Coronavirus e altri disastri: studiare come sopravvivere a ogni costo

Coronavirus e altri disastri: studiare come sopravvivere a ogni costo

15 Marzo 2020 0

La crisi scatenata dal Covid-19 non poteva essere prevista né dal cittadino comune né dalla maggior parte degli specialisti. Tuttavia, c’è una categoria di persone che cerca di farsi trovare pronta per qualsiasi situazione estrema, che sia un terremoto (disastro purtroppo sempre più comune in Italia), un’emergenza batteriologica o un incidente nucleare. Spinti dal pericolo di una guerra atomica e probabilmente memori del loro spirito di pioneri, sono stati probabilmente gli americani a inventare il “survivalismo” o sopravviventismo: diventare prepper, essere appunto “preparati” psicologicamente e attrezzati materialmente ad affrontare un disastro contando solo su sé stessi. In Italia, uno dei personaggi di spicco del mondo sopravviventista è Gabriele di Ancona, che propone sul suo canale Youtube moltissimi contenuti originali in cui spiega cosa sapere e come fare per superare situazioni critiche, dalla difesa abitativa allo zaino allestito per resistere nelle 72 ore successive a un’emergenza improvvisa. Così, quello che ad alcuni sembrava un esercizio accademico o la fantasia di un paranoico ora diventa improvvisamente conoscenza utile e vantaggiosa. Certo, siamo ancora lontani dal crollo dell’impalcatura sociale, ma se dovesse veramente saltare tutto, forse sopravviverebbero solo gli individui come Gabriele.

Bio – Youtuber sopravviventista Gabriele

– Gabriele, quali sono le conoscenze pratiche e teoriche che occorrono per essere un prepper? E quali sono le competenze che di solito si riesce ad acquisire più in fretta?

– Credo che per molti essere prepper o sopravviventisti significhi ricercare un senso di sicurezza. La vita ti pone sempre di fronte a delle incertezze, il più delle volte semplici e quotidiane, ma altre più gravi: personalmente ho sempre voluto cercare di farmi trovare predisposto, nei limiti del possibile. L’atteggiamento di base per diventare un prepper consiste nella voglia di imparare. Poi occorre umiltà verso chi ne sa più di noi, e anche quando si acquisisce (o si crede di aver acquisito) una certa esperienza, si deve tenere a mente che c’è sempre chi ha fatto e provato di più. All’atto pratico è necessario dedicare sia un po’ di tempo sia qualche risorsa economica: conoscere tante cose va bene, ma non siamo cavernicoli che possono cavarsela con una mazza e uno straccio di cuoio sulle spalle, quindi a noi moderni le attrezzature servono, eccome! Ed esse hanno sempre un costo, per quanto basso e accessibile.

Foto – L’immagine profilo del canale YouTube Gabriele

– In caso di crollo della società, queste competenze possono fare la differenza fra la vita e la morte, fra la libertà e la schiavitù. Ma fintanto che la nostra società è ancora funzionante, quali sono i vantaggi più immediati nelle conoscenze di un survivalista?

– Immaginare uno scenario alla “Mad Max” forse è eccessivo, ma credo che nessuno sarebbe veramente e totalmente preparato, nemmeno il militare con un curriculum da Forze speciali. Molte circostanze dipenderebbero dalla fortuna e della casualità, ma è innegabile che un soldato, dotato di competenze, capacità fisiche e attrezzature che sappia usare, è avvantaggiato in partenza rispetto a un impiegato che nella vita ha usato solo la penna e non ha alcuna preparazione specifica.

– Ipotizziamo una situazione di collasso sociale in Italia: a un certo punto il cittadino medio capisce che la polizia o l’ambulanza non arriveranno a salvarlo e che deve contare solo su di sè. Esistono luoghi del nostro Stivale in cui scappare e ricominciare la vita? In un Suo video aveva spiegato che essendo l’Italia un territorio antropizzato da migliaia di anni, è impossibile trovare un Oregon o una Siberia in cui rifugiarsi: è davvero così?

