Zelensky non l’ha presa bene: i britannici lo sgridano e gli dicono di ringraziare

Zelensky non l’ha presa bene: i britannici lo sgridano e gli dicono di ringraziare

15 Luglio 2023 0

In Rete circolano i meme che ritraggono Zelensky snobbato e lasciato solo dai leader presenti al vertice NATO di Vilnius. La sua immancabile divisa verde somigliava a una tuta da fatica, così il presidente ucraino sembrava un inserviente intento a pulire il pavimento mentre gli invitati bevevano e conversavano. Ma non è per questa ironia che l’ex attore si è lasciato andare a una sfuriata nel corso del summit: il suo problema infatti è la mancata ammissione dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica.

Un rinvio prevedibile, una reazione fuori programma

La rabbia è scoppiata nel momento in cui ha constatato che nemmeno stavolta i partner occidentali avrebbero annunciato l’ingresso ucraino nella NATO. Non gli è bastato il loro impegno preso pubblicamente e ufficialmente, né le nuove garanzie di sicurezza del G7. Per mesi gli avevano fatto intendere che forse al summit di luglio – proprio nel corso della sua controffensiva gloriosa e vittoriosa – avrebbero finalmente detto quando Kiev sarebbe entrata nell’Alleanza, magari in tempi brevi. E invece no, gli amici euroamericani hanno di nuovo rimandato a data da destinarsi. Certo, nessuno aveva esplicitamente promesso nulla, ma in Ucraina ci avevano già fatto la bocca. Così dopo il primo giorno di vertice, Zelensky si è lasciato andare a uno sfogo sui social. Senza attendere chiarimenti o precisazioni da parte degli altri leader presenti, ha espresso su Twitter lo stupore per la loro riluttanza “assurda” nel fissare una scadenza univoca.

Anche l’Ucraina merita rispetto. (…) È qualcosa di inedito e assurdo che un termine temporale non venga fissato né per l’invito né per l’adesione dell’Ucraina. E al tempo stesso una formulazione vaga sulle “condizioni” è stata aggiunta addirittura per l’invito stesso all’Ucraina. Pare che non siano pronti né a invitare l’Ucraina nella NATO né a farne un membro dell’Alleanza. Mancanza di rispetto verso il suo Paese, nuove condizioni per l’ammissione, ambiguità nelle tempistiche: per Zelensky si è trattato di un affronto.

Ucraina sedotta e abbandonata sull’altare, come la Georgia

Nel suo tweet, Zelensky ha accusato i membri NATO di non essere veramente disposti ad accettare l’Ucraina come loro socia. Anche il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha fatto presente la mancanza di volontà politica per fare questo passo. Ha inoltre ammesso che a Kiev speravano almeno di ricevere un invito formale, non importa se il perfezionamento dell’adesione sarebbe avvenuto solo a fine conflitto.

E invece nulla di tutto ciò: solamente l’ennesimo rinvio sine die. Alcuni diplomatici avevano avvertito l’Ucraina che a questo summit non ci sarebbe stata nessuna grossa novità, ma a Kiev hanno preferito illudersi, dimenticando quanto già accaduto con la Georgia. Tbilisi aveva ottenuto l’IPAP (Individual Partnership Action Plan) nell’ormai lontano 2006. Poi al summit NATO di Bucarest dell’aprile 2008 sembrava potesse passare al MAP (Membership Action Plan), fase antecedente l’adesione vera e propria. Ma alla Georgia fu comunicato che l’ammissione sarebbe avvenuta soltanto dopo il soddisfacimento di altri requisiti.

E la sconfitta subita dalla Russia nella guerra dell’agosto 2008 fermò il percorso di Tbilisi verso la NATO e verso la UE. Da parte occidentale sono giunte periodicamente rassicurazioni sull’integrazione della Georgia nel fronte euroatlantico, ma nulla di più.  Per salvare la faccia di fronte all’opinione pubblica, a Zelensky non è rimasto che aggrapparsi alle promesse. Ha quindi dichiarato che il risultato di Vilnius è stato molto positivo, perché gli alleati hanno dissipato ogni dubbio sul fatto che l’Ucraina un giorno – in futuro, un domani – sarà certamente un membro della NATO.

Gli inglesi sgridano Zelensky: ingrato!

