Tunisia, il popolo ha detto la sua parola: piazze a sostegno di Saïed, la nomina di un Primo Ministro donna convince i più scettici
Domenica 3 ottobre il popolo ha detto la sua parola in sostegno del proprio presidente della Repubblica Kais Saïed. Dopo che gli islamisti per due week end hanno cercato di portare in piazza i sostenitori di Ennahdha e della coalizione Al-Karama fallendo, ieri migliaia di persone sono scese in piazza a Tunisi, Sfax, Sousse, Monastir, Gafsa, Kasserine e Tataouine per ribadire pieno sostegno alle decisioni di Saïed e domandare nuovamente lo scioglimento dell’Assemblea Popolare, il Parlamento con sede al Bardo, congelato dallo scorso 25 luglio.
Nonostante le speculazioni dei media vicini alla Fratellanza, la nomina di Najla Bouden a Primo Ministro lo scorso 29 settembre da parte del presidente della Repubblica ha convinto anche i più scettici. Professoressa universitaria di geologia, laureata all’Ecole des Mines, a Parigi, Najla Bouden è stata incaricata dal presidente della Repubblica Kaïs Saïed di formare un nuovo governo dopo circa due mesi dal licenziamento di Hicham Mechichi. E ai recenti cambiamenti introdotti da Cartagine alla Costituzione che intendono trasformare la lenta macchina della burocrazia tunisina – caratterizzata da corruzione e malaffare – in una Repubblica presidenziale.
Dei diciannove primi ministri o capi di governo che la Tunisia ha conosciuto dal 1956, questa è la prima volta per una donna. Se questa carica è già stata affidata a delle donne in Africa, in almeno dieci Paesi (Senegal, Mali, Mozambico, São Tomé e Príncipe, Ruanda, Madagascar, Repubblica Centrafricana, Togo, Gabon, Namibia), Najla Bouden passerà alla storia come la prima donna alla guida di un Governo nel mondo arabo, riportando la Tunisia sulla strada di libertà ed emancipazione. Nel mondo musulmano, ricordiamo soltanto il precedente pakistano con Benazir Bhutto, che era stata primo ministro dal 1988 al 1990, poi dal 1993 al 1996. Esattamente come per il presidente Kais Saied, Najla Bouden era poco nota al grande pubblico.
Gli islamisti hanno ben capito che non c’è possibilità di tornare indietro e che il popolo tunisino li vede come i responsabili delle disastrose condizioni che stanno attraversando. È per questo che lo scorso 25 settembre, 113 membri di spicco del partito islamico Ennahdha si sono dimessi. Ufficialmente, per protestare contro la dirigenza, rappresentata da Rachid Ghannouchi, considerato incapace di creare un fronte unito contro Kais Saied. I funzionari che hanno annunciato le dimissioni hanno motivato la loro decisione affermando di non voler affrontare quello che hanno definito un “pericolo tirannico imminente”. Ghannouchi, a detta del gruppo, sarebbe responsabile dell’isolamento del partito e del deterioramento della situazione generale del Paese, quanto in realtà la sua unica colpa – secondo voci di corridoio – sarebbe quella di uscire da questo teatrino col bottino.
Nata nel 1958 a Dar Chaabane e geologa di formazione, Bouden ha trascorso gran parte della sua carriera presso il Ministero dell’Istruzione Superiore. Nonostante i leaders dei partiti di opposizione continuino a gridare al colpo di stato, il presidente – eletto due anni fa con oltre l’80% delle preferenze, correndo senza il sostegno di alcuna coalizione politica – continua a vantare un enorme sostegno popolare. Secondo l’ultimo sondaggio condotto da Emhrod Consulting, commissionato dai media locali Business News e Attessia tv, il 79% dei tunisini è soddisfatto delle scelte del capo dello Stato, anche se lo scorso mese a dichiararsi soddisfatti erano l’82%, un leggero calo dovuto forse alla mancanza di una chiara tabella di marcia, nonché al mancato arresto di politici e uomini d’affari nonostante il ritiro dell’immunità parlamentare e il cambio dei vertici al Ministero dell’Interno.
Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.