– Sì, è così. Se si spera di scappare dalla civiltà in fiamme soltanto con uno zainetto pieno di attrezzi da campeggio, qualche barattolo di cibo e un revolver carico, ci si sbaglia di grosso. Potremmo fare un paragone con la guerra greco gotica del VI secolo – il periodo peggiore che la nostra Penisola abbia mai sofferto. Caduto l’impero romano, instauratisi i Goti, guerra totale coi bizantini per quasi 20 anni, e in aggiunta carestie, devastazioni, stragi e la micidiale pestilenza giustinianea. Il colpo finale fu l’invasione dei Longobardi. Ciò che restava dell’Italia erano 4 milioni di individui macilenti e abbattuti, ormai assoggettati ai dominatori barbari. All’epoca, di territorio libero e inabitato ce n’era tantissimo: le grandi ville romane abbandonate, i campi tornati ad essere selve, l’aria pulita… E pur essendo le persone capaci di vivere senza energia elettrica o acqua corrente, passarono una tragedia immane. Quanto riuscirebbe a resistere un uomo moderno… o persino il preparato dei survivalisti? 

Foto – Kit di sopravvivenza

– Il sopravviventismo in Italia ha delle connotazioni politiche? Oppure è trasversale?

– Dovrebbe essere trasversale, ma nella mia esperienza denoto che la maggior parte dei “pessimisti” o dei “realisti” tende ad essere di destra: i radical chic di sinistra, invece, di solito pensano che tutto andrà bene e sono convinti che se mai accadesse qualcosa di brutto, verrà qualcun altro da fuori a sistemare le cose.

– Quali sono i Suoi consigli sul comportamento da seguire in tempo di coronavirus?

– I miei consigli fin dall’inizio sono sempre gli stessi: usare una mascherina, di qualsiasi tipo, anche autocostruita se necessario, e poi occhiali protettivi e guanti, e fare massima attenzione a ciò che si tocca. Non uscire se non è indispensabile, stare a distanza di sicurezza, lavarsi accuratamente le mani. Credo che gli italiani (a parte qualche caso che però scomparirà con l’aggravarsi della crisi) si stiano comportando bene. Quindi ne usciremo, ma non sarà tra breve, e questo deve essere chiaro anche quando vedremo i primi miglioramenti.

– Con il coronavirus, tutti o quasi chiusi in casa: sono aumentate le visualizzazioni dei canali dedicati al prepping? Gli italiani stanno cercando, magari tardi, di imparare qualcosa?

– Sì, c’è stato un incremento, comprensibilmente: la gente si sta mettendo a guardare anche video molto vecchi, purché parlino di maschere antigas, protezioni NBC (nucleare-biologico-chimico) o di come si possano fabbricare disinfettanti o DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) di emergenza.

– C’è qualche film o libro che Le ha dato spunti concreti per orientare la propria forma mentis in senso sopravviventista?

– Sicuramente ho appreso qualcosa da molti film e da serie televisive, ma in questo momento ricordo in particolare “World War Z” in cui il protagonista Brad Pitt, per proteggersi le braccia dai morsi e dai tagli, le avvolgeva con riviste e giornali tenuti insieme e chiusi dal nastro telato: ovviamente nel mondo reale non parliamo di essere assaliti da uno zombie, ma una soluzione simile potrebbe essere di qualche utilità per proteggersi in maniera pratica ed economicissima da colpi contundenti alle braccia. Altre idee le ho ricavate dalla trasmissione “Gli apocalittici”, un reality con veri prepper americani.

– A parte l’attuale pandemia, quali sono i rischi di collasso sociale che vede oggi in Italia?

– La crisi sanitaria si porterà appresso una quantità di problemi che per adesso non riusciamo nemmeno ad afferrare nella loro entità. Primo fra tutti, un aumento spropositato del debito pubblico. Ma se ne parlerà tra un anno o due. Poi c’é la devastante crisi economica, che comunque non colpirà solo l’Italia. Se qualcuno pensa che il 2008 fosse un anno tragico per colpa del fallimento di qualche banca, non ha capito bene quello che ci aspetta. E con le crisi economiche c’è sempre tanta gente arrabbiata e affamata. E la gente affamata tende a fare cose che solitamente non oserebbere fare… In scala politica, questo può avere effetti imprevedibili e certamente gravi.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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