Tunisia e Italia: da 60 anni un sodalizio archeologico che guarda al futuro nel segno del Piano Matteiù
Un profondo e fruttuoso legame unisce Italia e Tunisia nel campo dell’archeologia, un partenariato che affonda le radici negli anni ’60 e che oggi, forte di quattordici missioni attive, si proietta verso il futuro con uno spirito di codirezione e crescita condivisa, in linea con i principi del Piano Mattei.
Le due giornate di studio dedicate alla cooperazione archeologica tra Tunisia e Italia, il 24 e 24 aprile 2025, presso la prestigiosa cornice del Museo nazionale del Bardo, a Tunisi, rappresentano “un’occasione preziosa per tracciare un bilancio di ben sessant’anni di proficua collaborazione e per delineare nuove, entusiasmanti prospettive future”. Ad affermarlo il direttore della Programmazione, cooperazione, la pubblicazione e la formazione dell’Istituto nazionale del patrimonio tunisino (Inp), Mounir Fantar, che interviene non solo per il suo ruolo istituzionale, “ma anche come ricercatore attivamente coinvolto in numerosi progetti bilaterali”.
Continua la scoperta di nuovi capitoli della nostra storia

“Ho l’onore di presentarmi insieme ai miei stimati colleghi italiani, con i quali condivido la codirezione di significative missioni archeologiche. Porteremo all’attenzione i risultati conseguiti a Cartagine, con nuove illuminanti scoperte sulla topografia funeraria della città punica. Presenteremo anche gli esiti delle nostre ricerche a Neapolis, che hanno portato alla straordinaria scoperta di una porzione urbana sommersa a seguito di un antico sisma avvenuto intorno alla metà del IV secolo”, aggiunge il noto esperto, figlio di uno dei massimi luminari dell’archeologia tunisina, M’hamed Hassine Fantar, apprezzato in tutto il mondo per le sue opere.
“Non mancheranno aggiornamenti sulle indagini condotte a Kerkouane, la suggestiva città punica situata nel Cap Bon, e sugli avanzamenti nel campo dell’antropologia legata ai contesti archeologici tunisini. Molteplici sono i contributi che desideriamo condividere, e la mia soddisfazione nel partecipare a questo fruttuoso scambio culturale e scientifico è davvero grande”, aggiunge il direttore.
Il valore della cooperazione archeologica
La codirezione dei progetti non è solo una formula amministrativa, ma si traduce in una reale sinergia intellettuale e operativa, dove le diverse sensibilità culturali e scientifiche si arricchiscono reciprocamente. La cooperazione archeologica tuniso-italiana, così improntata alla codirezione, alla corresponsabilità e alla complementarità, si configura come un esempio virtuoso di partenariato tra pari, pienamente in linea con la filosofia del Piano Mattei. Un modello che dimostra come la valorizzazione del patrimonio culturale possa diventare un potente strumento di dialogo, di crescita condivisa e di costruzione di un futuro di prosperità per entrambi i paesi.
“Ciò che celebriamo oggi va ben oltre un semplice anniversario. È la valorizzazione di un cammino comune, che collega passato, presente e futuro, e che si fonda su valori solidi: rispetto reciproco, fiducia, condivisione del sapere, e la volontà di valorizzare un’eredità che riflette la profondità dei legami tra i nostri due Paesi”, ha dichiarato l’ambasciatore Alessandro Prunas.
Dall’epopea punica fino ai contesti medievali
L’evento, in corso presso la prestigiosa cornice del Museo nazionale del Bardo di Tunisi, offre ai direttori delle missioni di scavo italo-tunisine l’opportunità di presentare al pubblico i progressi compiuti in importanti siti archeologici sparsi per il paese nordafricano, illustrando anche le scoperte e gli scavi in corso di realizzazione. Baccouche e Prunas hanno posto l’accento sui risultati di progetti di cooperazione di rilievo, come la collaborazione tra l’Inp e il Parco archeologico del Colosseo per la tutela e la valorizzazione del sito di El Jem. Come ha ricordato il direttore dell’Inp, Tarek Baccouche, questa collaborazione si fonda su un solido scambio di “competenze e conoscenze tra istituzioni, università e ricercatori italiani e tunisini, con un focus sulla ricerca, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio archeologico”.
Le attività spaziano dagli scavi in siti di epoca punica e romana, come Cartagine e Dougga, allo studio di contesti preistorici e medievali, contribuendo in modo significativo alla comprensione delle dinamiche storiche e culturali del Mediterraneo. L’impegno congiunto mira non solo alla scoperta di nuovi reperti, ma anche alla formazione di nuove generazioni di archeologi e alla promozione della consapevolezza del valore del patrimonio culturale condiviso.
