Annientamento il nuovo romanzo di Michel Houellebecq. Il pretesto dell’attacco hacker mette al centro il grande tema della morte

Annientamento il nuovo romanzo di Michel Houellebecq. Il pretesto dell’attacco hacker mette al centro il grande tema della morte

9 Marzo 2022 0

A pochi mesi dalle presidenziali francesi, Michel Houellebecq torna a scalare la vetta delle classifiche con la sua ultima impresa. La tempistica pare essere voluta, considerando che il romanzo, ambientato in un non lontano 2027, segue la vita affettiva e lavorativa di Paul Raison, alto funzionario del ministero dell’Economia, in crisi con la moglie Prudence, alle prese con un misterioso attacco informatico e con oscuri attentati terroristici; siamo sul finire del secondo mandato di un Presidente – nel quale è facile intravedere un mai nominato Macron – che ha portato la Francia ad essere la quinta potenza mondiale, in uno scenario che viene definito come postdemocrazia, perché “la democrazia è troppo lenta, troppo pesante”.

Da anni ormai, Houellebecq è balzato agli onori della cronaca, diventando un fenomeno letterario e non solo, attirando l’attenzione della critica e del pubblico per lo stile dissacrante, i passaggi quasi pornografici, le continue provocazioni, ma soprattutto per alcuni risvolti della sua weltanschauung che lo hanno reso uno dei personaggi più originali del panorama culturale contemporaneo.

Al pari e più delle opere precedenti, Annientare è un grande romanzo di attualità: il 2027 è dietro l’angolo e tutti i segni del declino della società e della debolezza della politica sono già tra noi, ben presenti. Non ci sono temi presenti nel dibattito contemporaneo che non vengono trattati dallo scrittore. Vita pubblica, vita privata, la fluidità dei rapporti, il senso di smarrimento, di finitudine, di inadeguatezza, l’egoismo e l’egocentrismo, i misteri, i silenzi, l’incapacità di comunicare, la felicità, la necessità ed al tempo stesso l’impossibilità di trovare un senso se non nel momento in cui tutto si conclude. 

Il tema della morte attraversa l’intero romanzo, non certo per rimandi gotici o per un senso opprimente del fenomeno, quanto per la constatazione di come la morte sia sempre presente nelle nostre vite, le condizioni, fino ad annientare, appunto, la nostra quotidianità. “Non eravamo fatti troppo per la vita?”, chiede lo scrittore alla fine del libro. “Non credo che fosse in nostro potere cambiare le cose […] Avremmo avuto bisogno di meravigliose menzogne”. Con uno stile quasi delicato, diverso da quello cui Houellebecq ci ha abituati, si delinea chiaramente un essere umano alle prese con una società occidentale condannata senza appello e rassegnato a sopravvivere.

Già nel suo romanzo precedente, Serotonina, si leggeva “Ecco come muore una civiltà, senza seccature, senza pericoli né drammi e con pochissimo spargimento di sangue, una civiltà muore semplicemente per stanchezza, per disgusto di sé”. Politicamente scorretto, brutalmente sarcastico, Houellebecq è uno dei testimoni più spietatamente lucidi del nostro tempo e rappresenta forse l’ultimo erede della tradizione decadente e dell’espressionismo, che in Francia ha avuto il suo più grande precedente in Céline

Incidentalmente, avevo letto il capolavoro di Céline “Viaggio al termine della notte”, poco prima di dedicarmi ad Annientare. Pur essendo entrambi figli del proprio tempo, lo stile, la visione della società e la posizione dell’uomo rispetto alle sfide che gli si pongono quotidianamente innanzi, rappresentano una riflessione sulla vita, affondando le proprie radici nel nichilismo e nel pessimismo rassegnato.

Dario Roverato
DarioRoverato

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