Adozioni, Forum delle Associazioni Familiari: è sparita la cultura dell’accoglienza
“Ogni giorno registriamo un crollo vertiginoso delle domande di adozioni, principalmente perché è sparita la cultura dell’accoglienza”. A lanciare l’allarme la vicepresidente Nazionale del Forum delle Associazioni Familiari Emma Cicarelli commentando il continuo crollo delle adozioni internazionali in Italia. Sono state 969 nel 2019, registrando nuovamente un calo, precisamente il 14% rispetto all’anno precedente. In verità il problema non è solo italiano ma riscontrabile a livello internazionale visto che anche in Francia, Spagna o Germania si assiste ad uno scenario analogo. Ma sicuramente è un trend che pare non fermarsi.
Quali ragioni stanno dietro a questi dati allarmanti?
In primo luogo non c’è una sufficiente comunicazione e conoscenza degli strumenti dell’affido e dell’adozione internazionale. Sicuramente ai servizi mancano poi adeguate risorse per assicurare un accompagnamento adeguato alle famiglie che potrebbero essere interessate. A corollario c’è la crisi economica e un sistema culturale italiano che forse complice proprio la riduzione di disponibilità economiche, sta cambiando il suo dna vestendosi di un accentramento narcisista su se stessi. Prendersi cura di una persona sta passando di moda.
Certamente calano anche le nascite…
Essere genitori è diventato sicuramente una impresa. Spesso per necessità entrambi i genitori lavorano e per gestire un figlio in affido servono delle energie che si fatica a trovare. Nel caso degli affidi e adozioni internazionali poi il compito è più arduo visto che si lega all’inserimento del ragazzo in un ambiente a lui estraneo e che bisognare cerca di comprendere e salvaguardare il suo contesto di provenienza.
Sul calo del numero degli affidi quanto influisce nella fuga dei genitori il sapere che si tratta solo di un periodo di transizione?
L’istituto ha questa connotazione, la temporaneità. È ovvio quindi che seguire questo percorso ha una componente affettiva forte perché l’affido va vissuto come un dono che non sarà per sempre. Ovvio che porti molti a scoraggiarsi e a non percorrere questa strada: una ‘ritirata’ legata alla fragilità di noi adulti, alla paura di sprecare energie per quello che non rimane. La verità è che bisogna guardare all’affido sotto un punto di vista diverso, con un duplice approccio: Donarsi e riconoscere il dono. Non a caso abbiamo lanciato #dònàti con il claim “fatti un dono, dona una famiglia a chi non l’ha”. Riparte in questo periodo nuovamente una campagna informativa e di sensibilizzazione al riguardo proprio per arginare il crollo di affidi e adozioni.
È forte la componente dei minori provenienti da zone di guerra?
Ci sono, in particolare sono minori non accompagnati, più residuali quelli che fuggono da zone dove è in atto un conflitto bellico. In genere l’istituto dell’affido riguarda e coinvolge minori residenti che il Tribunale allontana per incapacità temporanea dei genitori e che torneranno alla propria famiglia dopo che quest’ultima avrà risolto i suoi problemi attraverso i percorsi di recupero.
Quanti affidi diventano adozioni?
Non avviene spesso, ma accade.
Che cosa porta ad accedere al percorso dell’affido?
Principalmente è una motivazione prevalentemente umana: la volontà di prendersi cura di una persona, di mettere a disposizione il proprio tempo e le proprie risorse per chi è in difficoltà. C’è anche una componente religiosa che spinge, a volte, a mettersi a servizio della vita di un ragazzo e che rinforza questo desiderio. Spesso chi sceglie l’affido ha già esperienza di genitorialità, è pienamente consapevole della scelta. La maggior parte delle famiglie ha già figli. Ci si arriva anche per situazioni casuali e contingenti: vi arrivano a fare questa scelta, talvolta, anche coppie che non sono riuscite ad avere figli naturali. Ci sono infine anche single che hanno desiderio di essere di aiuto per giovani e minori in difficoltà.
Il Governo italiano dovrebbe mettere mano alle norme sull’affido e sull’adozione?
Le leggi italiane sull’adozione sono eccessivamente rigide e lasciano per troppo tempo i bambini in istituto. Spesso si parla di anni con costi peraltro esorbitanti. Sull’affido per fortuna i tempi sono più rapidi, anche per la stessa natura dell’istituto e resta centrale il canale preferenziale della verifica dell’idoneità.
Nato a Torino il 9 ottobre 1977. Giornalista dal 1998. E’ direttore responsabile della rivista online di geopolitica Strumentipolitici.it. Lavora presso il Consiglio regionale del Piemonte. Ha iniziato la sua attività professionale come collaboratore presso il settimanale locale il Canavese. E’ stato direttore responsabile della rivista “Casa e Dintorni”, responsabile degli Uffici Stampa della Federazione Medici Pediatri del Piemonte, dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte. Ha lavorato come corrispondente e opinionista per La Voce della Russia, Sputnik Italia e Inforos.