Archeologia come spazio di connessione tra Italia e Tunisia
Fin dagli anni ’60, quando nacque la prima missione archeologica italo-tunisina, “l’archeologia è diventata un pilastro della partnership tra Italia e Tunisia. Ha permesso di costruire uno spazio fecondo di scambio, in cui si coniugano rigore scientifico, innovazione, cooperazione istituzionale e, soprattutto, arricchimento reciproco”, ha spiegato il diplomatico italiano.
“Oggi, con quattordici missioni attive, l’Italia è orgogliosa di essere il primo partner archeologico della Tunisia. Ma più ancora dei numeri, sono la qualità, la continuità e il radicamento umano e territoriale di questa cooperazione a costituirne la forza”, ha evidenziato l’ambasciatore, spiegando che la sua struttura si fonda sull’impegno congiunto dell’Istituto Nazionale del Patrimonio (Inp) e delle università e dei centri di ricerca italiani, su istituzioni consolidate come la Scuola Archeologica Italiana di Cartagine, nonché sulla creazione di sinergie sempre nuove”.

La professoressa Paola Ruggeri dell’Università di Sassari, ricercatrice ed insegnante di Storia romana ed epigrafia latina, ha confessato come la Tunisia sia divenuta la sua “casa professionale” da circa trent’anni.
Questo paese mi ha accolto con la sua bellezza e la sua semplicità. Attualmente il nostro lavoro si concentra a Thignica (Ain Tounga), nel governatorato di Beja, non lontano da Testour, che è il nostro punto di riferimento.
La sua missione si occupa “delle strutture che emergono dal terreno, ma le nostre ricerche hanno portato a numerose scoperte inedite”, precisa la ricercatrice, evidenziando che il “principale campo d’azione di questa missione, frutto della cooperazione tra Italia e Tunisia, è la cittadella bizantina, un sito di grande importanza che rientra in un sistema di fortificazioni lungo la via che da Tunisi conduceva, ad esempio, ad El Kef”. “La nostra fortezza – spiega Ruggeri – risale all’imperatore bizantino Giustino II, ma al di là di questa attribuzione, siamo riusciti a ricostruire molti aspetti della storia del sito grazie al confronto tra le fonti scritte e le testimonianze archeologiche”.
Il patrimonio culturale come motore di sviluppo
“Siamo sempre più chiamati a fare del patrimonio non solo un testimone del passato, ma anche un motore di sviluppo per il futuro. Ne ho colto tutta la portata durante la mia recente visita a Tataouine, dove ho partecipato, con il direttore Baccouche, all’inaugurazione del Ksar Ouled Soltane — gioiello del Sud tunisino, restaurato grazie all’impegno della cooperazione italiana nell’ambito del progetto Rinova -. Un programma che illustra in modo concreto come il patrimonio possa diventare una leva di rinnovamento economico, sociale e culturale”, ha ribadito l’ambasciatore italiano a Tunisi. L’archeologia infatti non guarda solo al passato. “Essa ravviva quel fondamento comune che condividiamo attorno al Mediterraneo. Trasmette conoscenze, forma competenze e, attraverso la valorizzazione dei siti come poli di attrazione turistica, genera un impatto reale sullo sviluppo locale”, spiega lo stesso Prunas.
Il sito di Thuburbo Majus

Antonella Coralini, una delle massime esperte italiane di archeologia sullo scenario globale, titolare di Archeologia e storia dell’arte romana presso l’Università di Bologna, rivela che “da tre anni siamo attivamente impegnati sul sito di Thuburbo Majus con missioni che cumulano almeno due mesi di presenza totale, coinvolgendo un’équipe paritaria composta da studiosi e studenti tunisini e italiani”, testimoniando una proficua collaborazione. “Tra i risultati ottenuti -aggiunge la professoressa Coralini – spicca l’avvio, in collaborazione con l’Inp, di un nuovo studio sulla Palestra dei Petroni, adiacente alle Terme d’Estate di Thuburbo Majus”.
Questo lavoro mira a fornire all’Istituto del patrimonio “un dossier fondamentale per un futuro restauro di questo monumento, un elemento di grande importanza nel panorama tunisino, se non unico nel suo genere”, prosegue l’archeologa.
