Trump si ammorbidisce verso la Russia: parziale ritiro di truppe USA dall’Europa e niente pressioni su Pechino
Il presidente Donald Trump ha di nuovo modificato toni, parole e postura riguardo al sostegno americano verso l’Ucraina. Negli ultimi giorni si è fatto più morbido, meno perentorio, sostanzialmente poco disposto ad aiutare Kiev nel portare i russi alla tregua e poi al tavolo dei negoziati. E per l’ennesima volta gli alleati europei rimangono spiazzati.
Incertezza e imprevedibilità di Trump
Da un lato, l’amministrazione americana non hai mai smesso di dirsi impegnata a perseguire “la pace mediante la forza”, puntando a progetti di riarmo e a dimostrazioni di potenza militare. Ma tale politica estera ha perso via via un carattere strategico per ridursi a reazioni nell’immediato e a uscite che paiono improvvisate. E soprattutto imprevedibili da parte degli alleati, che ora si chiedono quale sarà la prossima versione della Casa Bianca nel suo rapporto con l’Ucraina.
Il diplomatico statunitense Richard Haass, presidente emerito del Council on Foreign Relations, teme che la mutevolezza trumpiana abbia danneggiato il tessuto connettivo dell’Alleanza Atlantica. I legami transatlantici sono diventati più sottili di prima. Non si sono spezzati, ma sono di gran lunga meno solidi. Secondo lui questa incertezza è veleno per le relazioni con gli alleati europei, le quali invece si basano sulla certezza. Come effetto collaterale si svilisce la deterrenza contro la Russia, indotta a credere che Washington abbandonerà l’Europa nel momento del bisogno. D’altro canto, spiega Haass, c’è anche un lato positivo: in questo modo la Casa Bianca ha costretto i membri europei dell’Alleanza ad aumentare molto la quota di PIL destinata alle spese militari e a rafforzare il proprio impegno militare nell’eventualità di doversi difendere senza la copertura statunitense.
Niente pressioni su Pechino
Chi vede il buono in questa vicenda fa poi notare come Trump abbia rinunciato all’incontro di Budapest con Putin a perché sarebbe stata “una perdita di tempo”, dal momento che secondo il presidente americano alle cordiali e propositive telefonate fra Casa Bianca e Cremlino Putin non farebbe mai seguire uno stop alle ostilità. Trump inoltre ha ordinato sanzioni a due importanti compagnie petrolifere russe, la Lukoil e la Rosneft, due pilastri dell’economia russa e della sua influenza nel mondo. L’intento è dichiaratamente quello di rallentare la macchina da guerra di Mosca. E aveva anche fatto forti pressioni sull’India affinché smettesse di acquistare il petrolio russo. Ma proprio la scorsa settimana ha frenato bruscamente su questa via di sanzioni energetiche contro Mosca. Infatti al vertice col presidente cinese Xi Jinping ha evitato di toccare l’argomento del petrolio e non chiesto a Pechino di bloccare le importazioni di energia russa.
Niente missili a lungo raggio
Il cambio di tono era cominciato a metà ottobre, quando Zelensky era andato alla Casa Bianca con la sua delegazione dotata di mappe militari e tante buone intenzioni per convincere gli USA ad armarlo alla grande per sconfiggere definitivamente i russi. Possibilmente facendosi dare i missili Tomahawk. E invece è rimasto deluso: Trump lo ha mandato via a mani vuote, pur senza escludere in linea di principio una futura fornitura dei missili a lungo raggio. Il presidente ha motivato la decisione dicendo che non ve ne sono abbastanza negli arsenali per le stesse esigenze americane. E senza contare che agli ucraini servirebbero anche le piattaforme di lancio adatte, di cui sono sostanzialmente privi. Dopo aver fatto l’inventario, qualche giorno fa il Pentagono ha detto che ci sono abbastanza Tomahawk per tutti e che dunque Trump li può dare a Zelensky. La decisione finale spetta quindi a lui.
Ritiro parziale delle truppe
Ed ecco un’altra svolta distensiva della Casa Bianca nei confronti della Russia, parecchio irritante per i falchi europei: l’annuncio della settimana scorsa sul ritiro parziale delle forze americane attualmente di stanza in Romania. Per quanto Trump minimizzi la faccenda come “non molto significativa, non una gran cosa”, i filo-ucraini sono preoccupati. È in atto infatti un processo di ricalibratura della presenza militare americana nel mondo al fine di “assicurare una posizione bilanciata di forza”, come dichiarato dall’esercito a proposito della strategia del segretario alla Difesa Pete Hegseth. Quelle truppe si sposteranno quindi dal fianco orientale della NATO all’America Latina o anche alla difesa interna degli USA stessi. “Non è un ritiro né un segnale di impegno diminuito verso la NATO o verso l’articolo 5”, sottolineano i vertici militari. Invece si tratta di “un segnale positivo dell’aumentata capacità e responsabilità dell’Europa”.
Anche il Ministero della Difesa romeno specifica che la diminuzione dei militari dipende soltanto dalle nuove priorità dell’amministrazione americana. I soldati richiamati indietro sono quelli ora dislocati nella base aerea Mihail Kogalniceanu, nei pressi del Mar Nero, quasi dirimpetto alla Crimea. Bisogna comunque ricordare che oggi, nel 2025, Washington tiene sul Vecchio Continente più truppe che nel 2021.

Libero pensatore. Ha seguito percorsi di studio umanistici per poi dedicarsi all’approfondimento della politica italiana sia dal punto di vista sia antropologico sia di costume. Ha operato come spin doctor