Secondo le testimonianze di alcuni diplomatici, durante il summit è stato detto a Zelensky di darsi una calmata e di ricordare chi lo ha foraggiato fino ad oggi e con quale generosità. Dopo il suo sfogo, entrambe le parti si sono affrettate a gettare acqua sul fuoco e a descrivere la sua improvvida uscita come una normale manovra per alzare la posta alle seguenti trattative. Però ai britannici e agli americani il suo tweet non è piaciuto affatto.

Soprattutto la risposta di Londra è stata piccata e ironica. Il segretario alla Difesa Ben Wallace ha spiegato in modo indiretto al presidente ucraino che farebbe meglio a non mostrarsi impaziente o ingordo, dopo che coi governi alleati ha tanto insistito per aver i loro depositi di armamenti. Cercando di presentare le sue osservazioni come degli utili consigli, ha affermato come la Gran Bretagna sia stata raramente ringraziata da Kiev.  E invece Wallace dice che può piacere o meno, ma la gente vuole vedere la gratitudine. Inoltre ha raccontato l’abitudine ucraina di trattare gli alleati come se fossero “un deposito di Amazon”, inviando liste della spesa di armi e munizioni.

L’intervento britannico era comunque teso a calmare le acque, perché gli americani si sono arrabbiati pure di più. Quindi a Zelensky Wallace ha fatto notare che talvolta bisogna persuadere i legislatori del Campidoglio. Bisogna persuadere politici di altri Paesi dubbiosi che ne valga veramente la pena. Infatti anche a Washington lo accusano di ingratitudine. Jake Sullivan, consigliere USA alla sicurezza, ha risposto che il popolo americano merita un certa gratitudine alla domanda di un attivista ucraino che chiedeva se Biden stesse impedendo l’ingresso di Kiev nella NATO perché teme che la Russia perda e l’Ucraina vinca. Sullivan è parso molto seccato e ha rimarcato “l’enorme volume di aiuti” forniti all’esercito ucraino.

E gli ricordano di sempre “scusa” e “grazie”

Evidentemente, nessun consigliere della sua squadra di Zelensky gli ha fatto notare che sarebbe stato meglio trattenersi o scrivere qualcosa in meno. Sentiti i rimproveri diretti o diagonali dei leader occidentali, il giorno successivo il presidente ucraino ha provato a moderare i toni, ma secondo alcune testimonianze nel corso del summit è sembrava ancora di pessimo umore o addirittura glaciale. Ai giornalisti presenti però ha detto che in Ucraina comprendono i timori della NATO di essere trascinata in un conflitto globale.

E allora Kiev accetta l’idea di essere ammessa solamente dopo che la situazione interna del Paese si sarà placata. Ha detto di voler esprimere “parole di gratitudine” per le iniziative di sostegno prese dai partner euroatlantici. Ha spesso rimarcato il termine “gratitudine”. Quando un giornalista gli ha chiesto cosa ne pensava dei rilievi sollevati da Wallace, ha dichiarato: Penso che siamo stati sempre molto grati al Regno Unito. Dopo di che ha detto al ministro della Difesa Oleksii Reznikov, che era lì presente, di telefonare subito al Segretario alla Difesa britannico e di ringraziarlo per l’appoggio di Londra.

Pacche sulle spalle e incoraggiamenti al povero Zelensky

Non tutti i politici si sono irritati per la reazione di Zelensky: qualcuno si è pure intenerito. Margus Tsahkna, ministro degli Esteri dell’Estonia, ha affermato di “comprendere la frustrazione degli ucraini”. Ha ribadito il concetto il premier estone Kaja Kallas, secondo cui la frustrazione ucraina deriva dalle parole impiegate nel comunicato finale del summit, che non specificano quando Kiev diventerà membro della NATO. Kallas afferma di non pretendere l’ingresso dell’Ucraina a guerra in corso, ma dice che per il suo rinvio si sarebbe potuta anche usare una formula differente.

Il premier lettone Krisjanis Karins ha detto che Zelensky non è mai stato lasciato da solo alla cena di gala e che nessuno ha mostrato avversione per lui. E tuttavia precisa la NATO non può accettare oggi l’Ucraina, altrimenti diventerebbe immediatamente parte del conflitto. Tuttavia, ormai in Rete circolano i meme che ritraggono Zelensky snobbato e lasciato solo dai leader presenti al vertice NATO di Vilnius. La sua immancabile divisa verde somigliava a una tuta da fatica, così il presidente ucraino sembrava un inserviente intento a pulire il pavimento mentre gli invitati bevevano e conversavano.

Martin King
Martin King

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