“Questo spazio, collegato al secondo grande complesso termale della città, probabilmente svolgeva sia la funzione di palestra, simile al ginnasio greco, sia di luogo di riunione per diverse attività”. “Per chi volesse visitarci, saremo lieti di accogliervi sul sito nella seconda metà di maggio e nuovamente tra ottobre e novembre di quest’anno”, indica la docente dell’Università di Bologna che domani, insieme ai colleghi Lamia Ben Abid dell’Università della Manouba e Hamden Ben Romdhane dell’Inp, avrà il piacere di presentare al pubblico, sia agli specialisti che agli appassionati, “il lavoro che dal 2022 stiamo portando avanti sul sito di Thuburbo Majus, un luogo di grande rilevanza archeologica in Tunisia”.
Questo sito è al centro di un progetto trilaterale avviato nel 2022 che vede la collaborazione tra l’Università di Bologna, l’Inp e l’Università della Manouba. “L’obiettivo principale di questa sinergia è la conservazione e la valorizzazione del patrimonio; per questo motivo, le attività di scavo sul terreno sono state temporaneamente messe in secondo piano, a favore di una meticolosa esplorazione negli archivi e nei depositi”, spiega l’archeologa, sottolineando che “l’intento è rileggere con attenzione i risultati di scavi pregressi, spesso già pubblicati ma ancora ricchi di informazioni”.
Una mostra fotografica sulla vicinanza
Alla due giorni, seguirà la mostra fotografica “Daccordou. Aspetti e forme della presenza culturale italiana in Tunisia. Un racconto fotografico”, ospitata dal Museo nazionale del Bardo di Tunisi dal 25 aprile al 25 luglio 2025. Baccouche ha evidenziato come il titolo della mostra, “daccourdou” [dak.kurˈdu], termine di origine italiana ampiamente utilizzato nell’arabo tunisino, simboleggia la profonda e storica vicinanza culturale tra i due Paesi, testimoniata da numerose contaminazioni linguistiche. Quattro fotografi di fama internazionale – Claudio Gobbi, Tommaso Fiscaletti, Giovanna Silva e Souad Mani – hanno realizzato quattro distinte sessioni fotografiche in Tunisia, dando vita a quattro sezioni espositive che esplorano diversi aspetti della presenza culturale italiana nel Paese maghrebino, grazie al sostegno dell’Istituto italiano di cultura di Tunisi, dell’ambasciata d’Italia in Tunisia e dell’Inp.
La prima sezione è dedicata ai siti archeologici tunisini e alle missioni archeologiche congiunte italo-tunisine attive da oltre sessant’anni. Le altre sezioni si concentrano sulle architetture italiane di Tunisi del primo Novecento, sulla cooperazione commerciale tra Italia e Tunisia attraverso ritratti di persone che vivono e lavorano tra i due paesi, e sulla memoria della presenza italiana in Tunisia nella prima metà del XX secolo. Il progetto espositivo è curato da Filippo Maggia, esperto di fotografia contemporanea, che ha anche curato il catalogo edito da Silvana Editoriale. La mostra ha ricevuto il sostegno della Direzione generale creatività contemporanea del ministero italiano della Cultura (Mic) e la collaborazione di Bisazza Mosaico, Elleti Group, ong WeWorld, del Museo nazionale del Bardo ed Inp.
34° edizione del Mese del Patrimonio
Questi eventi si collocano all’interno della 34ma edizione del Mese del Patrimonio (18 aprile – 18 maggio), dedicato al tema “Patrimonio e arte, memoria della civiltà”. La scelta del sito di Kerkouane, Patrimonio Mondiale dal 1986, per il lancio ufficiale del Mese del Patrimonio di quest’anno mira a valorizzare la ricchezza archeologica e storica della Tunisia attraverso approcci artistici creativi e innovativi.
Come ha dichiarato la ministra degli Affari culturali, in occasione della presentazione del mese, l’iniziativa è anche un invito a visitare questi luoghi di storia e di memoria, a sviluppare attività culturali, artistiche ed economiche attorno ad essi e a promuoverne la visibilità a livello nazionale e internazionale. In quest’ottica, l’edizione 2025 si è aperta con uno spettacolo teatrale intitolato “La Dama di Kerkouane”, che ha fuso teatro, musica, danza e canto in lingua punica. Questa creazione immersiva, supportata da tecnologie digitali ed effetti di luce, ha offerto una rilettura sensoriale della vita quotidiana degli abitanti della città punica, ripercorrendo al contempo gli sconvolgimenti storici subiti nel corso dei secoli.

Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.