Esclusiva – Stato di diritto, rispetto delle differenze ed unità della Libia. Al-Senussi Al-Haliq Al-Zawi ci spiega il suo programma elettorale
Lo sceicco Al-Senussi Al-Haliq Al-Zawi sta per annunciare formalmente la sua candidatura alle elezioni presidenziali della Libia. “Sono un politico, di una nota famiglia piena di buona reputazione e generosità in Cirenaica. Ho scritto molto sul colonialismo italiano, così come lo scrittore e viaggiatore tedesco Gerd Harold Rolfes nel 1870”. Racconta il candidato che ha fatto del desiderio dei libici di unità, uno slogan ed un partito, ma soprattutto un importante programma politico. Presentandosi, aggiunge: “Ricopro la carica di capo del Partito dell’Unità (Al-Wahda Party) e sono lo sceicco della tribù Zway. Sono nato nel 1951 ad Agedabia. Ho studiato economia, scienze politiche e gestione bancaria in Francia e ho un MBA e un diploma in relazioni internazionali e diplomazia. Questo si aggiunge alla mia vasta esperienza nell’attivismo politico e sociale e nella risoluzione e gestione di conflitti sociali e crisi regionali e internazionali. Sono stato anche chiamato statista e durante il regime di Gheddafi gestivo compiti difficili tra i capi di stato e diversi leader africani, influenti e decisori”.
Innanzitutto grazie per aver accettato questo incontro; ci dica di più sul Partito dell’Unità.
“Il Partito dell’Unità è un partito politico libico che rispetta tutti i diritti e le libertà pubbliche senza restrizioni o condizioni. Il partito enfatizza lo stato civile secondo fondamenti democratici. È stata fondata nell’ottobre 2021 dai giovani, sottolineando l’importanza della riconciliazione nazionale”.
Quale sarebbe il programma del suo partito politico qualora venisse eletto?
“Il partito crede nell’importanza del ruolo delle donne e dei giovani nel progresso della società e mostra la sua rilevanza nel rispetto del principio del trasferimento pacifico del potere, lavorando per abolire la centralizzazione e il dominio totalitario e l’eliminazione della politica di discriminazione, emarginazione ed esclusione, ed insiste sull’unità della Libia e sull’importanza della sovranità della volontà nazionale. Nel rispetto delle differenze come patrimonio della società, nella sua lingua, cultura, costumi e tradizioni, garantendo ai libici i loro pieni diritti nella rappresentanza sociale, politica ed economica, difendendo i diritti e gli interessi delle minoranze e degli individui, e fornendo loro l’opportunità di una rappresentanza parlamentare e governativa secondo un quadro democratico basato sul rispetto della libertà di opinione e sull’accettazione degli altri, e lavorando per raggiungere la sicurezza e la stabilità e consolidare e rafforzare il principio di giustizia e uguaglianza davanti alla legge”.
Perché i libici dovrebbero votare per lei?
“I libici in questa fase hanno bisogno di un presidente che sia in grado di unificare il Paese e imporre lo stato di diritto, che abbia la capacità di riunire tutte le componenti del popolo libico in un percorso di sviluppo che faccia avanzare l’economia e il progresso. La Libia è una terra vergine per costruire uno stato moderno, e ciò che rappresento è la mia affiliazione e le mie relazioni con i partner della nazione. Vengo dal cuore del deserto libico, che è considerata la più alta componente geografica in termini geografici, in quanto unisce le sue tre regioni. La missione del presidente richiede esperienza e conoscenza della storia e della realtà dello Stato”.
Cosa ne pensa delle obiezioni dell’Alto Consiglio di Stato (HCS) sulla legge elettorale?
