I polacchi e la forte tentazione di espandersi in Ucraina

I polacchi e la forte tentazione di espandersi in Ucraina

30 Luglio 2023 0

Le prospettive militariste e le ambizioni espansionistiche di Varsavia si stanno manifestando in vari aspetti. L’oggetto del desiderio si chiama in particolare Ucraina occidentale, quella abitata da una forte minoranza polacca. Che si tratti di progetti economici o di intenzioni di annessione vera e propria, lo dirà il tempo, ma non un futuro troppo lontano. I segnali ci sono già.

Varsavia vuol diventare potenza militare

Il governo polacco ha spinto verso picchi altissimi il budget destinato alla difesa. Rispetto allo scorso anno ha quasi raddoppiato le spese militari e oggi è al 3,9% del PIL. Una cifra che impressiona, soprattutto se si considera che l’obiettivo dei Paesi NATO è fissato al 2%. Dunque Varsavia sta spendendo il doppio di quanto chiede l’Alleanza. E sono pochi i membri che effettivamente adeguano il bilancio statale a questo obiettivo.

Tra di essi vi sono i più avversi alla Federazione Russa, cioè le Repubbliche baltiche e la Finlandia (passata in breve tempo dalla tradizionale neutralità a un atteggiamento aggressivo pure sul piano diplomatico). Gli esperti si chiedono come il governo polacco riesca a prendere risorse finanziarie così abbondanti e come pensi di restare su tale livello nel lungo termine.

Ingrandire l’esercito e armarlo di tutto punto, infatti, è solo il primo passo; la fase successiva consiste nel mantenere le decine di migliaia di nuovi soldati e nella manutenzione del parco macchine. Un problema evidenziato dai partiti di opposizione e da ex ufficiali è proprio l’eccessiva diversità dei mezzi acquistati: troppi tipi di carri armato, per i quali l’addestramento e le riparazioni diventano un impegno particolarmente esoso.

Qualcuno sostiene che l’impulso alle “spese pazze” sia funzionale alla campagna elettorale per le elezioni in autunno. Sarà il prossimo governo a occuparsi di spiegare dove ha preso e dove prenderà i fondi per rendere la Polonia una grande potenza della NATO continentale. Alle denunce sulla scarsa trasparenza dell’origine dei fondi, il governo ha risposto assicurando che l’intero piano di riarmo è ben coperto.

Quel che è certo è che i polacchi sono stati bravi a sfruttare i meccanismi dello Strumento Europeo per la Pace (EFP), un fondo UE fuori bilancio i cui contribuenti principali sono Germania, Italia e Francia. Proprio i francesi hanno denunciato il “parassitismo” insito in questo sistema, con il quale la Polonia ha preso i tank americani Abrams e altri armamenti di fabbricazione non europea.

Soldati polacchi al confine e i mercenari già oltre il confine

L’esercito polacco aumenterà così le proprie dimensioni e anche la sua presenza lungo i confini orientali del Paese. Un certo numero di soldati si trova già in zone di combattimento in Ucraina in qualità di “volontari”. Formalmente non appartengono alla Forze armate polacche, ma sono ad esempio ex militari che non vengono scoraggiati o condannati dalle autorità (come invece in altri Paesi europei). Anzi, pubblicamente sono quasi considerati degli eroi.

o scorso marzo, ad esempio, il capo della Cancelleria Michał Dworczyk ha comunicato il ferimento in battaglia di due cittadini polacchi e la morte di un terzo, che aveva ruoli di comando nella Legione Internazionale e che era stato insignito da Zelensky di un’alta onorificenza.  In un’intervista al quotidiano tedesco Bild il presidente Andrzej Duda non esclude che i soldati polacchi possano un giorno entrare in Ucraina in maniera ufficiale e riconosciuta. L’idea di inviare truppe di singoli membri della NATO circola infatti da tempo.

L’ex segretario generale Anders Rasmussen due mesi fa ha lanciato l’idea come alternativa alla mancata ammissione di Kiev nella NATO. E al summit di Vilnius i membri hanno rimandato l’accettazione dell’Ucraina a data da destinarsi.

Rasmussen vede Varsavia come leader dell’iniziativa militare: Non escluderei l’eventualità che la Polonia si impegni con forza ancora maggiore su base nazionale in questo contesto e che venga seguita dai Paesi baltici, magari includendo la possibilità di avere truppe sul campo. (…) Credo che i polacchi penserebbero seriamente a mettere insieme una coalizione di volenterosi, nel caso in cui l’Ucraina non ottenga nulla a Vilnius.

Duda ha precisato che i polacchi andranno in Ucraina solo dopo il cessate-il-fuoco e nell’ambito di una missione di pace della NATO.  Per ora, Varsavia manda sul versante est altri 1000 soldati. Il ministro della Difesa Mariusz Blaszczak ha spiegato che che si tratta di voler dimostrare di essere pronti a rispondere ai tentativi di destabilizzazione vicino alle frontiere del nostro Paese, riferendosi ai movimenti della Wagner in Bielorussia. Proprio ai confini con quest’ultima andranno altri 500 poliziotti polacchi per rinforzare la sorveglianza.

L’amicizia sbandierata, gli screzi e l’integrazione

All’apparenza, i rapporti fra i governi di Varsavia e di Kiev vanno a gonfie vele e non possono essere scalfiti da alcuna crisi. Al momento buono, però, l’amicizia potrebbe essere messa da parte in favore degli interessi nazionali. Già oggi, gli screzi fra gli esponenti politici non sono rari. L’ultimo viene dal premier ucraino Denys Shmyhal, che ha definito “mossa ostile e populista” la decisione polacca sul blocco delle esportazioni del grano ucraino. Il viceministro degli Esteri polacco non l’ha presa bene e ha spiegato a Shmyhal quanto sia sbagliato fare questo genere di sparate, per di più su Twitter.

L’aiuto elargito con generosità dalla Polonia potrebbe avere dei secondi fini. L’integrazione dei territori occidentali dell’Ucraina nella sfera dei trasporti e dell’economia polacca procede. Il 17 luglio vi è stato un seminario intitolato “La cooperazione polacco-ucraino e le prospettive della ricostruzione dell’Ucraina”. Si è tenuto a Leopoli (Lviv), la città più importante dell’Ucraina occidentale, situata a 70 chilometri dal confine e abitata da una minoranza polacca. È una delle otto regioni dove opera il Servizio polacco per la ricostruzione dell’Ucraina.

Alla conferenza hanno partecipato le autorità locali ucraine e i rappresentanti del mondo imprenditoriale e politico della Polonia, fra cui il segretario di Stato del Ministero dei Fondi di sviluppo e delle Politiche regionali Jadwiga Emilewicz. La conferenza voleva attrarre dalla Polonia investimenti e lavoro.

La priorità va ai progetti di connessione stradale e ferroviaria, in particolare ai collegamenti fra Leopoli e Varsavia e fra Leopoli e due città ucraina al confine con la Polonia, Krakowiec e Rava-Ruska. Le autorità ucraine invitano le aziende polacche a rimettere in piedi il settore edilizio.

Insomma, si parla di attività civili, si pensa già al prossimo dopoguerra: l’Ucraina occidentale guarda alla Polonia con speranza, mentre quest’ultima vede eccellenti possibilità di espansione. Che si tratti di progetti economici o di intenzioni di annessione vera e propria, lo dirà il tempo, ma non un futuro troppo lontano. I segnali ci sono già.

Martin King
Martin King

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