Washington Post: “l’Ucraina finirà quando gli USA smetteranno di aiutarla”. E secondo il quotidiano statunitense smetteranno presto
Dalle colonne del Washington Post, il corrispondente da Parigi Lee Hockstader mette a nudo una realtà che turba i pensieri di certe capitali europee: l’Ucraina cesserà di combattere nel momento in cui il sostegno bellico americano verrà a mancare – e potrebbe venire a mancare già il prossimo anno. La scadenza è fissata per presidenziali americane: sarebbe qualcosa di certo se venisse eletto Trump e sarebbe comunque probabile se rimanesse Biden. I piani europei di sopravvivenza ci sono, ma solamente nel lungo periodo.
Nei 20 mesi dall’inizio della cosiddetta operazione speciale della Russia in Ucraina, gli alleati di Kiev hanno incanalato un volume enorme di aiuti sia militari che di altro genere, per un totale superiore ai 230 miliardi di dollari. Nei prossimi 20 mesi, le chance per Kiev di ricevere una somma simile sono pari a zero. Ma se alla Casa Bianca ritornase Donald Trump, allora la quantità di aiuti potrebbe essere persino inferiore. Questi cupi calcoli, insieme al calendario politico degli Stati Uniti, hanno spinto i leader occidentali a cominciare un’elaborazione di strategie che forniscano all’Ucraina una difesa “a prova di Trump”, contro gli spietati assalti del presidente Vladimir Putin.
Nelle capitali europei non si parla più tanto della “vittoria” di Kiev, o comunque non nel breve termine. Ciò che serve è un programma realistico per la sopravvivenza dell’Ucraina.
In Europa si preparano al ritorno di Trump
Il problema consiste nell’abisso che separa il crescente allarme dei Paesi europei per un possibile ritorno di Trump e il loro piano di azione. Sono tutti preoccupati per lo spettro di un’altra amministrazione Trump, ha detto dall’ex capo di gabinetto del Ministero della Difesa tedesco, Nico Lange. Ma la conseguenza di questa preoccupazione è il non agire. È qualcosa di irresponsabile. Secondo gli ultimi sondaggi, Trump e Biden sono testa a testa. Con tale premessa, i leader europei hanno alla fine compreso che un secondo mandato di Trump è possibile. All’inizio di quest’anno c’era una domanda che veniva posta regolarmente: può succedere davvero? Andando in giro per l’Europa, oggi non si sente più.
I leader europei sono determinati a non farsi sorprendere ancora una volta, come invece accaduto nel 2016. Il mese scorso, il ministro degli Esteri di Germania Annalena Baerbock ha fatto una notevole deviazione dal suo percorso, andando in Texas prima di partecipare a New York alla sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU. Ad Austin ha incontrato il governatore Greg Abbott: un raro vertice fra una fervente ambientalista dei Verdi europei e un negazionista climatico, alto esponente dei Repubblicani.
Un politico tedesco ha ammesso che lo scopo per Berlino è di capire come i repubblicani vedono il mondo, per valutare meglio cosa potrebbe accadere se Trump tornasse alla Casa Bianca. Inoltre in Europa vi è un consenso emergente verso il modo in cui relazionarsi ai repubblicani che stanno al Congresso. Ad esempio per quanto riguarda il proseguimento degli aiuti americani a Kiev, l’idea è quella di parlare meno dell’Ucraina e più della Cina – e di come non stimolare un attacco su Taiwan. Un funzionario europeo di alto livello ha detto che il segnale verso il Partito Repubblicano è stato questo: “Se volete continuare a essere credibili sulla Cina, allora dovete ottenere successi in Ucraina”.
Il vuoto che lasceranno gli USA
Ma la campagna pubblicitaria europea si sta sviluppando più velocemente di una verosimile programmazione occidentale tesa a mantenere in vita l’Ucraina, per non dire di un piano per conservare la spinta offensiva sul campo. Nessuno crede che gli alleati europei possano riempire il vuoto lasciato dall’assenza degli aiuti militari americani, che ammontano a quasi la metà di tutti gli aiuti militari forniti all’Ucraina.
Tuttavia, persino uno scenario ottimistico, nel quale Washington continui ad elargire assistenza anche dopo le presidenziali del 2024, sebbene in misura largamente inferiore, potrebbe rappresentare una minaccia diretta per l’Ucraina. Putin non esagerava molto quando ha di recente dichiarato che Kiev finirebbe le munizioni in una settimana, se l’Occidente tagliasse i rifornimenti.
L’Europa ha effettivamente dei piani per dare a Kiev i mezzi per difendersi, sono tempistiche lunghe. Intanto il Cremlino, che ha portato su ritmi bellici l’economia russa, sta recuperando le forze perdute molto più rapidamente di quanto si pensava. C’è davvero una corsa al riarmo fra Russia e Occidente, che mette a rischio l’esistenza stessa dell’Ucraina. E tale corsa si sta svolgendo proprio mentre il principale fornitore di Kiev, cioè gli Stati Uniti, sembra perdere progressivamente di affidabilità.
Altro miliardi all’Ucraina: sì, no, e come
Anche se Biden riuscisse a far passare al Congresso il tuo ultimo pacchetto militare per l’Ucraina (del valore di 61,4 miliardi di dollari) legato a quello per Israele (leggermente inferiore), il segnale ormai è stato lanciato. Il logoro appoggio repubblicano a Kiev getta un’ombra sulla prospettiva di finanziamenti futuri persino nel caso della rielezione di Biden. L’Unione Europea sta assegnando miliardi di euro al riarmo ucraino nel lungo periodo.
Presi singolarmente, i maggiori alleati di Kiev stanno preparando accordi bilaterali che garantiranno per anni il flusso di armi. L’Ucraina stessa ha piani ambiziosi per espandere la produzione nazionale di munizioni tramite joint ventures con fabbricanti occidentali. Kiev sogna nuovi impianti e linee produttive che sfornino droni, veicoli corazzati e proiettili proprio a ridosso al fronte.
Tali strategie, però, non daranno frutti in tempi brevi. Di contro, le necessità ucraine sono immediate e le difficoltà che pesano sugli alleati europei si stanno aggravando. Germania e Gran Bretagna, le principali economie occidentali dopo gli USA, hanno faticato a riprendersi finanziariamente dopo la pandemia. La Francia ha dato all’Ucraina alcuni armamenti importanti, ma è molto lenta per quanto riguarda le forniture generali. In certe zone d’Europa si sono aperte delle crepe nel supporto dell’opinione pubblica verso l’Ucraina, e potrebbero diventare voragini se Washington si defila dal suo stesso impegno.
Gli europei devono incrementare il loro supporto all’Ucraina, ha detto Alexandra de Hoop Scheffer del German Marshall Fund of the United States. Ed è qualcosa di molto difficile. L’obiettivo dell’assistenza USA a Kiev non è quello di accontentare gli ucraini o gli europei, ma di conservare la posizione degli Stati Uniti nel mondo.
Tuttavia, poiché questo argomento sta perdendo la sua attrattiva nei confronti di un certo numero di americani, per l’Europa sorge allora la questione di come tenere l’Ucraina in vita. La risposta è ancora molto confusa, ma il tempo gioca a favore di Putin.
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