“Il Consiglio di Stato è un organo consultivo e ha il diritto di esprimere il proprio parere su varie questioni, ma quello che ci auguriamo è di andare avanti nel cammino verso le elezioni, secondo la road map concordata a Ginevra e sostenuta dalle conferenze di Berlino e dal Consiglio di sicurezza, così come il Parlamento ha potuto attuare le leggi e infine l’Alta Commissione elettorale ha preparato i regolamenti esecutivi per queste leggi, e non vogliamo tornare al punto zero, perché la gente è stanca di guerre e divisioni”.
Cosa ne pensa della recente dichiarazione di alcuni leader della coalizione Vulcano di Rabbia riguardo alle elezioni?
“Questo è normale in questa fase. Tutte le diverse forze politiche stanno cercando di esprimere le loro paure e aspirazioni, e noi lo rispettiamo fin quando restano nel quadro dell’espressione e dell’obiezione pacifica, senza alcun ostacolo al cammino verso la pace e le elezioni”.
Come sono i tuoi rapporti con l’estero? Ci sono paesi che supportano la tua candidatura?
“Dopo la sua indipendenza, la Libia ha mantenuto una politica estera neutrale e amichevole per tutti, specialmente per il suo territorio, senza alcuna ostilità, ed è chiaro che apparteneva al blocco dei Paesi conservatori tradizionali, senza interferire negli affari interni di alcuna nazione. Su questo principio, consolideremo le nostre relazioni internazionali. Comunico con tutti i paesi e le nazioni vicini interessati alla questione libica, e quanti cercano di aiutarci a consolidare la pace. Sebbene la politica estera nel nostro Paese negli ultimi cinquant’anni abbia attraversato alti e bassi, soprattutto sotto il governo del precedente regime, i principi e la politica della Libia dopo l’indipendenza sono ciò a cui aspiriamo a tornare. Non cerco né attendo supporto esterno da nessun paese o entità. Non vedo l’ora di ricevere il sostegno del mio grande popolo che aspira alla pace”.
Come vede la politica estera turca e russa nei confronti della Libia?
“Non è un segreto che ciascuno dei conflitti che hanno colpito la Libia sia di natura internazionale e regionale. Speriamo di essere in una linea neutrale in cui le nostre relazioni saranno basate sull’interesse della Libia e del suo popolo”.
Qual è la sua posizione sull’uscita di mercenari e forze straniere dalla Libia?
“Questo file non accetta neutralità o silenzio. Siamo con la partenza di qualsiasi forza straniera o mercenari presenti sul suolo libico. Non c’è neutralità nella sovranità e sicurezza della Libia”.
Com’è il suo rapporto con Aguila Salah e Khalifa Haftar oggi?
“Ho un buon rapporto con entrambi. Ho relazioni allo stesso livello con tutte le forze politiche all’interno della Libia”.
Cosa ne pensa del lavoro svolto finora dal governo di Abdel Hamid Al-Dbeibah? Quali errori correggerebbe se venisse eletto?
“Ci sono molti file che è difficile per un governo di transizione affrontare, e conosciamo molto bene la sensibilità della situazione attuale e le pressioni sul governo, ma abbiamo osservazioni sull’approccio economico che può avere conseguenze per il futuro prossimo. Per quanto riguarda gli errori, non possiamo incolpare l’attuale esecutivo di tutto. Ci sono stati governi che lo hanno preceduto, hanno avuto un ruolo in molti sbagli, e tutto questo richiede una riforma e una revisione amministrativa completa, che è la base della nostra visione”.
Qual è la sua strategia per combattere il contrabbando di esseri umani e di petrolio nella regione occidentale di Tripoli?
“La questione sarà sottoposta al Consiglio di sicurezza nazionale, che supervisionerà e implementerà le operazioni di base per proteggere le frontiere e organizzare i centri per migranti. Lavoreremo su questo file in linea con le leggi e i trattati internazionali e locali. Abbiamo una legge emanata nel 2010 per affrontare il dossier migratorio irregolare e poniamo attenzione agli interessi e la sicurezza dei nostri vicini, l’Africa, di cui facciamo parte, o l’Europa, che per noi è un partner strategico”.
Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.