationale pour le Changement (ANC) ha accusato il presidente di usare la revisione costituzionale come uno strumento per perpetuare il suo ventennale potere. Il comitato elettorale ha poi impedito ai rappresentanti della Chiesa cattolica di fare gli osservatori ai seggi e ai giornalisti stranieri non è stato dato l’accreditamento. Venti organizzazioni della società civile hanno invocato il ritorno alla precedente Carta costituzionale. Il loro portavoce David Dosseh ha dichiarato che continueranno a opporsi alla riforma e che le elezioni del prossimo anno si dovranno tenere per garantire al Togo una vera transizione democratica.

Al potere dal 1967

Faure Gnassingbé è entrato in carica nel 2005 succedendo al padre Eyadema Gnassingbé, alla guida del Paese dal 1967. Dopo la morte improvvisa di quest’ultimo, Faure è stato messo al potere dai militari, ma non è rimasto una pedina nelle loro mani. Ha invece consolidato la presa venendo rieletto per ben quattro volte e imponendo un culto della personalità nei suoi confronti. Nel 2009 ha pure sventato una trama ordita dal fratellastro ed ex ministro della Difesa Kpatcha Gnassingbé, condannato poi a vent’anni di carcere per tentato golpe. Bisogna comunque notare che nei due decenni da presidente, Faure ha fatto scendere il livello di povertà dei togolesi al 42%, come registrato dalla Banca Mondiale. Ha portato l’elettricità nelle aree rurali e ha difeso il Paese dalla minaccia dei jihadisti del Sahel. Ha inoltre cercato di ritagliarsi un ruolo di mediatore nelle dispute regionali dell’Africa Occidentale.

La mancata reazione dell’ECOWAS

Nella sua missione in loco, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) non ha calcato la mano coi controlli e le denunce di violazioni pre-elettorali. L’organizzazione teme che il Togo si unisca agli altri Paesi che hanno manifestato l’intenzione di non essere più membri, cioè Mali, Burkina Faso e Niger. Gnassingbé ha già stabilito buoni rapporti con le giunte militari al potere in tali Stati, rendendo così inefficaci le sanzioni contro di essi. La ECOWAS ha quindi mancato l’occasione per spingere su riforme democratiche in Togo sfruttando il precedente del Senegal, dove alle elezioni di due mesi fa l’opposizione popolare guidata da Bassirou Diomaye Faye ha sconfitto il presidente uscente, che in carica dal 2012 cercava di prolungare la permanenza incarcerando gli sfidanti e reprimendo le proteste. La ECOWAS viene oggi accusata di applicare doppi standard, mostrandosi debole e compiacente verso alcuni governi e più rigorosa verso altri.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.