Tunisia: un CSM provvisorio per la gestione delle questioni urgenti. Facciamo chiarezza con l’Avvocato Hazem Ksouri
Spesso l’Occidente applica modelli e riferimenti che non trovano riferimento nelle società del mondo arabo e nord-africa. Alcuni opinionisti ed osservatori basano le proprie considerazioni personali o si lasciano coinvolgere da chi grida “al lupo, al lupo”. Ciò spesso accade per scelte politiche, altre volte per una superficiale conoscenza dei Paesi in questione. In questi giorni, continua a far discutere la decisione del Presidente della Repubblica Tunisina, Kais Saïed, di sciogliere il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Ieri, la ministra tunisina della Giustizia, Leila Jaffel, a termine di un incontro con il presidente che ha affrontato i problemi del settore giudiziario di Tunisi, ha rivelato che in attesa dell’insediamento di un CSM, disciplinato in base a una nuova normativa, sarà costituito un Consiglio provvisorio per la gestione delle questioni urgenti. La ministra ha aggiunto che il presidente ha espresso il suo attaccamento al CSM come istituzione costituzionale che garantisce l’indipendenza della giustizia. “Il Presidente della Repubblica ha assicurato che il processo sarà democratico e inclusivo, consentendo di garantire la giustizia. Ha anche assicurato che la legge sul CSM sarà rivista al fine di preservare i diritti dei giudici”. Ha concluso la ministra Jaffel. Per comprendere quanto sta accadendo nella giovane Repubblica nordafricana, abbiamo raggiunto Hazem Ksouri, avvocato e fondatore dell’Associazione Tunisia Libera.

Avvocato, grazie innanzitutto per aver accettato questo invito. Cosa ne pensa della decisione di Kais Saïed di sciogliere il CSM? Si tratta di una mossa politica o c’è altro?
“La decisione del presidente tunisino di sciogliere il Consiglio superiore della magistratura rappresenta una decisione sovrana tunisina, dopo che questo organo non è stato in grado di adempiere alle sue funzioni. La decisione nei casi disciplinari di magistrati perseguiti per casi di terrorismo e corruzione finanziaria ha messo in ombra i casi pendenti nei tribunali, istanze aperte durante il decennio nero e rimaste sospese a causa del palese pregiudizio di questo Consiglio nei confronti dei partiti politici, in particolare Ennahda, movimento locale appartenente alla galassia della Fratellanza Musulmana, che da tempo ha tra le mani il fascicolo dei due martiri, Chokri Belaid e Mohamed Brahmi, nonché il fascicolo dell’attacco terroristico al Museo del Bardo in aggiunta a quello dell’espulsione, nascosti in palese violazione della Risoluzione 2178 dell’ONU concernente il sostegno allo sforzo internazionale per combattere il terrorismo, rivelare le parti implicate e assicurarle alla giustizia. Su tutto ciò, il CSM non si è mosso, e lo Stato tunisino ha dovuto decidere a favore della legge e rispettare i suoi impegni di fronte al mondo libero.”
La maggior parte dei tunisini difende le scelte del presidente Kais Saïed, come mai?
“Ennahdha è coinvolta in omicidi, fascicoli di terrorismo e corruzione su cui in questi anni è calato il silenzio giudiziario. Mi riferisco al fascicolo del prestito cinese, per esempio, al coinvolgimento di un cognato del capo del partito di Rashid Ghannouchi nel sequestro di questa somma e la sua manipolazione. Ecco queste procedure sono state svolte e la verità è stata sepolta a favore di Ennahda, così come accaduto per altri dossiers incluso l’apparato segreto del movimento dei Fratelli Musulmani in Tunisia o la comunicazione con i partiti terroristici in Libia.”

Come la Fratellanza Musulmana si è infiltrata all’interno della Magistratura tunisina?
“Il movimento di Ennahda ha lavorato per colpire il sistema giudiziario isolando molti giudici, considerati suoi oppositori. Questo è stato un messaggio al resto del gruppo sulla necessità di ascoltare ed obbedire. Le elezioni comunali sono state un messaggio speciale per gli interessati. In questo senso hanno sequestrato la magistratura e prodotto un consiglio affiliato ad Ennahda e obbediente ai suoi ordini. I Fratelli Musulmani adottano la teoria del dominio e dell’empowerment, e mettono le mani nell’apparato statale. Per questo esiste un movimento correttivo guidato dal presidente della Repubblica, Kais Saïed, che include la riforma della Magistratura così da porre fine all’egemonia dell’Islam politico. È sempre secondo questo progetto di salvataggio della Nazione, nato in risposta alla crescente richiesta del popolo tunisino, che il presidente ha congelato e sciolto il Parlamento al fine di attuare le riforme necessarie e ripristinare il prestigio della Nazione.”
Tuttavia alcuni Paesi come Stati Uniti, l’Unione Europea e le Nazioni Unite hanno condannato la scelta di Saïed di sciogliere il CMS, cosa ne pensa delle loro recenti dichiarazioni?
“La Comunità internazionale non deve dimenticare che il popolo tunisino è libero e sovrano, esso appoggia e va nella stessa direzione del suo presidente per correggere la rotta e ridare considerazione alle istituzioni, Magistratura compresa. Chiede che gli autori di reati di terrorismo e corruzione vengano perseguiti e non sfuggano più alla giustizia. Il nostro Paese è allineato ai principi e al diritto internazionale le cui fondamenta prevedono che la legge sia uguale per tutti.”

Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.