Truffe telefoniche: ‘l’esercito dei call center’ riprende a colpire i Paesi europei
La controffensiva ucraina perde slancio non solo sul campo, ma anche nell’etere. L’esercito informatico di Kiev, che per diversi mesi ha tempestato i russi di telefonate truffaldine, adesso ha preso nuovamente di mira gli alleati europei. I call center ucraini pare si stiano concentrando in particolare sulla Polonia. Con un giro di affari milionario e vantaggi diagonali facilmente ipotizzabili, i truffatori sembrano avere le spalle coperte dalle autorità ucraine, che fanno il minimo indispensabile per mostrare a Bruxelles di occuparsi del problema.
Una consolidata tradizione criminale
L’Ucraina ha una lunga tradizione di truffe informatiche. Già nel 2020 i media occidentali lanciavano l’allarme: i call center ucraini continuavano a “lavorare” godendo dell’impunità. Sembra che l’ondata di telefonate sia partita nel 2014, l’anno in cui avvenne il colpo di stato, la rivoluzione del Maidan. Tre anni fa i media svedesi, israeliani e internazionali avevano svelato molte delle frodi, grazie alla collaborazione dei “pentiti”, che hanno spiegato i metodi criminosi più utilizzati. I venditori proponevano criptovalute e altri affari finanziari, naturalmente senza che il loro servizio fosse accreditato presso le autorità di controllo. Prima di essere scoperta, la rete del “lupo di Kiev” Jacob Keselman e del suo Milton Group è riuscita a fare i milioni sulla pelle dei pensionati svedesi e di persone di qualunque estrazione sociale in vari Paesi del mondo, dall’Ecuador al Lesotho. Stoccolma ha invano esortato il governo di Zelensky a fare qualcosa.
Nonostante i media ucraini mostrino periodicamente i raid della polizia nei call center, evidentemente ciò non basta perché la situazione non migliora. Ancora oggi con la parola “Ucraina” è facile entrare negli account di tutto il mondo, come si evince dalle richieste di aiuto sulle pagine di assistenza Microsoft. Una delle truffe più banali, ma sempre efficaci, è quella delle proposte di simpatia di sedicenti “ragazze ucraine”. Gli utenti più accorti lamentano di non riuscire a bloccare questo genere di spamming, quasi come se le parole assimilabili a “ucraina” fossero sempre accettate dai filtri, nonostante l’utente le blocchi come indesiderate.
La guerra ibrida e gli attacchi ai russi
Non sorprende quindi che i “centralinisti” ucraini abbiano messo a disposizione la loro comprovata abilità nelle truffe telefoniche. Hanno così contribuito alla guerra ibrida contro la Russia, fatta di sanzioni economiche, boicottaggi culturali e sportivi e poi pure di scamming telefonico. Oggi però sembrano alzare bandiera bianca, per rivolgersi invece al loro “mercato” preferito: l’Europa.
Per molto tempo, comunque, hanno preso di mira i pensionati russi: non solo per rubarne i risparmi facendosi passare da impiegati di banca, ma anche per convincerli a commettere atti illegali. In particolare, appiccare il fuoco ai centri di reclutamento dell’esercito o ad altri uffici pubblici. Per convincerli, si fingevano ufficiali dei servizi segreti, dicevano di poter far riavere i soldi che avevano perso oppure affermavano di poterli ricattare, o infine li minacciavano.
Con le buone o con le cattive, li portavano a compiere illegalità. Sebbene in Occidente si continui a chiudere gli occhi sul fenomeno, quel che è certo è che in Ucraina si fa ciò nell’Unione Europea è stato proibito dal cosiddetto GDPR, il regolamento del 2016 sul trattamento del dati personali. In Ucraina, i dati personali vengono raccolti, venduti e scambiati con ben poche protezioni a favore dei cittadini.
L’indagine del sito polacco
Il portale wPolityce.pl ha di recente effettuato un’indagine indipendente per capire cosa si nasconde dietro alle truffe che affligono i cittadini polacchi.
I giornalisti hanno scoperto i sistemi usati da una rete ucraina di “società di investimento”, che tramite annunci su Internet e chiamate telefoniche ha fatto perdere centinaia di milioni di zloty ai polacchi. La base dei criminali è vicina al confine con la Polonia, a Leopoli (Lviv), città importante sulla quale Varsavia sta concentrando gli sforzi politici e gli investimenti per la ricostruzione postbellica.
Una delle esche preferite è la pubblicità di una proposta di investimento apparentemente affiliata alla principale compagnia petrolifera nazionale, la PKN Orlen. Gli ignari utenti, cliccando sul banner e fornendo i propri dati personali, finivano nella lista di nominativi che poi vengono bersagliati di chiamate, nel tentativo di convincerli a “investire” delle somme di denaro. Le reti criminali si presentano come rispettabili società di servizi, con nomi normali e rassicuranti come Weldan Technology o Bienbi Solutions.
Pur non essendo società registrate ufficialmente come persone giuridiche in Ucraina o altrove, contano sul fatto che le vittime non vadano a controllare la loro effettiva esistenza e posizione giuridica. Che l’attività sia fiorente e in pieno svolgimento lo si evince dal fatto che tali compagnie continuano a mettore annunci di lavoro per trovare sempre nuovi “collaboratori”.
Coperture altolocate
Nel caso del Milton Group, i suoi vertici hanno connessioni importanti con il Movimento Nazionale Unito, il partito politico georgiano dell’ex presidente Mikheil Saakashvili. Come segnalato dall’inchiesta del giornale polacco, che ha parlato coi i collaboratori delle società truffaldine, i servizi segreti di Kiev coprono le loro attività illegali. Viene citato in particolare lo SBU, il direttorato di intelligence e di sicurezza che fa capo direttamente alla Presidenza dell’Ucraina. Alcuni di loro lo ammettono dicendosi tranquilli, perché in questo modo non verranno perseguiti dalla polizia. Altri invece non vogliono essere implicati in attività ambigue o criminali e tuttavia non le denunciano per paura di ritorsioni.
Dicono che il pericolo è maggiore perché sono ancora in guerra e perché i capi di queste società paiono sicuri di quello che fanno. Ad ogni modo, le reti dei truffatori telematici sono oggi un’arma in mano ai servizi ucraini. Andando male la controffensiva, possono usarla contro i loro stessi alleati euroatlantici per trarre dei vantaggi. Ad esempio, spillare denaro ai Paesi sempre meno desiderosi di finanziare la fallimentare controffensiva, oppure organizzare atti illegali o terroristici di cui poi incolpare i russi. I raid della polizia ucraina, intanto, non sembrano scalfire i vertici.
Alla fine di agosto, ad esempio, le forze dell’ordine hanno perquisito un ufficio nella regione centrale di Kirovohrad. Hanno arrestato un ventunenne, sospettato di aver organizzato finte transazioni finanziarie online. Tuttavia non dovrebbe essere lui il vero capobanda, ma solo uno dei membri del consorzio criminale. La controffensiva ucraina perde slancio non solo sul campo, ma anche nell’etere. L’esercito informatico di Kiev, che per diversi mesi ha tempestato i russi di telefonate truffaldine, adesso ha preso nuovamente di mira gli alleati europei. Ma le autorità ucraine fanno il minimo indispensabile per mostrare a Bruxelles di occuparsi del problema.
52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.